Si chiama Larry Rudolph ed è l’uomo che cambia pelle alle star

‘Chiamatemi Larry Rudolph, lui sa come si trasforma un’icona di Disney in una ragazza molto cattiva’. Dev’essere andata così. Un giorno, smessi i panni della diva per adolescenti nota come Hannah Montana, la giovane Miley si è vista nel mezzo del nulla.

Il pop music business a nove zeri funziona così: o viaggi al massimo oppure scivoli nell’oblio. In fretta e senza seconde chance. Ma, per chi può permetterselo, c’è Mister ‘Solving Problem’, all’anagrafe Larry Rudolph, cinquant’anni e una brillante carriera da avvocato nell’entertainment a stelle e strisce. Nel suo curriculum ci sono la produzione di un film, Crossroads e due reality: Nick and Jessica, e There and Back e collaborazioni con Justin Timberlake e Backstreet Boys. 

Il personal manager che resuscita le carriere‘ dicono di lui a Hollywood. 

Il suo capolavoro si chiama Britney Spears. Nel 2001 la prese per mano e in una manciata di settimane la paffutella baby star della White America cambiò pelle. L’immagine da collegiale della porta accanto svanì. Al suo posto, una ‘sexy kitten’ spregiudicata e disinibita. Tanto da finire poco dopo in un rehab, ma questa è un’altra parte della storia. 

Miley che ancheggia seminuda sul palco di Mtv, che si sccende uno spinello in scena ad Amsterdam e che mostra la lingua affilata in ogni scatto è il risultato di un’operazione marketing ribattezzata dai media americani The Sexualization of Miley

‘L’evoluzione di Miley è totalmente naturale, nulla di pianificato’ ripete Rudolph seguendo un antico copione che prevede due balzi in avanti e uno indietro. Ma dichiarazioni strategiche a parte, trasformare Hannah Montana in una sexy diva non dev’essere stata una passeggiata. Troppa concorrenza e molto agguerrita. Il versante solare, ironico e scanzonato della pop music è appannaggio di Katy Perry. Sul fronte ‘kinky sex – fetish look’ non c’è competizione. Quello è territorio esclusivo di Rihanna. E poi c’è Lady Gaga, onnivora e onnipresente. La diva di Artpop spazia dalla trasgressione all’arte, dal femminismo all’erotsmo senza tralasciare qualche battaglia per i diritti civili. 

Quindi? Restava un solo stretto corridoio: giocare il jolly e cioè riproporre in chiave sessuamente esplicita il cliche della ‘good girl gone bad’. Nuda, seminuda, quasi nuda. Un bombardamento a base di centimetri di pelle scoperta con qualche dichiarazione hot qua e là. Poteva essere un flop, invece ha funzionato. Per quanto? Non si sa. Ma se il termometro della popolarità dovesse raffreddarsi, adesso Miley sa a chi telefonare.