Cody Simpson, un concentrato di talenti

Cody Simpson, un concentrato di talenti

Definirlo un personaggio poliedrico è riduttivo. La popstar australiana è un concentrato di talenti in arti e discipline lontane tra loro. E’ anche musicista di fama mondiale, ma anche attore, scrittore, ballerino, modello. E nuotatore in lizza per le Olimpiadi di Tokyo.

Photo: Carter Smith
di Andrea Giordano

Scrittore, poeta, attore, nuotatore, ballerino, modello, ovviamente musicista e compositore. Una vita votata all’essere poliedrico, trasversale, a dettare (in)consapevolmente regole, pop, rock, a fare la differenza, da artista, simbolo impegnato di una generazione nonostante i suoi soli 24 anni. Una vita alla Cody Simpson, anima e corpo, voce e chitarra, impregnata di forza e coraggio creativo, una sfida costante, moderna, in ogni campo nel quale è riuscito finora a dimostrare chi è veramente. A partire dalle due medaglie d’oro vinte da adolescente ai Queensland Swimming Championships, là dov’è nato, in Australia, a Gold Cost, fino alle decine di singoli, quattro EP (4 U, Coast to Coast, Wave, B-Sides), i tre album pubblicati tra il 2012 e il 2015, Paradise, Surfers Paradise e Free, a cui si sta per aggiungere uno nuovo, ancora in fase di lavorazione, di cui, in esclusiva ad Icon, inizia a svelarci qualcosa. «Sarà il quarto da solista, e sicuramente la mia dichiarazione musicale più toccante fino a oggi. È una raccolta che ho scritto e coprodotto dall’inizio alla fine. Trae ispirazione dalle prime influenze di Sting, dai lavori successivi dei Coldplay e da cantautori come Ben Harper, Jack Johnson, John Mayer. Questo album sottolinea il cambiamento delle maree, una svolta nel tempo, non solo nella mia vita, ma nella storia del mondo». Ed è proprio nella musica, in quell’universo speciale di parole e note, in cui si ritrova maggiormente, raccogliendo le proprie idee, dando significato a tutto, evocando nei suoi testi temi come il consumismo, l’unità, la libertà, la ribellione, l’ambientalismo e la conservazione dell’oceano. Paesaggi musicali. «Sento che la musica evoca un senso di speranza, ottimismo, sentimenti di nostalgia. La sensazione è di abbracciare qualcosa a favore di una nuova esistenza, che sia più in linea con la visione che ho. Gli otto giorni passati a registrare a Los Angeles sono stati magici».

Photo: Carter Smith
T shirt e pantaloni Giorgio Armani, scarpe Dior

Los Angeles dunque, punto di partenza e approdo, la sua città d’adozione, nella quale vive, (re)inventa, diventa allora il cuore, lo sfondo della nostra intervista, in cui ad un certo punto il sogno inizia a essere il filo conduttore per il 2021. Sogni dunque, ambizioni, legate soprattutto alle Olimpiadi estive di Tokyo, posticipate l’anno scorso a causa della pandemia, e che si dovrebbero finalmente svolgere tra la fine di luglio e l’inizio di agosto prossimo. Sogni a cinque cerchi, negli stili libero, farfalla e misti, provando, chissà, a conquistare un traguardo prezioso, un appuntamento per il quale si sta allenando duramente come ci racconta.

«Lottare per una medaglia? Forse un giorno, ma sono pronto per questa competizione. Nuotare è una cosa organica, viscerale, in cui riesco sempre a imparare qualcosa di me. Amo il modo in cui mi fa sentire. I miei genitori erano nuotatori professionisti, io stesso ho cominciato quando ero un ragazzino a confrontarmi ad alti livelli, ma da atleta, però, hai una finestra limitata in cui puoi essere grande, di solito avviene quando sei più giovane». Bruciare le vasche, macinare record, nel suo caso, gli è servito a porsi comunque ulteriori obiettivi, oltre i propri limiti, fisici, mentali. «Idolatravo campioni come Ian Thorpe e Michael Phelps, ora sono molto fortunato di poter parlare con loro, li considero dei mentori, eroi capaci di cambiare la storia sportiva, e riscriverne le regole». Ed è proprio nel mito iconico, passato e presente, che Cody prova a guardare, ricalibrando la sua ricerca narrativa, esistenziale, da bohémien (e surfista) del nuovo Millennio.

«Sono attratto da musicisti, Bob Dylan, Neil Young, Donavon Frankenreiter, e star del cinema degli anni 50 e 60, in particolare Steve McQueen, Paul Newman, Elvis Presley, Chet Baker, James Dean, in quel gioiello filmico che continua a essere Gioventù bruciata. Uomini che hanno ignorato lo status quo e le tendenze a favore dell’eternità». «In realtà non mi piacciono affatto le tendenze, anzi ho smesso di seguirle probabilmente cinque o sei anni fa. So di aver attraversato molte fasi per arrivare a dove sono ora nel mio stile, ed è divertente perché quando maturi ti piace provare, sperimentare cose diverse. La cosa bella dell’esplorare la moda sta proprio nello scoprire oltremodo la semplicità, il minimalismo, la funzionalità attraente di certi capi, fosse solo una maglietta bianca, abbinati a un jeans. Non è solo cosa porti, è come e che valore gli dai».

Photo: Carter Smith
Giacca e maglia Bottega
Veneta, shorts Hiro Clark,
calze Gallo, scarpe Dior

In egual modo, dal teatro (è stato protagonista a Broadway nel musical Anastasia) al cinema, dove lo vedremo nel cast di Smiley Face Killers, thriller-horror diretto da Tim Hunter, tratto da un romanzo di Bret Easton Ellis, Cody sembra trovarsi sempre al punto giusto, con eleganza e senza paura. «Ho l’abitudine di accettare e di dire di sì a molte cose mi capitino, è uno dei motivi per cui ho fatto tanto fino ad ora. Ma può essere anche una maledizione, per questo ho dovuto trovare modi per bilanciare la mia quotidianità senza farmi travolgere».

Cody e il mostrarsi senza schemi e schermi allora, quanto i suoi tatuaggi, diversi, collezionati dall’età di 17 anni, che sono, però, mappe in grado di segnare il corpo come un sentiero, pieno di vita e memoria, che non smetterà di farseli, dice, per lasciare spazio ad altre esperienze, storie da raccontare, e raccontarsi, quasi in un romanzo di formazione, chiamato a prendere forma, testimonianza concreta, responsabilità. Succede nei panni di Ocean Advocate addirittura per le Nazioni Unite, un incarico (iniziato nel 2017) a cui tiene particolarmente. «Lo vedo come un dovere verso gli altri giovani: condividere messaggi, tematiche, sul sensibilizzare e supportare il vivere in modo più sostenibile è cruciale oggi. Non dobbiamo dimenticarcelo, è in gioco il nostro futuro».

Photo: Carter Smith
Giacca, T shirt e jeans Dior.

Impegno da una parte, scrittura creativa, poesia e prosa dall’altra: Cody narra, rivendica il cambiamento, intrecciando letteratura e musica. Non una scelta dettata dal caso, semmai una precisa volontà, desiderio, quello di mettere in scena il suo pensiero, il desiderio di esprimersi a livelli ben chiari. L’ultimo caso è proprio il suo ultimo libro, Prince Neptune, appena uscito e disponibile digitalmente, un viaggio (citando nel titolo un po’ Niccolò Macchiavelli, richiamando poi il Dio romano del mare), dove Jack Kerouac sembra incontrare Arthur Rimbaud, a metà fra mito e attualità. Una lettera aperta in primis nei confronti della Natura: momenti e luoghi, parole e immagini, che permettono così di essere trasportati negli argomenti a lui maggiormente vicini, l’ambientalismo appunto, o la preoccupazione nei confronti del Pianeta. «Mi ispiro a poeti e persone che non scrivevano necessariamente, ma che vivevano poeticamente: Kerouac stesso, Henry David Thoreau, Duke Kahanamoku, Allen Ginsberg o Miki Dora. Uomini che non hanno preso la vita come gli era stata data dal loro governo, o dalla loro società, ma che hanno vissuto per se stessi e lo hanno fatto senza scusarsi».

Photo: Carter Smith
Styling: Andrew T. Vottero
Grooming: Mira Chai Hyde