Mezzo secolo di moda, marketing e costume di un oggetto cult

Che cos’è il Calendario Pirelli? Può sembrare strano, ma a pochi giorni dal lancio dell’edizione 2014 firmata da Patrick Demarchelier e Peter Lindberg, quella che segna i 50 anni dalla prima tiratura, è ancora difficile dare una (sola) risposta a questa domanda.

Il Pirelli è un calendario, certo. Ma un calendario che ha cambiato funzione e non segna più mesi e giorni, quanto l’estetica, anzi le estetiche dell’ultimo mezzo secolo. È anche un compendio della fotografia d’autore, sicuro. Tuttavia nel mondo della moda molti lo considerano una sorta di premio Oscar del clic, un riconoscimento alla carriera assegnato (quasi) solo a giganti della reflex come Richard Avedon, Annie Leibovitz e Herb Ritts, per fare solo i nomi più noti.

Ma il Calendario Pirelli è, ed è stato, anche tante altre cose: il trampolino di lancio di una generazione di supermodelle, come Naomi Campbell che esordì sulle sue pagine a soli 16 anni, nell’edizione del 1987 firmata da Terence Donovan. Ancora: il Pirelli è stato a lungo un feticcio erotico quasi sovversivo in anni in cui stampare un seno nudo, se non un reato, era considerato almeno un’azione moralmente discutibile. Ma è anche un oggetto da collezione, le cui tirature limitate (negli anni Sessanta pare se ne stampassero quattromila all’anno, oggi si parla di una cifra attorno alle 20 mila copie, assolutamente non in vendita) ne hanno aumentato il valore anno dopo anno.

Il Calendario Pirelli, infine, è un’incredibile operazione di marketing che ha rivestito di una patina glam quella che fino agli anni sessanta era «solo» una grande azienda di pneumatici, traghettando un marchio da camionisti nell’empireo del fashion system.

Nonostante le 43, diversissime edizioni – il Pirelli non è stato editato nel 1967 e negli anni che vanno dal 1975, in piena crisi petrolifera, quando fu accantonato per questioni di budget, al 1984, quando fu «riesumato» dal boom economico italiano – per molti sociologi e fashionisti è uno dei pochi status symbol ad aver attraversato l’età contemporanea, forse in virtù del fatto di non avere un vero competitor nell’Olimpo del cool. Insomma, per «The Cal», come viene chiamato in quei paesi anglosassoni cui deve i natali (ebbene sì, l’idea originale è della Pirelli Uk) e gran parte del proprio successo, l’edizione del 2014 è di quelle che fanno da spartiacque. Come una matura star hollywoodiana le cui pellicole hanno segnato tanti decenni con film sempre diversi, ma tutti accomunati dal successo, senza tuttavia condividere con la star fisica l’umano limite dell’invecchiamento, «il Calendario» per eccellenza arriva alla fatidica tappa dei 50 anni di vita in una nannimorettiana «splendida forma». E con mille aneddoti sulla propria storia da raccontare.