Un progetto di Theaster Gates sui due magazine più letti dagli afroamericani negli anni 60

C’è un luogo, a Chicago, che meriterebbe di entrare nella lista dei monumenti da visitare in città. Racconta uno stile di vita, una visione, un codice estetico e un’epoca. Il luogo è il quartier generale della Johnson Publishing Company, l’editore che, attraverso le riviste Ebony e Jet, ha definito i codici estetico-culturali della comunità nera americana.

Progettato da John M. Moutoussamy su 11 piani, era stato inaugurato nel 1972. Varcare quella soglia è come fare un tuffo nel mondo delle elite nere di quell’epoca, raccontate così bene sui due magazine di riferimento, Ebony e Jet, appunto. Perché tutto, le aree comuni, la cucina, la hall con la reception e anche i semplici corridoi, erano tappezzati di carta da parati optical a colori, in perfetto stile funkydelico, accompagnato da arredi anni 70 e uffici personalizzati.

In quelle redazioni, attraverso le pagine patinate delle riviste, si celebravano le situazioni
positive della vita quotidiana e le complesse realtà vissute dalla popolazione nera degli Stati Uniti nel dopoguerra, dalla Marcia su Washington del 1963 alla prima spedizione di un astronauta afroamericano, dalle icone sportive e alle celebrità del mondo dello spettacolo, attraverso un codice estetico contemporaneo, ma interpretato secondo la visione interna della comunità nera.

All’Osservatorio di Fondazione Prada, tutto questo è una mostra, concepita dall’artista Theaster Gates che, dopo un lavoro immersivo negli archivi della casa editrice (conserva oltre  quattro milioni di immagini), propone un focus sui due fotografi principali dei magazine Ebony e Jet, Moneta Sleet Jr., il primo afroamericano a vincere il Pulitzer nel 1969 e Isaac Sutton, capofotografo della casa editrice. L’obiettivo lo spiega Gates stesso:

con questo progetto, intendo presentare la creazione da parte di Sleet e Sutton di alcuni momenti iconici dell’identità femminile e, al contempo, proporre delle rapide incursioni nella vita delle persone comuni attraverso immagini inedite selezionate dalla Johnson Collection. Questi archivi indagano i temi della bellezza e del potere femminile nero, e credo che oggi sia il momento giusto per scavare nel lessico visivo della storia americana e svelare un’iconografia che, all’infuori della mia comunità, gode di scarsa visibilità. Ho voluto celebrare le donne di ogni genere, con una particolare attenzione per quelle afroamericane.

La mostra in realtà è un percorso conoscitivo della cultura afroamericana, dei suoi linguaggi professionali, modi di vestire, strutture sociali, pratiche domestiche e forme di glamour e bellezza. Al primo piano dell’Ossservatorio, Gates propone una piccola immersione negli interni della JPC: espone qualche arredo originale delle redazioni e degli uffici dove è possibile sfogliare alcune copie originali delle riviste, accompagnati dal video Michigan Avenue In Full Bloom, realizzato da Gates stesso, per mostrare i reali spazi della JPC.

The Black Image Corporation è collegata a  “Soggettiva Theaster Gates’, una selezione di nove film scelti dall’artista, che inaughererà con una conversazione tra l’artista e i registi Spike Lee e Dee Rees, moderata da Okwui Enwezor, in calendario per il 21 settembre alle ore 18 presso Fondazione Prada.

Lo stesso giorno dalle ore 10 e fino alle ore 7 di sabato 22 settembre sarà proiettata al cinema una maratona che include i nove film scelti da Gates: Body and Soul (USA, 1925) di Oscar Micheaux; Carmen Jones (USA, 1954) di Otto Preminger; La parete di fango (The Defiant Ones – USA, 1958) di Stanley Kramer; Sweet Sweetback’s Baadasssss Song (USA, 1971) di Melvin Van Peebles; Killer of Sheep (USA, 1977) di Charles Burnett; Fa’ la cosa giusta (Do the Right Thing – USA, 1989) di Spike Lee; Daughters of the Dust (USA, 1991) di Julie Dash; I Am Not Your Negro (USA, 2016) di Raoul Peck e Moonlight (USA, 2016) di Barry Jenkins.

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The Black Image Corporation – Theaster Gates

Osservatorio Fondazione Prada Milano, dal 20 settembre al 14 gennaio 2019