Dagli anni Quaranta ai Sessanta, fino al look degli hipster: un libro racconta i tagli di capelli di tendenza negli anni

I capelli come barometro dello scorrere del tempo e dei cambiamenti sociali: Giulia Pivetta, autrice di Barber Couture (edito da 24 Ore Cultura, con disegni di Matteo Guarnaccia in mostra alla barberia Bullfrog da poco aperta in via Dante 4, a Milano), spiega come questo fattore estetico non solo racconti uno stile ma sia anche ‘termometro’ rivoluzionario.

Perché i capelli come parametro? Estremamente facili da gestire, i capelli sono sempre stati al centro del look maschile: bastano un paio di forbici e uno specchio per cambiare. A differenza della moda, che può essere anche molto dispendiosa, rinnovare il proprio taglio è più facile e veloce e, in alcuni casi, anche economico.

Quali sono le epoche più importanti? Da sempre gli uomini usano i loro capelli per sottolineare l’appartenenza a un gruppo, l’adesione anche a un movimento sociale o ideologico: durante la seconda metà degli anni Sessanta e nei Settanta furono molti i bianchi che seguirono il movimento rivoluzionario black che si esprimeva con capelli liberi oppure nei Cinquanta molti prediligevano lo stile Italiano adottato dagli attori della Dolce Vita – riga di lato e brillantina erano uno status symbol.

Un occhio al presente. Se da una parte il primo decennio del 2000 è stato un periodo tranquillo, senza cambiamenti, e si è un pò persa la connotazione sociale, è vero però che c’è un ritorno al passato: finita l’epoca dell’eccentricità e dell’estrosità, il periodo attuale è caratterizzato dal rigore e dal basic che sottolineano il bisogno di regole e solidità. È anche per questo che, soprattutto nelle grandi città, gli uomini ritornano a frequentare le barberie, dimenticate per un certo periodo, e ora ritornate in auge.