Gli scatti che hanno cambiato il modo di parlare di moda. In mostra

Quando pubblicò il suo primo servizio su British Vogue, il mondo della moda rimase sconvolto. Era il 1971 e per la prima volta le modelle immortalate dagli obbiettivi di Arthur Elgort erano poco truccate, libere di muoversi come volevano, riprese sotto luci naturali e colte dallo sguardo di chi, normalmente, racconta il mondo attraverso i reportage.

Una ventata di aria fresca e quella sensazione di apertura al possibile che le nuove buone idee si portano dietro, scompigliò le pagine delle riviste fashion. Perché quella di Elgort era una dichiarazione d’intenti: la moda è un gioco bellissimo, elegantissimo e altamente fotogenico. Capace però di narrare la storia della propria epoca.

E come in una favola tutto il mondo cambiò… Accolto con molto favore dall’industria del fashion, Elgort stabilì le nuove regole di ingaggio per il fotografo, e gli spazi aperti (strade, piscine, spiagge, per esempio) insieme alla naturalezza espressa dai suoi soggetti divennero le nuove cifre dello shooting. All’insegna della spontaneità, probabilmente, come ha detto l’autore stesso, influenzata dalle passioni di una vita: musica, danza e in particolare il jazz.

Alcune delle mie migliori immagini le ho riprese quando non stavo “lavorando”: le modelle che si stavano preparando, la gente nelle strade. Fugaci momenti fra le riprese. Quando, cioè, si può catturare la gente come davvero è e vedere cosa si cela nelle persone. In quei momenti veri non si può imbrogliare.

Così aveva dichiarato il fotografo. Ed è esattamente quanto si può vedere alla mostra Arthur Elgort: The Big Picture che raccoglie cinque decadi del suo lavoro, tra cui gli scatti di giovani donne che sarebbero poi diventate la prima generazione di supermodelle: Naomi Campbell, Kate Moss, Christy Turlington, Patti Hansen, Iman, Linda Evangelista e Karlie Kloss.

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Arthur Elgort: The Big Picture

Galleria Carla Sozzani, Milano

dal 6 febbraio al 6 aprile 2015