Cioccolato: 4 cose da sapere sul frutto degli dei
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Cioccolato: 4 cose da sapere sul frutto degli dei

di Aldo Fresia

Religione, Aztechi, suggestioni afrodisiache, aneddoti e curiosità

C’è sempre una buona ragione per mangiare cioccolato, perché nessun altro alimento ha saputo fondere in modo goloso seduzione e gioia di vivere. Non sorprende dunque che più di una volta sia stato protagonista delle pagine di Icon: abbiamo letto i consigli di Ernest Knam per abbinarlo al caffè e a anche alle spezie, e abbiamo inoltre ascoltato la storia del cioccolato Amedei e preso nota dei consigli per mangiare il cioccolato migliore a Londra, Parigi, New York e Bruxelles.

Resta ancora qualcosa da aggiungere? Molte cose, in verità: se gli argomenti si esaurissero in poche righe non staremmo parlando del cosiddetto ‘frutto degli dei’. Approfittando della Pasqua imminente ecco allora curiosità e informazioni da condividere durante una sana e giocosa scorpacciata.

LE UOVA DI CIOCCOLATO E LA PASQUA
Ad un primo sguardo il collegamento fra la tradizione religiosa e quella golosa non si spiega. Se però torniamo indietro nel tempo scopriamo che il digiuno quaresimale riguardava non solo la carne ma anche le uova. Per evitare che quelle deposte dalle galline andassero sprecate, si diffuse l’usanza di bollirle fino a indurirle come sassi e poi di decorarle con simboli sacri – anche perché si adottava il collegamento simbolico tra uova e (ri)nascita della vita. Trascorre qualche secolo ed ecco che la tradizione profana delle uova di cioccolato trova terreno fertile proprio grazie a queste basi spirituali.

GLI AZTECHI E JULIETTE BINOCHE
Nel film Chocolat (Lasse Hallström, 2000) lo zingaro Johnny Depp e il burbero Alfred Molina vengono sedotti dalla cioccolata speziata di Juliette Binoche. Qua e là si suggerisce che il personaggio della Binoche sia circondato da una sorta di magia risalente agli antichi Aztechi. Per questi ultimi il cioccolato era una bevanda sacra, associata alla dea della fertilità Xochiquetal e riservata esclusivamente alle classi più elevate della gerarchia sociale. Per fortuna dei paesani visitati da Juliette Binoche, e per fortuna nostra, oggi non è più così.

I SENSI E I TURBAMENTI
Quando il conquistatore spagnolo Hernan Cortez introdusse in Spagna la cioccolata, vi portò anche la credenza che avesse favolose virtù afrodisiache. Si narra che le donne spagnole la bevessero di nascosto e che il celebre Giacomo Casanova non se ne facesse mai mancare una scorta abbondante. Inutile aggiungere che la tradizione di regalare cioccolatini a San Valentino strizza l’occhio a qualcosa di più dell’amore contemplativo.

LA DIPENDENZA E ISABEL ALLENDE
Il cioccolato dà dipendenza (un tipo di dipendenza buona, ovviamente) e la scrittrice peruviana Isabel Allende ne era golosissima. Con il suo umorismo sottile e gioioso, ebbe a scrivere: «Il sapore, così amato in Europa e in America, non lo è altrettanto in Asia e in Africa. In un viaggio all’interno dell’India non riuscii a trovare del cioccolato e l’astinenza fu talmente dolorosa che ora capisco il dramma dei tossicodipendenti».