Dalla tradizione sartoriale inglese alle linee asciutte parigine passando per le forme essenziali di Tokyo e le linee morbide del Mediterraneo: questi abiti sono anticonformisti, eppure impeccabili

Si racconta di un principe napoletano, il raffinato Jean Girace, e del suo soggiorno a Londra agli esordi degli anni 50. Appena arrivato in hotel, l’aristocratico spedisce il maggiordomo in giro per la città e lo prega di studiare da vicino il celebrato stile inglese. «Eccellenza», gli riferisce il servitore al rientro dalla ricognizione, «qui di vestiti davvero all’inglese ci siamo solo voi e io». L’aneddotto ripropone la formula dell’eleganza italiana, che della spontaneità e dell’aderenza disinvolta ai contesti fa il suo marchio di fabbrica. La stessa formula che il sartoriale della linea Dsquared² Classic pone a fondamento del suo essere. Un atteggiamento che si oppone a un certo formalismo britannico, una tendenza normativa predisposta, soprattutto in passato, a marcare confini di classe. In un simile milieu non ci si sarebbe mai sognati di indossare al posto del “morning coat” la giacca di tweed, divisa da cacciatore, pena una generale condanna. 

In Italia le regole non si contestano con snobismo di casta e non si stravolgono con le rivoluzioni. Piuttosto si riadattano, con indulgenza, al proprio vivere. In questo Dean e Dan Caten sono italianissimi.

 Il loro approccio riscopre il corpo come strumento per piacere e avvicina l’abbigliamento maschile delle grandi occasioni al tempo libero. Una creatività frutto di un patrimonio eclettico e flessibile, di un melting pot di storia e cultura che fa del nostro Paese un caso senza paragoni. E, fondamentale nella biografia dei due gemelli designer, è proprio il crogiuolo di memorie e di saperi che s’incontrano. Un passato comune per due spiriti cosmopoliti, che amano definirsi con una formula al di sopra di ogni confine geografico: born in Canada, living in London, made in Italy.

 
 Mappatura di stile – Il progetto Dsquared² Classic è nato, non a caso, a immagine e somiglianza di un ideale. Riscrivere l’eleganza contemperanea suggerendo possibilità di scelta, stimolando l’interpretazione personale, promuovendola come un abito da abbracciare tutti i giorni senza ansie da prestazione: «La versatilità è il fiore all’occhiello del nostro formal wear. Ci piace andare incontro alle diverse esigenze di fitting perché sentirsi a proprio agio è la premessa di ogni successo. Per questo i nostri completi sono formalmente impeccabili, ma così leggeri e morbidi che sembra d’indossare un cardigan». Eppure ogni modello, identificato col genius loci delle città più interessanti del mondo, aspira a definire un’estetica metropolitana e internazionale. Se infatti il taglio del Milano suit prevede una giacca strutturata e foderata a due bottoni, revers “notch” e spacco centrale, Parigi, il più skinny della serie, si assottiglia nella silhouette e sceglie il monopetto con collo a lancia. Più agevole la vestibilità del Napoli, a tre bottoni o doppiopetto, realizzato con la collaborazione di maestri partenopei scelti; è il non plus ultra per evocare atmosfere jazz anni 40. Il suo corrispettivo d’estate, il Capri, s’ispira all’ozio brillante dell’isola e abbina lane e cotoni stretch al volume destrutturato. Infine il Tokyo, studiato per adattarsi alle fisicità meno slanciate, con programmatico collo a scialle. Ogni giacca si declina in versione serale, con l’eccezione dello smoking Beverly Hills che introduce una categoria a sé: velluto navy con revers in satin a contrasto oppure seta nera con revers ricamati di paillettes. È il rigore prescrittivo che si concede il brivido del tocco anticonformista. Nella più autentica maniera di Dsquared². 

Styling: Marco Dellasette