Rye whiskey, il distillato che sta conoscendo una seconda vita
Thirsty South

Rye whiskey, il distillato che sta conoscendo una seconda vita

di Aldo Fresia

È in netta crescita e ha un sapore immediatamente riconoscibile: ecco tutte le informazioni su questo prodotto tipicamente statunitense

«Se l’oceano fosse di whiskey / e io fossi un’anatra / allora mi immergerei fino in fondo / per non riemergere mai più»: è una strofa della canzone Rye Whiskey, composta dall’attore e cantante country Tex Ritter a metà degli anni Trenta del secolo scorso. Ritter era texano, classe 1905, e nel suo brano inneggiava a un consumo schietto con tendenza alla sbronza. Del resto, in quegli anni il rye whiskey era uno degli alcolici più a buon mercato, dal sapore grezzo, la bevanda ideale per una bevuta senza tante cerimonie.

Particolarmente diffuso negli stati della Pennsylvania e del Maryland, divenne più raro dopo il proibizionismo, restando per anni un prodotto di nicchia. Negli ultimi anni abbiamo però assistito a un cambio di rotta: secondo il Distilled Spirits Council degli Stati Uniti, la produzione di rye whiskey è cresciuta del 536%, dalle 88mila botti del 2009 alle 561mila del 2014. E anche in Italia è diventato più semplice trovarne bottiglie sui banconi dei bar, da assaggiare senza aggiunte oppure in alcuni cocktail classici come il Manhattan.

Accanto all’aumento della produzione è cresciuto anche il numero delle etichette, che oggi sono un centinaio e che hanno affinato la distillazione così da ottenere un whiskey meno grezzo rispetto al passato. In generale resta però una bevanda aggressiva e asciutta, meno morbida e rotonda del bourbon.

Dipende tutto dagli ingredienti: la base del rye whiskey è composta per almeno il 51% di segale, cui si aggiungono cereali differenti (spesso granoturco e orzo maltato) a seconda dei produttori. Ed è proprio il gusto speziato della segale a determinare l’aroma finale – laddove il bourbon è più morbido perché ricavato da almeno un 51% di granoturco.

Una volta terminata la distillazione, il rye whiskey riposa in botti di quercia affumicate e nuove da cui ricava, tra l’altro, un colore biondo, più o meno pallido. E se l’affinamento dura oltre due anni, allora il rye può essere chiamato straight.

Un’avvertenza per finire: anche in Canada si produce un rye whisky (senza la ‘e’), ma la legge di quello Stato non obbliga a utilizzare almeno il 51% di segale e dunque il sapore tende a essere anche molto diverso da quello della tradizione made in USA.