Alla Cardi Gallery di Milano “I dormienti” di Mimmo Paladino in un nuovo allestimento teatrale
Lorenzo Palmieri

Alla Cardi Gallery di Milano “I dormienti” di Mimmo Paladino in un nuovo allestimento teatrale

di Carolina Saporiti

Artista, pittore, scultore, tra i maggiori esponenti della Transavanguardia italiana, l’opera di Mimmo Paladino esposta per la prima volta nel 1998, torna in scena a Milano, in una mostra che inaugura il 22 febbraio, con un allestimento nuovo.

L’arte è universale? E le opere contengono messaggi che l’artista può (o deve?) spiegare o ognuno può interpretarle? Sono tante le domande che ci facciamo quando entriamo in un museo, soprattutto se non siamo addetti al lavoro. È che questa è la nostra condizione umana: cercare spiegazioni, dare interpretazioni, indagare… Ma se un messaggio è universale dovrebbe valere sempre? Mimmo Paladino, artista di fama mondiale, esponente della Transavanguardia e che ha da poco inaugurato un nuovo allestimento dei suoi I dormienti alla Cardi Gallery di Milano, ha le idee molto chiare a riguardo: “Nessuna opera ha autonomia, ma vive sempre con l’ambiente circostante”. È ovvio quindi che ognuno, in base a dove vive l’esperienza artistica e al suo vissuto, può dare l’interpretazione e vivere l’opera in maniera diversa, ma all’artista “non interessa”: “potrei ascoltare le interpretazioni degli spettatori, ma non darei mai né certezze né dinieghi”. Vorremmo risposte e invece rimarremmo con tante domande…

Gliene abbiamo fatte allora altre, curiosi di vedere come queste sculture, che dal 1998 hanno trovato casa in diversi spazi espositivi, vivranno dal 22 febbraio fino al 17 aprile a Milano.

I dormienti è un esercito di 32 figure che ha preso vita nel 1998. Oggi, tornano in scena, se così si può dire, a Milano. Da allora sono cambiati? E se sì, come? 
È giusta l’espressione “tornano in scena”. Ho pensato a queste figure per la prima volta quando si era creata la possibilità di fare un lavoro quasi a quattro mani con Brian Eno in uno spazio molto particolare, essendo il sotterraneo di una stazione vittoriana, la Roundhouse di Londra. La prima suggestione furono i disegni di Henry Moore dei ricoveri di guerra inglesi durante la Seconda Guerra Mondiale, dove appaiono figure rannicchiate, in attesa che finisca l’allarme. La fonte quella volta era qualcosa di molto concreto, non aveva a che fare, come abitualmente faccio, con memorie arcaiche. Poi però l’opera d’arte una volta costruita si trasforma e può essere viaggiante e i luoghi che incontrerà viaggiando saranno sempre diversi da quello primario. L’opera in un certo senso si modifica, l’architettura che la circonda dà un altro senso.

Questo nuovo allestimento nasce da un’esigenza specifica?
Lo spazio è minimale e di solito vi si osservano quadri appesi o sculture. Da qui l’idea di allestire uno spazio molto scuro, con luci teatrali per cui le persone che entrano diventano più spettatori assisi che non osservatori di dipinti. Non è una mostra, ma più un evento di meta teatro.

I dormienti sembrano figure sognanti e sospese nel loro inconscio. Mi ha raccontato la loro genesi, ma senza conoscerla qualcuno potrebbe pensare a loro come a persone che dormono…
La genesi è un fatto molto personale rispetto alla scintilla che scatta su un’immagine che appare. L’arte non ha una pre-concettualità così determinata, scatta per motivi diversi, poi chiaramente una volta che l’idea si costruisce l’opera acquisisce una sua autonomia. Ma nessuna opera ha una sua autonomia iniziale, anche un quadro attaccato a un muro vive sempre dello spazio circostante. Diciamo che l’idea di uscire dalla famosa cornice è un’idea ormai molto datata, non è una novità. Il pittore della nostra contemporaneità non si accontenta del lavoro che si chiude dentro una tela. 

Quindi gli stessi dormienti sono diversi alla Roundhouse di Londra o alla Cardi Gallery di Milano?
Diciamo che sono diversi perché lo spazio circostante è diverso. Un’opera non è mai definita. La fortuna dell’opera d’arte è che nel tempo diventa sempre attuale. Lo dico sempre: Caravaggio lo vediamo oggi, ma è come se fosse ancora attivo perché la sua poetica pittorica la possiamo rileggere. Altri artisti no perché sono chiusi nella regola codificata da un concetto. Duchamp è sempre attuale, Picasso non ha date: sono due grandi contemporanei che hanno superato i confini temporali e che hanno affascinato e condizionato generazioni intere.

I dormienti sono figure reali o irreali? 
La realtà, l’opera, è sempre reale, perché c’è sempre una materia. La realtà è dovuta a questa materia che viene alchemicamente trasfigurata in qualcos’altro e quindi la pretesa realtà di un’immagine non è mai tale. 

Quando una persona entrerà nel suo metateatro vedrà ognuno qualcosa di diverso?
Vedrà figure fatte di terracotta che evocheranno qualcosa di diverso in lui. Esiste questa famosa libertà d’interpretazione… dove poi non c’è niente da interpretare perché non c’è niente che si voglia fare interpretare.

Se qualcuno venisse da lei spiegando la propria interpretazione, come reagirebbe?
È come chiedere: “Scusi, mi dice cosa significa?” è l’ultima domanda che si può fare a un pittore. Io credo che ascolterei le interpretazioni ma senza dare né certezze né dinieghi.

Oltre a I dormienti, sarà esposta anche una nuova opera del 2020 Sunday Mornin’ Comin’ Down
Sì, sono 100 fogli sui quali si sono sovrapposti segni, parole, tracce, macchie come un continuum senza nessuna volontà di raccontare, ma semplicemente con la volontà di registrare su pezzetti di carta una scrittura grafica. Una volta raggruppati in un unicuum diventano un’altra cosa, come le note musicali singole che insieme formano una sinfonia, esprimono un’idea nuova. Ma in questo caso l’ordine è assolutamente casuale.

Non ama parlare di attualità, ma la pandemia ha condizionato la vita di tutti, come artista si sta domandando come si usufruirà l’arte in futuro? 
Ciascuno individuo ha avuto un anno disgraziato o un anno felice, ma che c’entra? C’entra il continuum della storia, il continuum della vita. Vuole che l’arte si preoccupi di queste cose? Vuole che la storia influenzi l’arte o la cambi? Ma non esiste… Non cambia proprio niente. La storia è piena di avvenimenti anche più tragici di questo: ci sono piccole modifiche e adattamenti, ma cosa vuole che succeda? L’arte prosegue il suo percorso.

L’arte è fatta dagli artisti che sono donne e uomini e l’essere umano è sensibile. Ogni cambiamento viene percepito…
L’artista si lascia sicuramente coinvolgere dagli accadimenti, ma non è che la storia possa determinare l’arte. 

Qual è il motivo per cui non è mai sparita l’arte?
Il motivo è che l’artista è un individuo e non una massa, l’artista sopravvive alla storia.