Torna al cinema con The Revenant, candidandosi nuovamente all’Oscar (mai vinto): ecco quali sono gli altri cinque ruoli dell’attore americano che avrebbero meritato la statuetta

Alejandro Iñárritu non è regista dalle mezze misure, così come Di Caprio non è uno che si tira indietro di fonte alle prove estreme, soprattutto, quando potrebbero portarlo a raggiungere l‘Oscar, finora mai vinto. 

L’occasione buona potrebbe arrivare finalmente quest’anno con The Revenant – Il redivivo, pellicola del regista messicano (che invece il premio Oscar l’ha vinto l’anno scorso, con Birdman) nelle sale dal 16 Gennaio in Italia. Ryuichi Sakamoto a curare la colonna sonora, Emmanuel Lubezki come direttore della fotografia, la storia è quella vera di Hugh Glass, cacciatore americano che nel  freddissimo Nord Dakota del 1823 dopo essere stato attaccato da un orso, viene abbandonato dai compagni di viaggio che lo danno già per spacciato. La pellicola più difficile che l’attore abbia mai girato, secondo quanto ammesso dallo stesso Di Caprio durante una recente intervista, l’amore per il realismo di Iñárritu lo ha spinto a doversi ricoprire di formiche importate dalla Columbia Britannica, trovarsi spesso a rischio di ipotermia, e dover addirittura mangiare del fegato crudo di bisonte.

Degli sforzi che si spera saranno ripagati con una statuetta, anche se sono molti i titoli nei quali Leo avrebbe dovuto ottenere un riconoscimento maggiore.

Un esempio è Blood Diamond del 2006, nel quale è Danny Archer, mercenario impegnato nel contrabbando di diamanti durante la guerra civile del 1999 del Ruf in Sierra Leone. L’incontro con un pescatore, Solomon, che ha trovato un diamante rosa dal valore inestimabile e l’atrocità della guerra lo conducono di fronte ad un dilemma morale. Un ruolo intenso, per il quale guadagnò la nomination ma non la vittoria, che andò a Forest Whitaker (L’ultimo re di Scozia).

Re del trasformismo ed erede di Jack Nicholson, che ha dimostrato di saper imitare alla perfezione, Leo è stato anche J. Edgar nell’omonimo film di Clint Eastwood, incentrato sulla storia del controverso direttore dell’FBI del titolo. Tra operato politico e vita privata (compresa la sua presunta omosessualità) la versione di Leo di Edgar è acclamata da chiunque come magistrale, sottile, suadente, ma il film in generale non piace, e non arriva neanche alla nomination. 

Attore feticcio di Martin Scorsese, che lo vuole in quasi tutti i suoi film, Leo è anche Amsterdam Vallon in Gangs of New York del 2002: alla ricerca della vendetta contro chi ha ucciso il padre per ottenere il controllo del degradato quartiere di Five Points, nella New York del 1800, si confronta con un Daniel Day-Lewis monumentale nel ruolo del realmente esistito William ‘The Butcher’Poole, tanto che è Lewis quello a ricevere la nomination (che poi perderà in favore di Adrien Brody ne Il Pianista).

Altra pellicola di Scorsese nella quale Di Caprio brilla è The Departed – Il bene e il male, dove si confronta proprio con Jack Nicholson nel ruolo di un malavitoso irlandese che Di Caprio deve incastrare, come poliziotto infiltrato nella sua gang. Nomination a molti award, l’Academy lo snobba ancora.

Forse il più clamoroso episodio è quello di Revolutionary Road, lungometraggio del 2008 diretto da Sam Mendes nel quale, in compagnia dell’amica e collega Kate Winslet, Di Caprio racconta l’illusione del sogno americano nella New York degli anni cinquanta. A rivoltarglisi contro, in quel caso, è il talento della Winslet, vera protagonista di una pellicola che è una dura critica al ruolo femminile dell’epoca, che lo adombra al punto da guadagnare la  vittoria come miglior attrice ai Golden Globe, mentre la statuetta sarà assegnata da uno struggente Sean Penn in Milk.

E chissà che, con le nomination per gli Oscar annunciate il 14 del mese, per Leo non sia la volta buona.