Il cambiamento climatico? Un’installazione racconta l’emergenza in atto
© Dotdotdot per MAA

Il cambiamento climatico? Un’installazione racconta l’emergenza in atto

di Carolina Saporiti

Scienza, cultura e design si incontrano in un percorso multisensoriale al Maat di Lisbona raccontando l’attuale emergenza climatica per generare una presa di coscienza individuale e collettiva sul tema. E aspettando di vederla dal vivo, ci siamo fatti raccontare com’è davvero la situazione.

Ogni giorno, in media, produciamo circa 1,25 kg di spazzatura. È tanto o poco? Difficile dirlo. Come ci ha detto Sara Goulart, EDP Deputy Director for Climate and Environment (EDP è fornitore di energia elettrica in Portogallo): “La scienza è complessa”. Complessa da capire e da comunicare. Uno dei risvolti positivi della pandemia è l’aver (ri)dato un ruolo importante alla scienza, d’altra parte però, per la maggior parte delle persone è difficile interpretare il suo linguaggio fatto di numeri e di dati. Con la volontà di rendere la scienza a portata di tutti e di trasmettere alcuni messaggi sul cambiamento climatico è nata l’installazione che inaugurerà il 5 aprile al maat – Museo di Arte, Architettura e Tecnologia di Lisbona, EARTH BITS – Sensing the Planetary, un progetto della curatrice Beatrice Leanza e realizzato con il supporto scientifico e la collaborazione di ESA (European Space Agency), IEA (International Energy Agency), EDP Innovation (Energias de Portugal) e EDP Sustainability.

Allo studio milanese Dotdotdot è stato dato il compito di tradurre in un linguaggio comprensibile e accessibile i dati scientifici. Dotdotdot è una delle prime società italiane che si occupa di Interaction Design grazie a competenze multidisciplinari, di ricerca e innovazione. A loro è stato chiesto di indagare in modo innovativo i diversi fenomeni antropogenici che stanno alla base della crisi climatica, a partire dalla decodificazione e semplificazione di complessi dati scientifici. “Il nostro contributo è legato alla consapevolezza. Il nostro lavoro – ci racconta al telefono Alessandro Masserdotti, co-founder e CTO Dotdotdot – è rendere fruibili i dati”. 

E per farlo è stato scelto di fare una narrazione pensata come un viaggio: “L’idea è di mostrare realmente a chi visiterà la mostra che impatto ha sull’ambiente per aumentare la consapevolezza – continua Masserdotti – Troppo spesso pensiamo solo al nostro ‘backyard’, invece le nostre azioni hanno conseguenze non solo nelle nostre case, ma nel mondo”.

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Data visualization dei venti durante l’estate 2020 – dati dei satelliti dal programma ESA Copernicus (European Space Agency).

Il racconto si snoda in quattro installazioni multimediali – “POWER RINGS”, “24HOURS: THE ECOLOGY AND ENERGY OF OUR FLUX”, “THE CO2 MIXER”, “PLANET CALLS – Imaging Climate Change” – che restituiscono al visitatore una serie di evidenze scientifiche sulla crisi ambientale e sulla centralità del consumo energetico provocato dall’uomo attraverso uno scenario di responsabilità, singole e collettive, per arrivare a una visione globale e cosmologica. Non ci sono pregiudizi né giudizi: la narrazione parte da dati scientifici che sono sempre puri e visibili; l’estetica interviene poi per rendere l’informazione affascinante. 

Ma di “affascinante” a proposito della situazione climatica c’è poco, a detta della scienza. “Siamo in ritardo per evitare il cambiamento climatico” ci dice al telefono Sara Goulart “ma – aggiunge – siamo in tempo per mitigare e ridurre i suoi effetti. Dobbiamo essere veloci, collaborativi e generosi con i Paesi in via di sviluppo. Dobbiamo imparare a scegliere e, come consumatori, dobbiamo chiedere maggiori informazioni. Dobbiamo diventare consumatori più responsabili”. 

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Prototipo in scala in studio a Milano della dataviz “Power Rings” –
video realizzato con i dati del consumo elettrico del Portogallo (2019 – 2020) in collaborazione con EDP Innovation.

La temperatura globale si è innalzata di 1°C rispetto all’era pre-industriale e anche se questo può sembrare poco, in realtà è tantissimo: basti pensare a quando in casa la temperatura scende di un grado e i nostri piedi e le nostre mani se ne accorgono immediatamente. È molto soprattutto se si pensa che secondo gli accordi dell’accordo di Parigi del 2015 la temperatura media mondiale non deve superare 1,5°/2°C. Per ridurre la sua crescita dobbiamo diminuire le immissioni di CO₂. In questo senso sono arrivate alcune buone notizie recentemente da Europa e Cina che hanno annunciato obiettivi molto ambiziosi. 

L’esibizione di Lisbona, però, ha un occhio – come si diceva – rivolto molto sulla responsabilità personale che ci fanno riflettere sulla nostra vita e potrebbero farci chiedere: “Mi serve davvero un’automobile? Bevo troppo caffè? Mangio troppa carne?” È una bella provocazione perché ci fa rendere conto che la nostra vita non è sostenibile. “Le installazioni hanno l’obiettivo di dare un aspetto visivo ai nostri consumi invitandoci a un’inversione di tendenza o quanto meno a intraprendere cambiamenti nelle nostre abitudini. Non solo, Earth Bits ci dà anche un’idea più chiara delle disuguaglianze esistenti nel nostro mondo; capiamo che siamo tutti parte dello stesso mondo, che contribuiamo tutti alla media e che dobbiamo essere collaborativi per cambiare”. Allo stesso tempo, però, Goulart insiste sul ruolo determinante dei governatori: “Non basta l’individuo, sono loro che devono fare tanto. E noi dobbiamo imparare a chiederglielo”.