Smoking spezzato, eleganza sixties: stile Eddie Remayne nel bio-pic su Stephen Hawking, vincitore come miglior attore in un film drammatico ai Golden Globe

Gli scienziati britannici sono le nuove icone pop, secondo il cinema holliwoodiano: dopo Benedict Cumberbatch che interpreta il crittologo Alan Turing in The Imitation Game, il 15 Gennaio arriva nelle sale Eddie Redmayne, interprete protagonista di La teoria del tutto, bio-pic sulla vita di uno dei più famosi matematici attualmente esistenti, Stephen Hawking, e già premio ai Golden Globe come Miglior Attore in un film drammatico.

Entrambe adattamento cinematografico di biografie (in questo caso Verso l’infinito, ad opera di Jane Hawking, ex moglie dello scienziato, edito da Piemme), le due pellicole fanno luce e ammantano di glamour figure schive, più vicine allo stereotipo del nerd che a quello del soggetto da film, trasformando con delicatezza e con qualche libertà artistica storie drammatiche e con un finale spesso lontano dal classico happy end in sceneggiature commoventi, capaci di rendere giustizia a due grandi rivoluzionari del secolo scorso.

Il lungometraggio firmato da James Marsh si apre nella rinomata università di Cambridge, nel 1963, anno nel quale il promettente studente affascinato dagli astri e dalla matematica, si innamora di quella che poi diventerà la sua prima moglie, Jane, e scopre al contempo di essere affetto da una tremenda malattia, la SLA, all’epoca una condanna a morte certa. L’autore del più importante studio ad oggi esistente sui buchi neri non è però tipo da desistere facilmente, e, come la storia ha poi dimostrato, sceglie di lottare contro il male che lo affligge ancora oggi, aiutato da un sintetizzatore vocale, un raffinato software di riconoscimento facciale, che legge movimenti oculari e del viso, trasformandoli in parole, e, non meno importante, da uno humor tipicamente inglese (il vero Hawking è infatti recentemente apparso in una puntata del più famoso serial americano, The big bang Theory, interpretando se stesso).

E sono dei sixties dall’allure preppy, quelli dell’armadio di Eddie Redmayne, come li vuole la tendenza della prossima stagione primaverile: di giorno è la maglieria a fare da protagonista. Stratificata su cardigan, dolcevita e maglioni in cashmere, si colora di nuance di transizione tra le due stagioni, dalle venature terragne come il marsala (già nuance dell’anno secondo Pantone) e il prugna, abbinandosi con raffinatezza alle varianti più spente e sottilmente dandy di blu, che colorano i colletti delle camicie che spuntano dagli scolli del knitwear, così come i pantaloni, che scendono morbidi. Funzionali sia per un weekend fuori che per il giorno in ufficio, le calzature: i mocassini sono in morbido nabuk, e le tonalità spente nelle quali si declinano i modelli di stagione ne concedono l’uso anche con delle temperature lontane dai tepori della primavera.

Ma è la sera il momento nel quale l’eleganza raggiunge il suo apice, contemporanea ma dall’allure retrò, modernizzata grazie alla mancata adesione a dei canoni formali troppo spiccatamente sixties: lo smoking è spezzato, con il blazer in velluto e le fodere interne stampate, mentre i pantaloni in lana si arricchiscono di motivi grafici, gessati o check, garbati, british ma con personalità. Il papillon è a pois, ironico: il suo contraltare perfetto è l’impeccabile camicia, con il collo alla coreana e la pettorina dai profili in seta