Chiara  Corapi

Chiara Corapi

La notte di Capodanno, in piazza del Duomo a Milano, Chiara Corapi, 19 anni, vede una coetanea aggredita da un gruppo di ragazzi. Si infila nel mucchio, lei così minuta, e la salva. In seguito contribuisce, all’arresto di alcuni degli aggressori nell’ambito dell’inchiesta scattata anche grazie a un suo video. Chi è Chiara Corapi? Cosa fa, cosa pensa, cosa sogna una ragazza capace di un’azione così coraggiosa?

di Natascha Lusenti

Il fatto che vogliono parlare con te, sei stata in tv, sei sulla copertina di Icon, come ti fa sentire?

Tutte queste attenzioni mi imbarazzano, però, dai, è per una giusta causa, lo faccio volentieri.

Cosa ti hanno detto le persone che ti conoscono?

I miei amici mi hanno fatto dei gran complimenti, e pure i miei genitori sono molto fieri di me, anche per il fatto che ho rischiato veramente tanto per quel che ho fatto, ad aiutarla. A scuola ne ho parlato con dei professori, anche loro sono molto orgogliosi, e mi hanno fatto i complimenti.

Avevi mai visto una cosa del genere?

Violenze sì, le classiche risse di paese, ma quella non lo era.

Ti sei accorta subito che c’era qualcosa che non andava?

No, volevo solo fare una storia per Instagram, era tutto tranquillissimo: tre minuti dopo, casino. Ho stoppato il video e mi sono detta “qua la situazione è grave”. Poi ho visto la ragazza: era nuda e non voleva starci lì. Aveva solo le mutande e il giubbotto rosso, piangeva e chiedeva aiuto.

Come ha fatto a ritrovarsi accerchiata?

Tutto è nato perché le hanno toccato il sedere, lei si è arrabbiata, pensava volessero il portafoglio e il telefono, glieli ha dati, però non bastava.

Quanti erano?

Una trentina, tra i 15 e i 30 anni, mulatti, neri, bianchi, tutti ammucchiati attorno a lei.

Come ti è venuto di buttarti?

Eh, perché ho pensato «E se fossi stata io?», o mia sorella o una mia amica?, cioè vorrei che mi aiutassero, non che guardano e vanno via.

Quante file di ragazzi hai dovuto attraversare?

Saranno state cinque.

E che hai fatto quando sei riuscita ad arrivare da lei?

Ho aperto le braccia, ho spinto più gente possibile dietro di me, e dopo è intervenuta la polizia, per fortuna.

E la ragazza cosa ti ha detto?

Mi ha ringraziato infinitamente. Poi ho passato quattro ore con lei in ospedale.

Ti ricordi le facce dei ragazzi che erano lì?

Alcune sì, infatti dopo devo andare in Questura per il riconoscimento. («Ne ho riconosciuti due», ci dirà il giorno dopo in un messaggio vocale).


Ti preoccupa?

No. Ma ho un po’ paura a girare a Milano, che qualcuno mi riconosca. Però non rinnego niente.

Prima di questo fatto ti era mai capitato di leggere articoli o soffermarti su casi di violenze come questa?

Non guardo mai la tv e nemmeno i giornali, zero.

Molti sono colpiti dal tuo gesto, secondo te perché?

Perché non tutti l’avrebbero fatto.

Questo lo pensi?

No, proprio me l’han detto.

Tu come ti definiresti?

Boh… buona e giusta? (ride) Non lo so.

Ti senti giusta?
Sì.

Perché?

Perché ho fatto una cosa giusta.

Se ripensi a ciò che è successo quella sera sei molto arrabbiata?

Sì, sono schifata.

Ti è mai capitato di sentirti, non dico in pericolo ma di guardarti attorno per il fatto che sei una ragazza?

Se metto il cappuccio, tutti i capelli dentro, sembro un maschio. Anche quella notte a Milano ero vestita così: non hanno notato che ero una ragazza.

Quindi stai dicendo che, siccome ti prendono per un maschio, non ti senti in pericolo?

Sembra assurdo, ma alla fine è così.

Senti di avere meno possibilità, rispetto ai maschi, per il fatto di essere una ragazza?

No, sono più intelligente di loro (ride)

Perché?

Eh, sono stupidi i maschi. Pensano a tre cose: soldi, tipe, e gli amici, basta. Invece le ragazze sono più sul trucco, amiche, ballare, aperitivo in centro (ride).

E tu a cosa pensi?

Agli amici, agli amici, alla famiglia, agli amici. E anche ai soldi, dai.

Che sogni hai, Chiara?

Mi piace la moda, vorrei aprire un negozio o direttamente un brand. Disegnare non è il mio forte ma lo farei fare agli altri.

Cosa studi?

Servizi sociali, in teoria per fare l’infermiera. L’ho scelto perché mi dicevano che era facile (ride)… Ma non è facile».

Che cosa vorresti per i ragazzi della vostra età?
Boh.

Di cosa c’è bisogno?

Di empatia.

C’è qualcosa di te che non ti piace?

Sono molto impulsiva, anche se non sembra, ho un lato di me che è orribile.

Perché dici orribile?

Perché mi incazzo facilmente (mostra le mani, segnate).

Hai fatto a botte?

Col muro: lo faccio quando non so dove scaricare la rabbia.

Cos’è che ti fa incazzare?

Boh, un po’ tutto. Una volta ho preso a pugni il muro perché avevo la febbre, era sabato e volevo uscire, capito a che livelli sono?

Che cosa suggerisci per farti passare questa incazzatura?

Non avere mai la febbre il sabato.

Anche quello che hai fatto a Capodanno è impulsivo.

Esatto. Non ho minimamente pensato alle conseguenze. Ho fatto. Punto. Non c’era nient’altro.

Sentivi che dovevi farlo, che era giusto?

Sì, esatto. Che dovevo essere lì, non dovevo andare via, dovevo farmi i cazzi suoi.

Photo by Luca Stoppini