Icon, il numero di gennaio 2018 in edicola

Icon, il numero di gennaio 2018 in edicola

di Digital Team

Per la prima volta una copertina dedicata a una donna: Donatella Versace, simbolo della moda italiana e internazionale, a 20 anni dalla morte del fratello Gianni

ICON con il suo numero 40 in edicola dal 9 gennaio 2018, colpisce. E per la prima volta nella sua storia dedica la sua copertina a una donna. A una grande donna del mondo della moda e del fashion italiano e internazionale: Donatella Versace.

La tragica morte del fratello Gianni. La crisi ormai alle spalle dell’azienda di famiglia. Le tante dipendenze poi sconfitte. Ma anche l’emozione per la telefonata di Michelle Obama e l’amicizia con rockstar del calibro di Prince ed Elton John

È a tutto tondo l’intervista a Donatella Versace di Michele Lupi, direttore di Icon. La Versace si racconta mentre è in procinto di ricevere – alla Royal Albert Hall di Londra – il Fashion Icon Award del British Fashion Council. Oltre a questo riconoscimento, ci sono due anniversari importanti. Il primo, gioioso, è legato ai 40 anni dalla fondazione del marchio.

Il secondo è più doloroso, lacerante: sono appena passati 20 anni dall’omicidio di Gianni, a Miami, il 15 luglio 1997: il ribelle, l’innovatore, il talentuoso fratello maggiore di Donatella, ucciso sulla scalinata della sua Casa Casuarina da un serial killer – Andrew Cunanan – poi suicidatosi in una house boat ormeggiata sulla riva di uno dei tanti canali che attraversano la città della Florida. Un episodio che ha sconvolto la vita della stilista, travolta da una profonda crisi seguita da lunghi anni di dipendenze (‘Io sono sopravvissuta soprattutto dopo la morte di Gianni. Poi nella vita, certo, ho lottato contro cose che non andavano, che facevano male a me e alla mia famiglia. Ho lottato per vincere. E ho vinto’), sconfitte grazie al sostegno della famiglia e del grande amico Elton John, che l’ha spinta a entrare in un rehab negli Stati Uniti (‘È merito suo se sono andata fin laggiù: lui non si aspettava che dicessi subito sì, quella sera lui e mia figlia Allegra mi hanno messo davanti al fatto che così non si poteva più andare avanti: eravamo nel salotto di Gianni, e mi dissero: ‘Tu adesso vai”).

Ma Versace è soprattutto rock. ‘Diciamo che durante la vita di questa azienda la musica ha sempre avuto un ruolo molto importante, abbiamo sempre avuto molti amici nel campo della musica. A casa mia passavano i Guns’n’Roses, Madonna…’ continua la Versace. E poi Prince. ‘È venuto ospite da noi un sacco di volte. Non voleva vedere la luce del giorno, chiedeva di avere tutte le tende scure e restava chiuso in camera tutta la giornata’.

E poi c’è la politica. Quella di casa nostra (‘La politica è importantissima e mi dispiace molto come sia ridotta l’Italia in questo momento, con tutte queste divisioni… è una cosa assurda’) e quella internazionale. ‘Che stile che aveva Bill Clinton. Era pazzesco. Sono stata invitata tante volte, da loro. Un oratore fantastico. Anche Obama, però..’.

E di sua moglie Michelle, che ha scelto un abito Versace per la cena d’addio alla Casa Bianca, la telefonata più bella e importante. ‘Per poco non svengo. Insomma: mi aveva chiamato Michelle e non potevo dirlo a nessuno. Mi veniva da dirlo a tutti, tanto ero felice, ma dovevo stare zitta. Ciò che mi è piaciuto di lei è che mi ha chiesto una cosa sì, bella, ma non troppo. Mi ha detto ‘fai quello che ti piace di più, come mi vedresti tu’. Le ho fatto un vestito rosa che era veramente wow! luccicante e pregiato’.

La stilista racconta anche del suo incontro con Donald Trump. ‘L’ho visto quando ho affittato la sua casa di Mar-a-Lago, 20 anni fa, per un servizio fotografico con Steven Meisel e Madonna. È stato insistente, voleva a tutti i costi farci mangiare del pollo fritto di Kfc’. Ma come cambia la moda al tempo dei social? ‘Noi viviamo stando molto attenti ai social, alle immagini che postano i ragazzi, i millennials e non solo, l’immagine dice tanto, parla tanto. Dice tanto di te, del tempo in cui viviamo. Per uno stilista è molto più difficile oggi, ci sono tante variabili. È un lavoro più complesso’.