Il meglio della settimana della moda maschile a Milano. Tutto il best of delle passerelle day by day

È una settimana calda, nonostante le temperature freezer previste sul capoluogo meneghino. La Settimana della Moda Uomo che dal 13 al 17 gennaio 2017 porta in una magnifica cornice milanese, ancora avvolta da un gelido gennaio, 37 sfilate, due in più rispetto alla scorsa edizione, 31 presentazioni, più sei solo su appuntamento. Per un totale di 73 collezioni.

E nell’aria, ormai da qualche edizione, si sente suonare un’altra musica. Accanto a storiche composizioni di stile che tornano a sfilare a Milano, è il caso di Ermenegildo Zegna, Moschino, Antonio Marras e Frankie Morello e N.21, ecco le nuove note di Billionaire, Cédric Charlier, Federico Curradi, Malibu 1992, Palm Angels, Plein Sport, e Wood Wood che entrano nel calendario della Camera della Moda Italiana.

Ed è proprio la Camera della Moda a esplorare un nuovo mondo di comunicazione. Quello digital, delle app su cui seguire le sfilate in live streaming, sfogliare in tempo reale le fotogallery delle presentazioni, esplorare i canali  social che saranno impegnati in un esclusivo storytelling nelle mani di Lee Oliveira, fotografo di street style che curerà così uno speciale diario della fashion week. E poi ecco il video teaser ‘Man is back’, diretto da The Blink Fish, che gioca in modo ironico con i codici di un documentario naturalistico in cui, in un bosco lontano dalla città, i modelli si risvegliano al richiamo della Milano Fashion Week.


Noi c’eravamo ed ecco, giorno per giorno, il meglio delle passerelle milanesi visto da ICON.

Martedì 17 gennaio

Giorgio Armani – Tocca sempre a lui, a Re Giorgio, chiudere (in bellezza) la settimana della moda meneghina. Ed ecco così Giorgio Armani, una collezione decisa che sa dove si sta dirigendo l’esigenza maschile. Armani conferma ancora una volta di riuscire a intuire in anticipo il progresso e l’evoluzione della moda. Di immettersi, in corsia preferenziale, in quel flusso unidirezionale in cui le forme, le linee, i tessuti e i tagli stanno procedendo. Bandita la rigidità, la scena è tutta, nuovamente, per il relaxed fit. La figura maschile è vigorosa, indossa pellicce con volumi da yeti, grandi sciarpe a manica che si incrocia sul petto, cappotti shearling da portare con camicie dal collo sciallato, felpe con cappuccio come sottogiacca, giacconi cardigan in maglia e blazer in velluto verde come tavoli da biliardo.

Lunedì 16 gennaio

Etro – Guarda verso l’alto. Oltre il limite. Questo deve aver pensato Kean Etro per la sua collezione che svetta tra le montagne e i paesaggi selvaggi. Il suo Himalaya è un mondo a colori. Di stampe e patchwork che ammantano anche zaini trekking oltre che coat e giacche che riportano proprio il profilo di quelle vette innevate. Immancabile il motivo paisley per suit con chiusure nastrate rubate al mondo della montagna hi-tech. Maxi pied-de-poulle per kilt in lana d’ispirazione highlands. E ancora. Ai velluti si accostano maglie degradè, ispirate ai quadri di Barnett Newman.

Frankie Morello – Tre, due, uno. Pronti al lancio. Frankie Morello va nell’iperspazio. Simboli arcaici si fondono con stampe digitali. Dall’Egitto alla NASA il passo è breve. Tutta la gamma cromatica della galassia si plasma su abiti in velluto mentre dettagli silver illuminano pantaloni e felpe da mescolare all’urban wear. Stelle, shuttle e mostrine campeggiano su felpe black and white. Sportswear e codici di stile streetwear sono le parole chiave di questa collezione che gioca con passato e futuro. Spaceman, benvenuti sul pianeta moda.

N°21Libertà e protesta sono le keywords che ispirano Alessandro Dell’Acqua per la collezione N21 della prossima stagione invernale. Un diktat che si ripete negli inserti camouflage e nel gioco di lunghezze. Lo stilista non smentisce il suo amore per le linee pure, i tagli netti dei pantaloni, la rivisitazione di capi must have del guardaroba maschile come montgomery, ma in versione peluche, e bomber dorati come carta di cioccolatini e parka patchwork e giubbotti peso piuma con pennellate di colore fluo.

MSGM – Modelli sfilare con in testa un foulard ben annodato sotto al mento, forse, non si erano ancora visti. Massimo Giorgetti potrebbe essere il primo a portare sul catwalk un copricapo d’uso prettamente femminile. Per riassumere il resto, la parola che salta alla mente è athleisure. la passerella sempbra l’arrivo, il traguardo della corsia di una pista da corsa. I capi sono d’ispirazione sport ma declinati in un linguaggio più metropolitano. Parka trapuntati con applicazioni a scacchiera, felpe da giocatore di polo, cappotti combianti in lana e neoprene, pantaloni da pista di motocross. Ma c’è di più. Ecco la colab con Diadora che rielabora snekaere, tute e felpe monocromatiche.

Fendi Nel nuovo vocabolario di Fendi ci sono parole chiave che parlano agli abiti. Pillole di ottimismo e affidabilità che accendono la collezione maschile del prossimo inverno. “Listen”, sembra dire il cappotto leopardato che debutta per primo in passerella con pantaloni rosa cipria, sneaker ai piedi e tanto di fascetta da sciatore con maxi logo. “Try”, dicono invece blouson, cappotti a cappa con maniche animalier e maglie zippate dalle tinte audaci, rosa, arancio, giallo, che spuntano da blazer cammello, grigi e verdi militare. Gli abiti sono incisi, come slogan dichiarano la loro appartenenza. Fendi viene stapato così a contrasto sul fianco di pellicce lunghe fino al ginocchio, su trench trapuntati on colli leopardati, ciabatte di montone, calzini da running e sulle zip che chiudono maglie in jersey da ciclismo. Una collezione pratica, come l’ha definita la stilista, che pensa al comfort del viaggio, vedi mascherine per dormire e flight pillows, maxi shopping bag in peluche e cappotti come piumoni per un effetto soft bed.

Domenica 15 Gennaio

Dirk Bikkembergs – Lee Wood scende in campo da Bikkembergs senza paura. Usa i codici della maison e li fa suoi: pelle, militar style, dna sportivo tra parka-piumini e nylon hi-tech che si fondono con mini jacket cammello e pantaloni dai volumi ampi che giocano con pesi differenti. Colori basici. Bianco. Nero. Cammello. Verde. Monocromi assoluti e total print suit in micro check che riprende la grammatica workwear delle tute da officina ma con dettagli over come le maxi tasche applicate. Disciplina e gentilezza le parole di Mr. Wood. 

Federico Curradi – Lupus in fabula. Non c’è metafora più aderente a Curradi di questa. Così sulle note del pianista Benjamin Clementine sfila questo Lupo, simbolo di libertà e forza, istinto e tenacia, diviene l’anima della collezione dello stilista che lo disegna in modo ipnotico su coat avvolgenti, blouson in lana cotta, bomber. Parka-vestaglia, cashmere, cappotti morbidi e maglie lasciate non finite, sfilacciate sono le linee guida. Modelli che a piedi scalzi attraversano leggeri la passerella ma allo stesso tempo radicati alla terra. E ancora, maglie in seta su gessati di lana. Tra finito e non finito appare Curradi e la sua poesia di stile.

Salvatore Ferragamo – Nuovo capitolo per salvatore a Ferragamo,  quello scritto da Guillarme Meilland, nuovo direttore creativo del menswear della maison. Una storia che intreccia due diversi linguaggi. Quello di linee ampie, voluminose, morbide. E quello che racconta invece di figure slanciate, sottili, minimali. Le uscite alternavano cappotti con impuntire in pelle e blazer intarsiati con lane fluo portati con denim morbidi o stretti pantaloni in fustagno. Maglioni intrecciati, flight jacket in sued con colli in shearling, impermeabili d’ispirazione outdoor e peacoat doppiati in pelliccia. In spalla e alla mano dei nuovi gentleman di Ferragamo ci sono sacche in pelle over e zaino che si portano anche in versione marsupio. Il tutto a ritmo di un Sound techno tribale, forse unico accenno forte di modernità.

Prada – A casa di Miuccia ci sono letti con lenzuola di pelle carta da zucchero e giallo ocra. Così gli abiti in pelle color cammello, tabacco e cuoio su tortora, senape e rosso. Un gioco di cromie anni Settanta che riportano ai velluti per coat e pantaloni a palazzo su desert boot in cavallino. Maglioni patchwork e pelliccia su cinture e giacconi per il club ‘Prada Get Down’ che corre sul filo del tempo e dai Seventies scorre fino ai bohémienne francesi e alle tenute di caccia inglesi. Pull come tele di Morandi per un rinascimento italiano.

Moncler – Con corde e moschettoni, scarponcini da alpinismo, berretti in maglia e zaini dell’esercito, in una sovrapposizione di volumi di capispalla hi-tech ma dalla costruzione sartoriale. Entrano in scena così, in un bosco di pini e betulle innevate, gli escursionisti in cordata di Thome Browne per mostrare agli ospiti i capi della collezione Moncler Gamme Bleu rigorosamente declinata sulla palette dei bianchi, blu e rossi. Alla maniera di Browne, insomma. Una marcia lenta di scalatori d’alta quota vestiti di bermuda in flanella, mantelle, cardigan e bomber oversize. Di capi in lana jackard bouclé, in tweed o in Shetland, in nylon gommato che si alternano agli spigati Mackintosh e Cavalry twill.

Dsquared2 – Tocca ai gemelli Dsquared2 chiudere, tra l’altro con un party in stile après ski, la terza giornata delle sfilate milanesi. L’ispirazione, a quanto pare denominatore comune della prossima moda maschile, è la montagna. Canadese, ovviamente. Location in cui nasce il ‘glunge’ definito da Dean e Dan Caten un mix tra glamour e grunge. Una sfilata che ha riunito la collezione uomo e donna, fatta, per quanto riguarda il guardaroba maschile, capispalla over, giacche in denim e tela, montoni stampati a fiori e gilet black & white. Tra le uscite ecco poi la collaborazione co-branding con K-Way che reinventa l’iconica giacca impermeabile con con volume e reversibilità.

Sabato 14 Gennaio

Moschino – Moschino Lab. Nella fabbrica di Jeremy Scott lavorano uomini spaziali che sembrano usciti da un fumetto della Marvell. Giovani col basco in abito stampato con il codice binario di Matrix che come un mantra si ripete all’infinito. E ancora: punk style e l’immancabile denim. Militare è però la parola d’ordine della grammatica di stile per il prossimo inverno dove non mancano accenti eccentrici come la pelliccia a righe multicolor oppure la stampa mimetica che in realtà replica boccioli di rose. Una sorta di make love not war?

Versace – Architettura solida. Coat come tele su cui stampe geometriche di ripetono seriali nei toni caldi del rosso, porpora e rame. Ma anche rigore. Suit slim fit con cappotti vestaglia, ma anche montoni e pantaloni in pelle cari alla maison. Sotto solo sneaker a contrasto: bianco-nero, grey, rosso lacca. Non manca la vernice per trench coat e field jacket che sovrastano felpe stampate, mentre il motivo tartan sdrammatizza parka, bomber e piumini over. Lo sportswear si fonde con l’anima più elegante e la crasi è dark attire.

Les Hommes – Allora dell’imbrunire Les Hommes porta gli ospiti di Palazzo Serbelloni in un viaggio a bordo di un aereo dell’aviazione degli anni settanta. La coppia ‘Notte e Vandebosh’ impostano una traiettoria precisa: quella del punk-aviator. Un cocktail elettronico di giubbotti in feltro ben stretti da cinghie da paracadutista e morsetti in metallo con colli sherling e silhouette a triangolo che puntano dritti verso pantaloni skinny. A riparare dal vento pungente ecco maglioni in lana dai volumi extralarge su cui vincono nero, blu e rosso acceso come le luci degli stop. Non potevano mancare guanti in pelle, ma fino al gomito, capelli ingellati e gli intramontabili, a quanto pare, occhiali aviator-

Marni – Manifesto di stile a suon di beat. Linguaggi veloci e atteggiamento rilassato. Cortocircuito emozionale quello di Francesco Risso al debutto sulla passerella di Marni. Pelliccia, check e toni che dall’arancio al verde si accarezzano, mescolano o scontrano in un gioco di cromie e geometrie. La cintura? Sempre. Sopra la giacca come orpello di antica foggia militare. Divise-pijama e pump imbottite. Velluto a coste larghe per pants a vita alta e suit trapuntati fanno poi da cornice al mondo visionario e psichedelico del giovane designer.

Diesel Black Gold – Nuova location per Diesel Black Gold che sfila in un hangar sullo sfondo di impalcature smaltate di arancione a ritmo di Japan techno music. E infatti, Andreas Melbostad sembra essere appena tornato da un viaggio a Tokyo. I tagli sono tutti orientali, dai chiodi kimono ai parka con impunture argentate sulla schiena. E poi giacconi over, denim rigidi di manifattura giapponese, maglioni che si annodano in vita come cinture da karatè, colli altissimi e blazer con maniche trapuntate. Su tutto vince sempre e comunque il monocromatismo, firma indiscutibile dello stilista norvegese.

Emporio Armani – Sovrapposizioni in grey e blue. L’uomo Emporio gioca con le nuances care alla maison con giacche dalle nuove proporzioni. Corte e con profili stondati. Grafiche geometriche e pantaloni ampi con pinces si sposano poi ai coat in velluto maxi coste. Un uomo metropolitano che trasforma la city nella sua dimensione naturale. Così il backpack in pelle e pelliccia diventa un’armatura urban come le suole carrarmato di boots in pelle spazzolata. E la notte? Noir con un accento rock tra chiodo di pelle e parka hi-tech.

Dolce & Gabbana – Ed ecco quindi la volta di Dolce&Gabbana e dei suoi nuovi principi. Una corte di Millenials, influencer, ‘figli di’ (Silvester Stallone, Pamela Anderson, Jude Law, Lionel Richie), young celebrities con milioni di follower su Instagram (Lucky Blue Smith, Cameron Dallas, Brandon Lee), che, indossata la corona, smoking o tacchi a spillo, hanno disceso senza alcuna incertezza la ripida scalinata del castello degli stilisti siciliani. Il tutto sul ritmo della performance, parecchio energica, di Austin Mahone, cantante ventiduenne in super ascesa. Sulla passerella sguardi ammiccanti al pubblico e selfie di gruppo che hanno invaso il flusso dei social network, mossa astuta dal duo D&G, non che ne avessero necessità. E gli abiti? Un po’ in secondo piano, il pubblico era tutto concentrato sui monitor che annunciavano l’arrivo in passerella di questo o quest altro. Comunque. Una collezione regale ben orchestrata fatta di babbucce e sneaker ricamate, lingerie in bella mostra, bomber peluche e smoking, vestaglie, pigiami e denim ricamati con fili dorati. 

Venerdì 13 gennaio

Ad aprire le danze della moda meneghina è dunque Ports1961 con il suo ‘esercito dell’amore’, come l’ha definito Milan Vukmirovic che stampa su felpe con cappuccio la parola Amore in almeno quattro differenti lingue. Il ritmo della collezione cresce uscita dopo uscita. Batte sul ritmo dei sound anni Novanta, sulla musica londinese di una generazione stimolata al cambiamento. Una lotta quotidiana, insomma. Dove gli alleati sono parka catarifrangenti e bomber reversibili, cappotti con maniche tagliate, blouson chiusi da cinghie e catene che strisciano fino a terra, gilet come giubbotto anti proiettili, cappe militari con bottoni intarsiati, stole come coperte e colli legati a cappucci da infilare su maglioni fluo. Una divisa urbana per proteggersi, forse, non solo dal freddo.

Solo un’ora più tardi è la volta di Alessandro Sartori. Evento attesissimo che svela, al cospetto dei Sette Palazzi Celesti dell’artista Anselm Kiefer all’Hangar Bicocca, il nuovo corso di Ermenegildo Zegna Couture. Una passerella pulita e meticolosa nella lavorazione dei tessuti. Una palette di colori calda e decisa. Uno stile che spesso si è rifatto a quello dell’alta quota. Di tradizione sartoriale e ricerca hi-tech, una collezione multi culturale e multi-age (in passerella un’alternanza di modelli giovanissimi e uomini brizzolati) fatta di capispalla in feltro del Casentino, cashmere ultraleggero tessuto con fili di seta, pelle, denim, pantaloni tubolari e cartelle in cuoio da perfetto gentiluomo. E alla fine dello show, la famiglia Zegna ha scelto di brindare insieme agli ospiti con lenticchie e cotechino, polenta e gorgonzol, panettone e Champagne. Perfetta celebrazione di un ideale Capodanno, quello che segna l’inizio di una nuova stagione stilistica guidata da Sartori.