Playboy con Kate Moss? Ma Marilyn non ha rivali

Playboy con Kate Moss? Ma Marilyn non ha rivali

di Santi Urso

Perché, senza nulla togliere alla splendida quarantenne, per noi la leggenda resta la bellissima Monroe

Sapete com’è l’aspettativa: immaginosa, credula, sicura, e, alla prova schizzinosa. Se ti aspetti che i capelli siano d’oro, la pelle di rosa e gli occhi uno più bello dell’altro, si finisce con l’arricciare il naso, alzare le spalle e dire: ‘Tutto qua? Pensavo meglio. Come lei, e meglio, ce n’è dappertutto’. No, questa non è un’opinione su Kate Moss, spalmata su Playboy per il numero che festeggia i 60 anni, questo è il finale dei Promessi sposi, dedicato alla bellezza di Lucia Mondella, giudicata dai compaesani. Eppure suona così attuale.

Il tempo s’è fermato. È un apprezzamento gradito da qualsiasi persona âgée, anche quando è dettato soltanto dal bon ton. Per meritarselo, molte provano davvero a fermarlo, il tempo, affidando l’opera di madre natura al “ritocchino”, che poi finisce con l’essere regolare tagliando. E questa operazione accomuna Kate e Playboy, 100 anni in due. Per tutt’e due l’orologio s’è fermato. Kate è uguale a un qualunque suo ritratto del 1992, quando guadagnava copertine con queste descrizioni: ’16 anni, baby-top model della scena fashion, 1 metro e 73, occhi nocciola, capelli strawberry blond, bellezza assolutamente disarmante, un’aria perennemente imbronciata, e un corpo acerbo ma già superfemminile’.

Playboy è rimasto fissato nella fantasia per quella prima copertina, del dicembre 1953, dalla quale esplodeva, in bianco e nero, il saluto di Marilyn. Bellissima e senza rivali, la Monroe, unica e inimitabile la Moss: la titanica sfida di Hugh Hefner è di stabilire un ponte tra le due icone. La buona educazione e il clima festoso di anniversario e compleanno (40 anni il 16 gennaio, per Kate) impongono di applaudire. Ma sarà difficile tenere a freno le malelingue. A cominciare da quella posa accucciata, con il batuffolo sul culetto, che non è da coniglietto ma da gallina, con trent’anni di ritardo sulle ragazze coccodè e molti di più sulle ragazze tavolino e attaccapanni di Allen Jones. E anche se Kate poi si aderge, si stende, si offre e si ritrae con indubbia scorticata sensualità, la sensazione è che abbia davanti una impetuosa corrente da risalire, frequentata da figure leggendarie . Poche, in 60 anni, ma invincibili.

Se le mettiamo in fila, a cominciare da Marilyn Monroe e il suo morbido pancino affamato (la mirabile scultura del costato era dovuta al digiuno: un panino in due giorni), proseguendo con Pamela Anderson (abbonata alle copertine), Donna Michelle (Playmate dell’Anno 1965, un corpo che il poeta Charles Baudelaire avrebbe potuto cantare nei Fiori del male), Bettie Page (come pin up l’unica vera rivale di Marilyn), Kimberley Conrad (bella, Playmate 1989, ma raccomandata: era moglie di Hefner), troviamo nella gallery, a far da damigelle, Anita Ekberg, Jayne Mansfield, Ursula Andress, Bo Derek, Linda Evans, e poi Brigitte Nielsen, Stephanie Seymour, Angie Everhart, e anche Madonna (capezzoli a sassolino, senza areola, come Kate). Sono 14, come gli anni di questo secolo. E Kate Moss è la quindicesima.

Per farle posto devono farsi da parte Barbi Benton, Dorothy Stratten (Playmate 1980, uccisa nello stesso anno dal marito geloso), Cindy Crawford, e stiamo parlando solo dell’edizione originale. Per quella italiana, che ha debuttato il 3 novembre 1972, ci sono Ornella Muti, Edwige Fenech e, ai giorni nostri, Belen Rodriguez, l’unica schiena che regge il confronto con quella di Marilyn. Benvenuta, allora, in questa schiera, Kate Moss, purché abbia l’umiltà di ammettere che la leggenda è Marilyn : lei è un trionfante, e rispettabilissimo, brand, come la rivista per cui si spoglia, appunto. E avrà vita lunghissima: questo è sicuro, per via di quel che si è detto all’inizio. La bellezza di Kate Moss e di qualsiasi bellezza di Playboy è scolpita dal ritocco (fotografico). Adoriamo Marilyn, ma non dimentichiamo che anche per lei si usava il photoshop, quando ancora neppur lui sapeva di chiamarsi così.

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