The Monuments men: eroi della cultura

The Monuments men: eroi della cultura

di Andrea Giordano

Eroi normali restati anonimi fino al lavoro dello scrittore Robert Edsel. E del regista George Clooney

Eroi ‘normali’, disposti a sacrificare la propria vita in nome della cultura e dell’arte. Questi erano i Monuments Men, un gruppo scelto di circa 350 tra uomini e donne, miliari e civili, che dal 1943 al 1951 prestarono servizio nella MIFAA (Monuments Fine Arts and Archives), la sezione “Archivi e Belle Arti” dell’esercito angloamericano.  

Il loro compito non fu solo quello di limitare i danni dei tanti patrimoni distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, ma quello soprattutto di recuperare le molteplici opere pittoriche, scultoree, religiose, trafugate dalla follia nazista capeggiata da Hitler. Da quel Terzo Reich che non volle solo lo sterminio della vita, ma anche quello della cultura. L’annientamento dell’esistenza.

Fu grazie a questi eroi che si poterono salvare capolavori assoluti di autori come Rembrandt, Vermeer, Michelangelo, Donatello, Pontormo, riportati nei loro luoghi d’origine o in certi casi nascosti per poi essere consegnati a istituzioni e musei.

I volti e le storie straordinarie di questi uomini per anni sono rimasti nel dimenticatoio, fino a quando lo scrittore Robert Edsel ne ha scoperto le gesta e i racconti. Da lì è nato un romanzo bestseller: Monuments Men, eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia (in Italia edito da Sperling & Kupfer), scritto insieme a Brett Witter. Più di un libro in verità: il documento letterario per ricordare.

Epica di altri tempi che ha affascinato George Clooney. Da questo saggio ha tratto ispirazione per il suo viaggio cinematografico in cui otto eroi vengono celebrati. Il risultato è il film appena presentato ‘The Monuments Man’. Nomi come quelli di James Rorimer, George Stout, Rich Campbell, Walter Garfield, Jean-Claude Clermont, tornano a essere d’attualità, nuovamente simboli di una sfida al potere più folle e insensato.

Tra loro, anche un italiano: Rodolfo Siviero, capo dell’Ufficio Recupero. Salvò lui l’Annunciazione del Beato Angelico, venne soprannominato lo “007 dell’arte” e lavorò fino alla sua morte, nel 1983. E altre opere, oggi, senza il suo lavoro e quello degli altri eroi, non sarebbero al loro posto: tra queste il Cenacolo di Leonardo da Vinci.