Luca Catalfamo ha girato il mondo in cerca della ricetta perfetta. L’ha trovata e ora apre il suo Super Casa Ramen, con un po’ d’ansia da secondo album…

Se cucini bene come al primo Casa Ramen, non puoi sbagliare.

Si ma ho un un po’ quella sensazione che se fai il botto con il primo disco, poi dopo tutti si aspettano anche di meglio. Non si sa mai. Abbiamo un rapporto strano, io e il ramen. L’ho rincorso per anni, fino a diventare un nerd, ma avevo paura a incontrarlo in cucina nonostante, in cucina, ci lavorassi ormai da tempo. All’inizio non volevo imparare a preparalo, solo mangiarlo. Un po’ come quando hai una venerazione per un cantante, poi lo incontri e scopri che è uno stronzo. Insomma, ci rimani male.

Ma poi con il ramen è stato amore. E mentre lo cucini che musica scegli?

Quando ero a Casa Luca, in Giappone, il pop-up restaurant che ho curato per un anno nel Museo del Ramen di Shin-Yokohama, ascoltavo indie rock, i jap mi guardavano strano. Ora ho una playlist che mi ha fatto il mio amico Michele Marchetti, uno dei primi clienti di Casa Ramen, è su Spotify. Ci sono gli Strokes, i Chemical Brothers, gli Interpol, Battiato, roba così.

Quando togli la giacca da cuoco, che fai?

Mangio ramen. No, dai. Scherzo. Ho anche altre passioni. New York è una di queste. È “l’altra” mia città. Mi ha fatto sentire come in un film di Woody Allen, mi ha fatto assaggiare il mio primo ramen (da Ippudo), mi ha fatto incontrare Margherita, mia moglie. E poi mi ha ospitato al Ramen Lab, con il mio pop restaurant nella zona di Noho. Ci torno appena posso, anche solo per pranzo.

La cucina è studio. Precisa come uno spartito musicale. O no?

God bless Brian MacDuckston, un food fanatic che per primo ha recensito, in inglese, i ramen di Tokyo sul suo blog ramenadventures.com. È qui che ho iniziato a studiare. Lui, una guida che poi ho avuto la fortuna di incontrare. E alla fine nel suo blog ci sono finito anche io.

Come le rockstar che a fine concerto ringraziano chi gli è stato vicino, tu, a fine intervista, un grazie, a chi lo dedichi?

Al king of ramen, Shigemi Kawahara, fondatore  di Ippudo. Da lui ho assaggiato, quasi per sbaglio, il primo ramen, con lui ho collaborato e scoperto antiche ricette e tradizioni. E il regalo più bello arriva da lui: un coltello da cucina, segno nobile di rispetto tra chef.