Niente vie di mezzo: i capelli, quest’autunno, scelgono gli estremi. La riga laterale per inneggiare al rigore o, al contrario, l’evoluzione selvaggia del brit-pop

Rigore anni Trenta e deriva egocentrica, che spinge al grunge: questi sono gli stili hair al maschile della stagione. Da scegliere in base al look: rigoroso e geometrico o più spensierato e dandy. Se infatti il ritorno alla disciplina si traduce in tagli dai volumi ben delineati, con risultati che suggeriscono pulizia ed estrema sofisticazione, altrove le passerelle indicano una tendenza alla naturalezza e alla disinvoltura, con esiti dal mosso al francamente spettinato. Via libera dunque, da un lato, a teste sagomate, appiattite e segnate da una riga laterale, dalla corposità più o meno gonfia ma curatissima. 

ancora, capelli tirati a lucido, che scoprono la nuca e le orecchie, dall’effetto impeccabile e seducente. Una voglia di rigore e compostezza che non sconfina nella crudezza militare e che semmai rispolvera la brillantina nelle occasioni speciali. Salvo in alcuni casi concedersi l’inatteso: un disordine invocato, una ciocca fuori posto che sparigli lo schema e sappia renderlo meno lezioso.

Perché se, al contrario, calcolo e artificio devono essere, allora è meglio osare fino in fondo. Strizzando l’occhio al prototipo dell’elegantone impomatato, con il ciuffo che s’arriccia in un’onda tirabaci e l’attitudine da gentiluomo che sconfina nelle maniere del dandy. L’altra possibilità riscopre nelle chiome il piacere del finto trasandato. Non l’untuosa perfezione del damerino, ma la libertà (vigilata) di capelli al naturale. Caschetti di una generazione post-brit, con frange scarmigliate, ma solo quanto basta per evocare nella gioventù più irrequieta e dirompente una malcelata rispettabilità. Un ossimoro, con lunghezze variabili che possono accentuarsi accrescendone il romanticismo e la morbidezza adolescenziale; o modularsi in cadute laterali asimmetriche, lisce e ondulate, se vogliono suonare un po’ più neogrunge. Si fa presto a salutare i Beatles per Kurt Cobain.