Da Terence Donovan a Stev McCurry, fino a Peter Lindbergh, una breve storia di The Cal attraverso i suoi autori

La genialità di The Cal sta nel proporre interpretazioni uniche, capaci di raccontare un modello estetico ben preciso. È la storia della bellezza, declinata in forma di calendario, che racconta un’epoca, se non addirittura un anno. Il Calendario Pirelli è sinonimo di bello, moda e glam per l’anno che verrà. I fotografi che si sono succeduti nella creazione delle 12 pagine sono sempre stati i migliori, soprattutto in ambito fashion, ma non solo. Ecco qui i più interessanti secondo il punto di vista di Icon.

Steven Meisel. Di una riservatezza unica, non parla mai di sè ma lascia che siano i suoi scatti a raccontare qualcosa di lui. Non a caso Steven Meisel, statunitense classe 1954, non si fa vedere in pubblico da oltre vent’anni. Più che un fotografo, Vogue l’ha definito un talent scout. Dal suo obiettivo sono nate stelle della moda, da Linda Evangelista a Karen Elson. È un esteta cresciuto con il mito di Twiggy e Veruschka, ha scattato Madonna per il suo libro intitolato Sex, ha collezionato decine di copertine di Vogue e campagne pubblicitarie per Valentino, Versace, Prada o Lanvin. Il Calendario Pirelli 2015 porterà la sua firma. Nessuna location tropicale, questa volta. Ma il suo studio newyorkese in cui ha ritratto modelle come Candice Huffine, Natalia Vodianova, Isabeli Fontana, Adriana Lima e Joan Smalls, vestite di silicone e pelle, con frustini e stivali con tacco a spillo.

Terence Donovan. Il primo, l’iniziatore. Era il 1963 e la commessa ricevuta da Pirelli era quella di parlare dei prodotti e dei luoghi in cui venivano maggiormente venduti, attraverso una selezione di ragazze, caste e pure, in ogni luogo. Così Donovan, all’epoca giovane emergente fotografo, giocò con materiali e bellezze: storico il suo scatto di una bella ragazza di Hong Kong in sella a una bicicletta. Ma per il suo carattere così puritano, quello del 63 è sempre rimasto fuori dalle collezioni. Troppo diverso da quelli che seguirono, questo calendario merita di essere ricordato: scatti meravigliosi con un’estetica più reportagistica che glamour. Donovan, infatti, viene ricontattato più di vent’anni dopo per firmare l’edizione del 1987. Una rivoluzione: questa volta il fotografo ritrae bellezze di colore, a seno nudo e adornate da meravigliosi gioielli, sotto il cielo grigio enuvoloso dell’Inghilterra. Tra le modelle, una giovanissima Naomi Campbell.

Herry Peccinotti. Siamo nel 1968, dopo un anno di sospensione dalla pubblicazione del calendario. A celebrare un’epoca così viva, densa di cambiamenti e di rivoluzioni, Peccinotti sceglie l’isola di Djerba in Tunisia come location dei suoi scatti. Pieni di ironia, gioco, sensualità e al seguito di un’idea originale: abbinare immagini e poesie di autori come Allen Ginsberg, Elizabeth Browning, Pierre de Ronsard, gli Elisabettiani e persino alcuni poeti dell’antico Giappone. Un successo, anche grazie alle immagini innovative senza essere dirompenti, sexy senza mai essere volgari. Peccinotti firma anche l’edizione del 69, vera e propria celebrazione della California. La colonna sonora è firmata Mamas & Papas e Beach Boys, e il panorama è quello onde-surf-bionde in bichini che da quella data in poi ha colonizzato l’immaginario di chi sognava il caldo, il mare e la libertà.

Sarah Moon. Tra le pochissime donne ad aver firmato il calendario, la Moon ha un occhio davvero speciale. Forse perché per lei la fotografia è ‘l’ultimo testimone, se non l’ultima testimonianza di un momento che altrimenti sarebbe perduto per sempre; è il senso della perdita e del tempo che passa’ che un velo malinconico attraversa tutti i suoi lavori. Per The Cal sceglie Parigi, sua città elettiva, e situazioni dal sapore rétro, un po’ anni 20, in cui ambientare una storia di donne, decisamente al femminile. Il direttore creativo, infatti, cercava qualcosa di veramente diverso per questa edizione del 1972, che si discostasse dal porno e che parlasse di femminilità. Lo sguardo di una donna in questi casi è lo strumento migliore.

Bert Stern. A lui, il fotografo di Marilyn Monroe per eccellenza, venne affidato un compito particolare: interpretare nei suoi scatti i dipinti realizzati dagli allievi del Royal College of Art. L’anno da rappresentare è il 1986 e gli scatti di Stern sono un vero tripudio del gusto, dello spirito e della visione del mondo di quell’epoca. Le tavole dipinte dagli studenti fanno quasi sempre da sfondo ai suoi scatti, in cui le modelle entrano nell’opera, la completano a volte si mimetizzano con i quadri stessi. Un gioco, un dialogo tra realtà e finzione.

Richard Avedon. Firma l’edizione del 95, che per seguire il folgorante successo dell’anno precedente, ne riprone la formula: fotografi famosissimi per modelle famosissime. Il tema dell’anno è ‘Le stagioni secondo Pirelli’, impersonate da quattro top: Nadja Auermann, occhi blu ghiaccio e capelli colore del platino per l’inverno; la giovanissima (ha appena compiuto diciassette anni) Farrah Summerford per la primavera; Naomi Campbell per l’estate e Christy Turlington, bellezza romantica dall’aspetto misterioso, per l’autunno. Gli scatti di Avedon, dopo anni di lavoro nella ricerca dell’astrattismo, non lasciano dubbi all’interpretazione. Due anni dopo tornerà in campo, questa volta con un mandato diverso: interpretare la sua passione, la donna. Il titolo infatti è semplicemente Le donne del mondo. Per realizzarlo, una ricerca su scala mondiale terminò con la scelta di 20 tra le più belle donne al mondo (ne furono poi fotografate 19), ognuna per rappresentare il proprio paese in un modo inconsueto e mai ovvio.

Bruce Weber. A lui il merito dell’innovazione: introdurre anche gli uomini a rappresentare la bellezza secondo The Cal. Nel 1998 infatti realizza il progetto dal titolo ‘The Women that Men Live For, The Men that Women Live For’, e cioè ‘le donne per cui gli uomini vivono, gli uomini per cui le donne vivono’. Ritratti di celebri attori, musicisti, cantanti, registi e sportivi fanno da contrappunto, mese per mese, alle fotografie di alcune delle donne più desiderate del pianeta, fra cui star di Hollywood e top model, ma anche, com’è ormai tradizione, volti nuovi e debuttanti assolute. Sulla scelta del tema, Weber ha commentato: «Ho voluto inserire degli uomini perché anche le donne trovino qualcosa nel Calendario Pirelli che le faccia sorridere». In effetti queste pagine sono forse tra le più note al pubblico, per quella splendida Eva Herzigova alle prese con gli spaghetti, Patricia Arquette mentre cucina, Bono, BB King, Francesco Clemente, Stella Tennant e gli altri.

Clive Arrowsmith. Firma il calendario per due anni consecutivi, il 1991 e il 1992 e afferma un’idea coreografica, quasi teatrale della fotografia. Le sue immagini a colori infatti richiamano film di fantascienza, il teatro giapponese del Kabuki e l’arte cinese dei dragoni, insieme ad altre idee da ritrarre a tinte forti per parlare di un donna decisamente sopra le righe. Fotografo molto amato dalla rivista Vogue con cui ha lavorato per molto tempo, appassionato di musica (ha firmato diverse copertine di dischi).

Karl Lagerfeld. I suoi scatti non hanno bisogno di presentazione, almeno per chi ama la moda. E il suo sguardo, che si traduce in opere perfette, elegantissime, per il Calendario del 2011 presenta un tema decisamente ambizioso: gli Dei. Accompagnati da donne stupende, del calibro di Isabeli Fontana, Bianca Balti,Heidi Mount, Lara Stone, Natasha Poly, Iris Strubegger, Elisa Sednaoui e Magdalena Frackowiak, sono protagonisti cinque uomini, primo fra tutti il suo modello-musa Baptiste Giabiconi. La bellezza maschile è in mostra, con muscoli scolpiti e pettorali importanti.

Mario Sorrenti. La trentanovesima edizione è stata affidata a Mario Sorrenti, primo fotografo italiano a contribuire alla storia di un oggetto divenuto un vero e proprio cult. Napoletano di nascita, ma newyorkese di adozione, Sorrenti ha scelto la Corsica e i suoi aspri paesaggi per dare vita a ‘swoon’, l’estasi catturata dalle immagini. ‘L’intensa relazione che si crea tra fotografo e la sua musa rappresenta l’essenza per creare un forte dialogo estetico che porta alla sublimazione della bellezza naturale. In ‘swoon’ ho quindi posto i corpi a diretto contatto con la natura, che li accoglie come fossero un suo prolungamento, in una serie di immagini in cui roccia e scogli, terra e tronchi, cielo e mare si trasformano in scenografie che ospitano i corpi.”, ha spiegato Mario Sorrenti. Un anno dopo Giove, Era e gli altri dell’Olimpo, si torna sulla terra. Con immagini altamente sofisticati per l’estrema naturalezza con cui sono state realizzate. E quei nudi così poetici, fiore all’occhiello del lavoro del fotografo italo americano.

Steve McCurry. Il nome di Steve Mc Curry è legato al National Geographic, su cui ha pubblicato moltissimi reportage dal mondo e quella foto della ragazza afghana che ha fatto il giro di tutto il mondo. Il Calendario cambia faccia e torna a una versione casta della sensualità, accompagnata da un’idea piuttosto nuova: affidare gli ascatti a un fotografo racconta storie. Così il Brasile, nsieme alle modelle, è protagonista del Calendario. ‘Ho cercato di coniugare gli elementi che caratterizzano la cultura, l’economia e il paesaggio brasiliano con l’elemento umano’ spiega McCurry. ‘La fotografia rappresenta per me un importantissimo mezzo espressivo per raccontare grandi e piccole storie di vita quotidiana’, conclude.

Peter Lindbergh. Considerato un pioniere della fotografia, ha introdotto una forma di neorealismo ridefinendo i canoni della bellezza con immagini senza tempo. Idealizza le donne ma allo stesso tempo le mostra nella loro umanità dando spazio all’anima. Nei suoi scatti non c’è il ritocco portato all’esasperazione. In un’intervista ha dichiarato: ‘la responsabilità dei fotografi di oggi dovrebbe essere liberare le donne, e in definitiva tutte le persone, dalla mania della giovinezza e della perfezione’. Sue le ultime tre edizioni di The Cal