Due giorni al cinema per scoprire il lato più intimo dell’artista, raccontato da lui stesso

20mila giorni corrispondono a poco più di 54 anni. Un modo inconsueto per calcolare la propria permanenza sulla terra, ma esattamente quello scelto da Nick Cave: una scansione del tempo attraverso unità di misura ridotte, che produce un effetto spiazzante, un po’ come misurare le strade in centimetri, anziché in chilometri.

Eppure fa riflettere. Perché porta immediatamente in uno spazio intimo, in un tempo interiore, diverso da quello pubblico, comunemente calcolato in anni solari. E infatti questa frase è diventata il titolo di un film: i registi Ian Forsyth e Jane Pollard raccontano una giornata della vita di Nick Cave, attraverso Nick Cave stesso. In altre parole, Nick Cave interpreta se stesso in un film che parla di lui.

Un docufilm dal taglio particolare, però, perché i fatti narrati intrecciano finzione e realtà per mettere a punto un viaggio poetico in una “giornata immaginata” della vita di Cave, tracciando un ritratto intimo e profondamente sincero del suo processo artistico. Un po’ come le sue canzoni, capaci di spiegare mondi attraverso melodie magnetiche. Impossibile non rimanere stregati dal suono dei brani di Nick Cave perché dischiude universi che parlano alla parte più intima e segreta di ogni ascoltatore. Dai primi esperimenti nella Londra punk, ai lavori con Blixa Bargeld a Berlino e con i Bad Seeds, con i quali compare nel film di Wenders, Il cielo sopra Berlino, Cave ha sempre sperimentato linguaggi diversi, sia in ambito musicale sia in altri settori. Dal cinema alla narrativa, Cave si è fatto conoscere al pubblico attraverso la pubblicazione di poesie e romanzi, colonne sonore e la partecipazione come attore in diverse pellicole per il grande schermo. Ma sempre con quella cifra precisa, intima, un po’ romantica, dura, rock. 

Il film, 20000 days on Earth, che nel cast vede la presenza dei Bad Seeds e di una splendida Kylie Minogue, è stato accolto con entusiasmo dalla critica al Berlinale e al Sundance Festival come ode lirica e inventiva alla creatività, anche per il modo in cui è stato realizzato: i due registi inglesi hanno piazzato le loro telecamere nelle stanze della casa di Cave, a Brighton, nella sua auto, nello studio londinese dove il musicista si reca quotidianamente (‘L’ispirazione è un bisogno che va alimentato’ spiega Cave ‘E perciò io vado in ufficio tutte le mattine, per cercarla…); Cave e Warren Ellis,  invece, ne hanno firmato la colonna sonora. Verrà proposto in anteprima al Torino Film Festival il 27 novembre e nelle sale italiane solo per due giorni, il 2 e 3 dicembre (distribuito in Italia da Nexo Digital e Feltrinelli Real Cinema in collaborazione con Radio DEEJAY, MYmovies.it e Rockol).

In quei giorni, arriverà nei negozi anche un vinile in edizione limitata comprendente l’inedito Give us a Kiss, suonato in alcune date del Push The Sky Away tour, ed una versione di Jubilee Street registrata alla Sidney Opera House.