Brunello Cucinelli: con la mente, con  le mani

Brunello Cucinelli: con la mente, con le mani

di Gianluca Cantaro

Brunello Cucinelli ci racconta la sua idea di impresa, nella quale tutto è collegato: il bello dell’Italia,
il capitalismo umanistico, la differenza tra educazione e istruzione, l’importanza dei libri. Per questo, ispirandosi a due grandiose figure del passato, sta costruendo una Biblioteca Universale

«Se mi chiedi come va la moda italiana, io ti rispondo benissimo», esclama Brunello Cucinelli parlando di made in Italy. L’industriale umbro è diventato un simbolo globale del tricolore anche grazie all’impronta umanistica che ha dato al suo modo di fare impresa. Qualcosa che nasce anche dalle profonde radici della cultura italiana e mediterranea e che ha riassunto nelle parole pronunciate allo scorso G20 di Roma dove è stato invitato dal presidente del Consiglio Mario Draghi: «Da ragazzo vidi gli occhi lucidi di mio padre umiliato e offeso sul lavoro. Ancora oggi non capisco perché si debba umiliare e offendere. Ispirato dal dolore che lessi in quello sguardo decisi che il sogno della mia vita sarebbe stato vivere e lavorare per la dignità morale ed economica dell’uomo. Volevo un’impresa che facesse sani profitti, ma li facesse con etica, dignità e morale. Siamo quotati in borsa, mi piaceva un’impresa che avesse una equilibrata e garbata crescita. Volevo che gli esseri umani lavorassero in luoghi leggermente più belli, guadagnassero qualche cosa in più come salario e si sentissero al lavoro come anime pensanti». Parole chiarissime pronunciate dall’impresario nato a Monte Rigone, provincia di Perugia, che prevede di giungere a un giro d’affari di 1,1 miliardi di euro entro il 2028, come pubblicato da MFFashion.

«L’arrivo di Draghi ha ridato autorevolezza al Paese; il presidente della Repubblica raccomanda di essere umili, garbati, seri», sottolinea. «Loro hanno restituito credibilità economica, per la gestione finanziaria, gestionale, per come ci siamo comportati in pandemia; hanno generato in noi una scintilla che ci ha fatto tornare a credere nel valore della nazione. Un esempio potrebbero essere i successi sportivi alle Olimpiadi o agli ultimi Europei di calcio che sono stati spinti anche dalla passione, oltre che dal talento. Una serie di situazioni che ci hanno trasmesso un’estrema positività».

Anche l’entusiasmo per la vita, che l’imprenditore esprime attraverso il suo modo di parlare pacato e riflessivo, è stato parte del discorso pronunciato al summit romano: «Il nostro premier», ricorda, «mi aveva chiesto di tenere una testimonianza sull’umana sostenibilità e il capitalismo umanistico. Se tiriamo le somme degli ultimi due anni possiamo dire che siamo al momento del riequilibrio economico. Però attenzione, non voglio dire che non sia stato un periodo duro per molti, ma secondo me la moda non è stata così penalizzata. Se penso a quanto hanno sofferto le compagnie aeree, mi sento fortunato. Oltretutto, le prospettive di crescita sono del 6%, quindi è un chiaro fremito di rinascita fatto di tanti progetti, a ogni livello. Non ti nascondo che mi sembra che stiamo riscoprendo tutto il bello dell’essere italiani».


Tra le grandi sfide ce n’è anche una tutta sua, importante: la Biblioteca Universale presentata lo scorso 28 ottobre a Milano. Un’istituzione generale che abbraccerà filosofia, architettura, letteratura, poesia e artigianato: cinque grandi discipline affrontate con meticolosa profondità e che sarà inaugurata nel 2024 in una villa del ’700 di circa 2.000 mq all’interno del borgo di Solomeo, dove l’imprenditore ha creato un “paese-azienda” unico al mondo. Una volta completata, conterrà circa 500.000 volumi, partendo dai 35.000 che ci saranno al momento dell’apertura e che un gruppo di esperti sta già selezionando in tutti i continenti. Quelli che non hanno una versione italiana saranno anche tradotti. «Per questa idea ci siamo ispirati sia al grande Tolomeo I di Alessandria sia all’imperatore Adriano quando dice: “I libri mi hanno indicato la via della vita; da grande, la vita mi ha fatto comprendere il contenuto dei libri. Chi costruirà biblioteche avrà costruito granai pubblici per le future generazioni”».

Cucinelli ripone grande fiducia e speranza proprio sui giovani e li incentiva a informarsi e avere sete di conoscenza, ma con una visione inaspettatamente “punk”: «Trovo grande positività nei ragazzi», spiega. «Consiglio sempre loro, andando all’università, di studiare il giusto, ma non troppo, perché vi è un’intelligenza dell’apprendimento e una dell’anima. Il mio desiderio è che tornino a sviluppare anche la seconda, perché è un aspetto fondamentale. Da noi le scuole sono istituzioni ottime perché siamo aperti al mondo, ma in parte abbiamo sostituito l’educazione con l’istruzione: un essere umano educato è pronto a comprendere e accogliere le diversità di culture e luoghi, uno istruito è soltanto un conoscitore di qualcosa». Una teoria che potrebbe sembrare impopolare, ma che invece ha un fondamento di verità. Infatti a chi sta crescendo insegna anche l’umiltà e la consapevolezza di quello che è la nostra terra sia dal punto di vista culturale sia da quello manageriale (secondo il suo stile).

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«Non dimentichiamoci che siamo una nazione di produttori veri», spiega analizzando come il made in Italy rappresenta la grande maggioranza dei prodotti luxury a livello mondiale e afferma che non è importante il logo impresso su una borsa o su un abito quanto il suo valore, che è il risultato della capacità della mente e della manualità nostrane, un tesoro da preservare «whatever it takes», per citare Draghi. «Il 52% di ciò che facciamo a Solomeo è fatto a mano e per sostenerlo si deve anche dare dignità a chi lo realizza» e sottolinea che, se prima essere sarti non era cool, ora anche i più giovani ne vanno orgogliosi. «Con il sistema italiano abbiamo creato una filiera che si basa sui valori. Basti vedere come le grandi multinazionali del lusso vogliono investire nelle nostre piccole realtà». Per lui conta di più tutelare questa unicità piuttosto che piagnucolare sul fatto che siano state comprate da aziende straniere. Se gli obiettivi sono la valorizzazione, la protezione e la progettualità, il resto non conta. Con orgoglio nazionale, il pensiero di Cucinelli rimarca come l’Italia abbia degli standard altissimi, che però ci sembrano normali. Come a dire che, per noi, l’eccellenza è un punto di partenza, non di arrivo.