Da Venezia, recensione in anteprima sul musical che vedremo nelle sale il prossimo gennaio

Da una parte un pianista con l’ambizione di aprire un locale jazz, dall’altra, una cameriera, che provino dopo provino, tenta di diventare attrice teatrale e al cinema, il tutto sullo sfondo della Los Angeles odierna “un luogo dove venerano tutto, ma nulla sembra aver valore”. Con il talento puro di Damien Chazelle, regista prodigio di Whiplash, ad orchestrare una creatura matura e ricca di simboli, a mettere in gioco la propria creatività, curiosità artistica e personale, che in poco tempo si trasforma in qualcosa di famigliare e universale.

La La Land apre in maniera scintillante la Mostra di Venezia,quasi in un atto liberatorio e di auspicio per una pellicola attesa, è vero, sicura protagonista ai prossimi Oscar, ma che di fatto traccia e conferma la tendenza degli ultimi anni per un genere, il musical, chiave di lettura per raccontare il passato, guardando al futuro e oltre. Lo sguardo fresco e moderno, che però non dimentica di citare il classico, colpisce già fin dalla prima immagine, un ballo in mezzo all’autostrada, che sembra collocarsi a metà tra West Side Story e 8 ½ di Fellini.

Da lì un crescendo divertente, ironico, amaro, in cui Mia e Sebastian, Emma Stone e Ryan Gosling, iniziano a duettare, tra musica anni ’80 (Take on me degli A-ha) e sonorità jazz come City of Stars. Si incontrano, si innamorano, vivono di passione e incertezza, in difficoltà, cantando a lume di tramonto, circondati da icone, Ingrid Bergman per lei, Charlie Parker per lui, e i clichè di una città, che rumorosamente osserva il divenire degli eventi. Ma devono fare delle scelte, quelle che talvolta segnano il futuro che vogliamo riservarci. Nelle parole del regista:

Abbiamo bisogno di vedere la speranza. Il cinema ci aiuta ad esprimere i nostri sentimenti e le emozioni, con metodi che violano le regole della realtà, i musical in questo senso sono semplici e atemporali, per questo toccano l’attualità più di altri. C’è qualcosa di molto poetico nelle persone che inseguono un sogno, perché si espongono, in questo film compare a tratti una melancolia di fondo, ma è un bene, le storie sembrano maggiormente romantiche quando i personaggi non stanno insieme per sempre, al contrario se condividono delle memorie. Nella vita reale le cose non vanno sempre come vorresti.

Chazelle, nuovo autore di culto, il ragazzo che voleva diventare musicista, oggi sembra così aver realizzato il suo di sogno. “La musica fa sempre parte di quello che faccio, anche quando non me ne occupo direttamente, la cinepresa si muove musicalmente, c’è ritmo nei dialoghi, non solo quando si canta. Ho preso qualcosa di demodè e l’ho tradotta. In certa misura cosa possiamo definire contemporaneo? È impossibile. Io sono stato influenzato da quello che ho amato, le pellicole di Stanley Donen, quelle di Jacques Demi. L’elemento moderno non nasce da atti rivoluzionari, ma dalla vita quotidiana che vive ognuno di noi”.

Il film uscirà il 26 gennaio grazie a Leone Group Film, distribuito da 01.