Il doppiopetto è da sempre sinonimo di eleganza formale: le regole per indossarlo in modo impeccabile e i consigli per sfoggiarlo anche in occasioni casual.

Eleganza, serietà, rigore: sono queste le caratteristiche che, storicamente, venivano associate al doppiopetto e all’uomo che l’indossava. Questa giacca di derivazione militare è, ancora oggi, una sorta di “uniforme del gentiluomo” e come tale s’indossa seguendo alcune regole.

«Oggi c’è la tendenza a sdrammatizzare il doppiopetto con un pantalone sportivo o un jeans, ma chi ama vestire in modo classico lo indosserà soltanto in occasioni formali e rigorosamente abbottonato», spiega Alessandro Leonardi dell’atelier milanese Santerasmo Cinque.

Nei capispalla da sera, come la giacca da smoking, il doppiopetto ha di solito quattro bottoni, mentre l’abito da giorno prevede sei bottoni e nei cappotti si può arrivare fino a otto: in tutti i casi, due di questi hanno soltanto una funzione ornamentale. Il materiale utilizzato per i bottoni può essere corozo (avorio vegetale), argento brunito, oppure corno per «esasperare la preziosità della giacca».

Attenzione anche alle proporzioni: «Il doppiopetto deve coprire l’area del fondo schiena, non deve essere troppo corta». Trattandosi di un capo con una geometria definita si adatta soprattutto a fisici asciutti, tuttavia, per valorizzare una corporatura importante, è sufficiente ridurre l’accavallamento dei due lembi della giacca.

Sia in versione blazer, sia in versione abito, meglio preferire per il doppiopetto un tessuto tinta unita o principe di Galles. Il blazer si può accompagnare a un pantalone di tela grigia, grisaglia o cotone, mentre l’abito può essere in flanella invernale o tela 1-ply o 2-ply primaverile. Sotto la giacca s’indossa una camicia «azzurro chiaro o bianca, preferibilmente una micro-armatura come la tela batista, tessuto oxford o micro-quadretto, abbinata a una cravatta con piccola stampa oppure regimental».

Come tutti i grandi classici, anche il doppiopetto è stato nel tempo riscoperto e rivisitato, abbandonando, almeno in parte, la sua aura di serietà e rigore. Per la primavera-estate 2016, accanto ad abiti doppiopetto dal taglio classico, gli stilisti propongono giacche destrutturate, in tessuti morbidi, da indossare anche aperti: è il caso, per esempio, dei modelli proposti da Giorgio Armani. Via libera anche agli accostamenti arditi: il brand svedese Tiger of Sweden “osa” abbinare pantaloni corti e mocassini al doppiopetto grigio, mentre la giacca di Ermanno Scervino dagli echi militareschi viene proposta in passerella con le infradito. Paul Smith abbandona la tinta unita a favore di una giacca dalla fantasia estrosa, indossata sopra una t-shirt girocollo.

Puntano invece sul classico Ralph Lauren, con un sei bottoni d’ispirazione britannica in principe di Galles, sui toni caldi del marrone, e Dolce&Gabbana, con un capospalla in cotone dal sapore vintage che s’ispira allo stile di Marcello Mastroianni ne La Dolce Vita.

Resta il fatto che il doppiopetto dà il suo meglio nelle occasioni formali: ultra classico è l’abito di Brioni da perfetto “businessman”, mentre per le serate di gala, Canali propone la giacca da sera bordeaux con revers nero abbinata a una camicia alla coreana; infine, la sartoria Santerasmo Cinque propone la giacca da smoking doppiopetto con ampio revers stondato, un grande classico.