Si è spento a 69 anni il Duca Bianco, dopo una lunga battaglia contro il cancro: da Ziggy Stardust a Jack Halloween, ecco come ha insegnato lo stile al mondo

A darne la triste notizia è stato il suo pubblicista: a pochi giorni dal suo sessantanovesimo compleanno, mentre i fan e i critici tessevano le lodi del suo ultimo album, Blackstar, appena uscito nei negozi, si è spento David Bowie, dopo una battaglia lunga e silenziosa contro il cancro.

Stravagante ma sempre raffinato, David Bowie si è aggiudicato il titolo di ‘inglese meglio vestito di sempre‘ nella classifica stilata dalla rivista BBC History . A incoronare il Duca Bianco una lunga lista di storici, designer e curatori d’arte per un totale del 48,5 % dei voti. L’ennesimo colpo d’assi per lo Ziggy Stardust, modello androgino per eccellenza che al nervosismo del suo fisico asciutto, tipicamente maschile abbina una grazia e un’eleganza squisitamente femminili.

Il cantante è superiore infatti per stile anche alle donne: a colpi di look ha spodestato dal trono della classifica dell’eleganza britannica la Regina Elisabetta I, arrivata seconda e seguita a ruota da Georgiana Cavendish, Duchessa del Devonshire.

Tanti i suoi outfit memorabili: dai più audaci come la tuta in pvc “a pera” a righe bianche e nere dello stilista giapponese Kansai Yamamoto, al look glam punk del periodo di Ziggy Stardust, a quello più propriamente dandy sfoggiato al Festival di Cannes del 1978. Icona prima punk, poi glam rock e di recente sempre più eclettica ed elegante, il Duca Bianco colpisce per il suo straordinario trasformismo, è il camaleonte per eccellenza della musica che ha saputo fondere qualità artistica a un’immagine innovativa e attraente, come quella sfoggiata in occasione del Vogue Fashion Awards di New York, a maggio del 2002. Completo di raso lucido blu notte, con cravatta tono su tono, camicia candida e inamidata e scarpe in pelle total black: il Duca è convincente anche con i look più “formali” e azzimati che ravviva sempre con un tocco rock, come la catenina d’oro da orologio da panciotto che gli sbuca dal bavero della giacca.

Look, i suoi, che si sono modificati con la personalità e le trasformazioni della sua musica: se l’alieno Ziggy Stardust degli inizi coglieva lo Zeitgeist del Glam rock al debutto degli anni settanta, Halloween Jack, con la benda sull’occhio e le camicie dai colli vittoriani, raccontava già delle influenze soul e funk che avrebbero contraddistinto la sua produzione musicale di quel periodo, evidente soprattutto nell’album Diamond Dogs. Poi è venuto il periodo berlinese, quello dei tre album secondo i critici musicali, tra i migliori della sconfinata produzione di Bowie, che per l’occasione si è calato nei panni del Duca Bianco, aristocratico inglese vestito in completi sartoriali, dal fascino sulfureo e con una fascinazione per l’occulto. Più rassicuranti gli anni ottanta, decennio del suo successo di massa, fatti di completi monocolore e rivisitazione degli zoot suit degli anni quaranta. La decade successiva è quella della sperimentazione elettronica, dell’album 1.Outside, del Borsalino e della cravatta allentata di Nathan Adler, detective immaginario di cui Bowie scrive un diario. 

All’alba della sua scomparsa, Bowie rimarrà emblema dell’uomo moderno che esprime la sua molteplicità psicologica attraverso lo stile e i colori, sempre, obbligatoriamente, sopra le righe.  Un Englishman che non si è mai arreso di fronte alla banalità, passato alla leggenda molto tempo prima della sua morte.