78 foto scattate in Italia tra il 1943 e il 1944 dal padre del fotogiornalismo 

Robert Capa ha trascorso gran parte della sua vita sui campi di battaglia ma non era un soldato. Armato solo di macchina fotografica, ha affiancato i militari impegnati nei conflitti spinto da un nobile obiettivo: richiamare l’attenzione del mondo sulle atrocità e sul dolore provocati dalle guerre. A costo della vita. Che disgraziatamente lasciò su un campo minato vicino ad Hanoi nel 1954 quando, affiancando le truppe francesi durante la Prima Guerra d’Indocina, posò il piede su un ordigno. Quel 25 maggio 1954, a soli 40 anni, scompariva uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi, padre del fotogiornalismo, autore di 70mila foto. Un patrimonio immenso, di grandissimo valore storico e culturale, custodito all’International Center of Photography di New York.

Alcuni di quegli scatti ci riguardano da vicino e sono in mostra al Museo di Roma Palazzo Braschi fino al 6 gennaio nell’esibizione Robert Capa in Italia 1943 – 1944: sono foto in bianco e nero che testimoniano la sua attività in Italia come fotoreporter di guerra tra il luglio 1943 e il febbraio 1944. Capa seguì gli avvenimenti bellici nel nostro Paese dallo sbarco in Sicilia fino ad Anzio e i 78 scatti immortalano soldati e civili nella loro quotidianità. Vi troviamo la resa di Palermo, la distruzione della posta centrale di Napoli, il funerale delle giovanissime vittime delle Quattro Giornate di Napoli. E poi la gente che fugge dalle montagne dove infuriano i combattimenti vicino a Montecassino, i soldati alleati accolti a Monreale dalla gente.

La mostra curata da Beatrix Lengyel del Museo Nazionale Ungherese è organizzata in occasione dell’Anno Culturale Ungheria-Italia 2013 e celebra una serie di avvenimenti: il centenario della nascita di Robert Capa (il 22 ottobre 1913 a Budapest) che sarà ricordato anche da un’altra mostra in programma a Passariano di Codroipo (Udine), il 70° anniversario dello sbarco degli Alleati in Normandia ed è l’occasione per il Museo di Roma d’inaugurare i nuovi ambienti espositivi di Palazzo Braschi che in futuro ospiteranno le mostre temporanee.

Robert Capa ha lasciato testimonianza di cinque dei maggiori conflitti mondiali: la Guerra civile spagnola (1936-1939), la Guerra sino-giapponese (che seguì nel 1938) , la Seconda Guerra Mondiale (tra il 1941 e il 1945), la Guerra arabo-israeliana (nel 1948) e la Prima guerra d’Indocina (nel 1954). Ed è tra i fondatori della Magnum Photos, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo, con Henri Cartier-Bresson, David Seymour e George Rodger.  

Dice di lui la curatrice della mostra, Lengyel: 
“Le fotografie di Robert Capa sono impresse nella memoria collettiva come piccoli frammenti del XX secolo. Sono tessere di un simbolico mosaico degli istanti che separano vita e morte e delle atrocità delle cinque guerre di cui fu testimone. Grazie alla delicatezza, all’umanità, alla spontaneità e alla sensibilità dei suoi scatti, generazioni di fotografi hanno compreso come sia possibile immortalare i dimenticati e gli ultimi nell’intimità degli attimi di cui si compone una vita, siano essi attimi di commozione, sollievo, terrore o felicità”.