Inizia il 2 Settembre la 72esima edizione della Biennale di Venezia: tra restauri, premi alla carriera e italiani in concorso, ecco quello che c’è da sapere

Gli italiani in gara, nella sezione ufficiale, sono quattro e si presentano al Lido con cast internazionali: Luca Guadagnino, (A Bigger splash, remake dell’iconico giallo La piscine, interpretato dalla sua musa Tilda Swinton, Dakota Johnson, Ralph Fiennes e Corrado Guzzanti); l’esordiente e ex assistente di Paolo Sorrentino, Piero Messina (L’attesa con Juliette Binoche); Giuseppe Gaudio (Per amor vostro con Valeria Golino); e Marco Bellocchio (in Sangue del mio sangue ha scomodato il meglio del cinema d’autore italiano, reclutando Alba Rorhwacher, Filippo Timi e il mostro sacro Roberto Herlitzka). 

Il manifesto: Questa edizione della Biennale, però, riserva molte altre novità, a partire dal manifesto, quest’anno dedicato al cinema d’autore, che mette insieme l‘Antoine Doinel dei Quattrocento passi di Truffaut e Nastassja Kinski, indimenticata eroina dei film di Win Wenders, Paris – Texas su tutti.

I restauri:  Avrebbe dovuto partecipare all’edizione del Festival di Venezia del 1951, ma, complice una versione italiana non pronta, dopo una conferenza stampa nella quale il regista annunciò il suo ritiro, venne presentato al Festival di Cannes qualche mese più tardi, vincendo il Grand Prix. Si parla dell’Otello di Orson Welles, nella versione più lunga, italiana, con i dialoghi supervisionati dallo stesso cineasta, che arriva al lido con 64 anni di ritardo, in occasione del centesimo anniversario della nascita del regista (sarà inoltre presentato il restauro de Il Mercante di Venezia). Un’operazione firmata dal CSC – Cineteca Nazionale, che si aggiunge alle altre opere da loro restaurate per quest’edizione: La Lupa di Alberto Lattuada, Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli e Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini.

Premio Jaeger-LeCoultre: conferito ogni anno ad un regista che abbia segnato in maniera indelebile la visione cinematografica contemporanea, quest’anno è aggiudicato a Brian De Palma. Un’occasione per celebrare ‘uno dei più grandi innovatori cresciuti all’ombra della New Hollywood’, nelle parole del Direttore della Mostra Alberto Barbera, con l’anteprima mondiale di De Palma, il documentario sul cineasta firmato da Noah Baumbach e Jake Paltrow, lunga conversazione con il regista sul suo processo creativo, la sua carriera, la sua vita, costruita in oltre dieci anni di amicizia con i due. 

I più attesi: parlando solo dei lungometraggi in lizza per il premio, oltre ai già citati italiani sui quali si ripongono molte speranze, a destare curiosità e interesse sono Cary Fukunaga, già acclamato director della prima serie di True Detective, considerato un vero e proprio gioiello estetico, che presenta Beasts of No Nation con Idris Elba; Laurie Anderson (Heart of a Dog) che riflette sui temi della perdita e della morte, a seguito della scomparsa del suo compagno di vita, Lou Reed; il nuovo lavoro di Amos Gitai, Rabin – The last day, incentrato su una delle pagine più drammatiche della storia d’Israele, l’assassinio del premier laburista Yitzhak Rabin, e infine The Danish Girl di Tom Hooper, che veste da donna il premio Oscar Eddie Redmayne, raccontando la storia vera di Einar, uno dei primi uomini che negli anni venti a Copenaghen, tenta di effettuare l’intervento chirurgico per la riassegnazione del genere.