Dallo street style ai jeans, passando per gli Stati Uniti e l’Inghilterra, ecco il ritratto di un uomo simbolo della Milano degli anni ’80 e ’90

Ha portato Milano nel mondo, l’ha resa più pop e meno snob, l’ha scaraventata, non senza effetti collaterali, nella Carnaby Street dei mercatini vintage e nello Studio 54 di New York. 

Un ciclone a tinte forti Elio Fiorucci, che si è spento oggi, forse per un malore, all’alba degli ottant’anni, nella sua Milano, quella nella quale ha aperto il suo primo negozio, in Galleria Passerella, forse il primo vero concept store con le ultime novità in voga a Londra e New York, a due passi dall’imponente simbolo del rigore meneghino, il Duomo. Uno spazio di ricerca, disegnato dalla scultrice Amalia Del Ponte, con l’impianto musicale curato da Cesare Fiorese, che aveva già firmato prima i progetti per molte discoteche spagnole. Ha solo 30 anni, nel 1967, ed ha poco lasciato l’officina del papà, che aiutava nel negozio di pantofole e la sua ironia a tinte pop fa breccia nel cuore delle sue clienti, una categoria unica e trasversvale che abbracciava adolescenti e signore borghesi in cerca di trasgressione, punk e rocker. Un distillato di ironia pop, il suo, che troverà il perfetto simbolo nei due angioletti, disegnati dall’architetto Italo Lupi nel 1970, che avrebbero firmato i suoi jeans, vero e proprio oggetto di culto. 

A Londra esce con Mary Quant e Biba, a New York conquista Andy Warhol, che per il lancio del suo magazine Interview, sceglie proprio il primo negozio aperto da Fiorucci oltreoceano, nella 57esima strada a New York, il primo di una lunga serie. Un negozio-showroom al civico 254, con dei locali da Fiorucci scartati e dati da lui in affitto, sul cui suolo sarebbe nata una leggenda dell’epoca: lo Studio 54, il locale ritrovo di divinità del rock e della New York che contava. Mick Jagger e Keith Haring, Basquiat e Truman Capote. E poi le donne, Grace Jones e Bianca Jagger tra le altre, tutte orgogliose testimonial del jeans Fiorucci, soprattutto quando, nell’81, crea una mischia di lycra e denim che regala al jeans una vestibilità più sensuale, attillata. 

Un milanese classe ’35 che ha nella migliore tradizione pop warholiana, ‘dato alla gente qualcosa di cui non aveva bisogno,ma che lui, per qualche motivazione, pensava fosse una buona idea dargli’. Un jeans attillato, delle t-shirt con stampate i personaggi Disney, e sul finire, delle pantofole per celebrare i suoi inizi. Il tutto, con quella sua allegria disincantata ma genuina, che ha conquistato il mondo.