App e accessori hi-tech aiutano a migliorare le proprie performance. Provando, per un attimo, l’ebrezza dei fuoriclasse.

Per fare sport serve disciplina. Allenamento, costanza, dedizione. E uno smartphone, possibilmente aggiornato con le app sviluppate da quella che, al momento, è il miglior allenatore del mondo: la rete. Insomma, lo sport 2.0, quello fatto di muscoli e silicio, è la tendenza che domina ormai incontrastata nei campi di (qualsiasi) gioco.
Dal calcio al criquet, dal basket al golf, ogni disciplina sportiva offre oggi una miriade di soluzioni tech per praticare, perfezionare e condividere in rete la propria passione. Ovviamente servono uno smartphone e la giusta applicazione, in grado di trasformare in numeri quei valori da sempre, romanticamente, associati al vago concetto di talento. Numeri che quantificano con esattezza la potenza di un colpo, la precisione di uno scatto, la velocità di una battuta, la costanza e validità dell’allenamento. Numeri da elaborare, studiare e trasformare in precise indicazioni, che ieri servivano a migliorare la performance dei giocatori professionisti, e oggi gratificano anche lo sportivo occasionale.

Su terra rossa o sintetico, poco importa – Grazie a Wimbledon, il tennis è tornato a risvegliare l’attenzione del mondo tecnologico. E a beneficiarne sono tanto gli spettatori quanto i giocatori. Sviluppata per i primi, l’applicazione Tennis Camera trasforma lo smartphone in uno strumento capace di misurare, in tempo reale, velocità e traiettoria della pallina, semplicemente direzionando la fotocamera ad altezza della linea di metà campo. E mentre i giocatori professionisti già si allenano con Babolat Play, la racchetta connessa in rete, per i tennisti amatoriali arriveranno nei prossimi mesi due gadget altrettanto avveniristici: Smash Smartband e Challenger. Entrambi finanziati sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter, i due accessori sono diversi nella forma ma simili nella sostanza. Un braccialetto il primo, una clip da attaccare alla racchetta il secondo, calcolano velocità dei colpi, tempo effettivo di gioco e punti d’impatto della palla, registrando i progressi e fornendo attraverso lo smartphone consigli per migliorare il proprio gioco.

Di buca in buca – Due gli accessori indispensabili per il cybergolfista: guanto e orologio, purchè connessi in rete e capaci di ‘parlare’ allo smartphone. Applicato sul dorso del guanto, Zepp Sensor è un dispositivo che cattura, misura e analizza ogni fase dello swing in 3D, trasferendo via bluetooth al telefono migliaia di dati al secondo. Tante le sue applicazioni: si può tenere traccia della velocità della testa del bastone, del percorso della mano, del tempo, della posizione di backswing, della rotazione. E naturalmente fissare gli obiettivi e monitorare i propri miglioramenti nel tempo. Con lo smartwatch, invece, la rivoluzione passa attraverso il GPS da polso, con cui il golfista può visualizzare l’intero campo di gioco, conoscere le distanze di approccio e avere la cartografia di migliaia di campi a colori. E per smettere di perdere le proprie palline, ecco The RadarGolf System, un piccolo kit di palline dotate di sensori sempre tracciabili via smartphone.

Forever Mundial – Se l’elaborazione dei dati degli atleti è ormai parte integrante degli allenamenti agonistici (grazie alla nazionale tedesca il training-tech è arrivato fino ai mondiali in Brasile), anche i calciatori dilettanti oggi possono migliorare la propria performance grazie ai sensori. Come? Con le scarpe intelligenti di Adidas e Nike, sul mercato già da un paio di anni, e con una nuova invenzione: la smart ball. Simile in tutto a un normale pallone di calcio, la Adidas miCoach Smart Ball traccia i parametri della partita in corso, elaborati poi dal cellulare in forma di informazioni e consigli per il proprio allenamento. E funziona anche se si gioca da soli, contro un muro. Un difetto? Il costo, ancora fermo a 299,95 euro. Sempre meno, comunque, di un biglietto per il Brasile.

Sorpendente old fashion – Lo sport forse più tradizionalmente vintage vanta un gran numero di soluzioni tecnologiche. Oltre alle tante app studiate per gli appassionati (da FishApp, che contiene tutte le disposizioni legislative in materia di pesca dilettantistica, a Fishingaround, la app che si collega al navigatore e conduce nella migliore riserva di zona), spunta anche un accessorio che trasforma il telefono in un sonar fish-finder. Si chiama Deeper, si collega alla canna da pesca e rileva la presenza e l’esatta posizione dei pesci nel fondale, comunicandola in tempo reale al telefono. Per gli scettici ad oltranza sul pescatore 2.0, infine, ecco Fishbrain: inventato da due imprenditori svedesi, è il primo social network dedicato ai pescatori con già parecchie migliaia di iscritti.