Tre sguardi diversi, tre progetti dievrsi, un obiettivo comune: mostrare un punto di vista unico

Daniel Nicoletta era un ragazzino quando trovò lavoro nel negozio di fotografia in Castro Street a San Francisco. Era il 1975, lui aveva 20 anni e il titolare del negozio era Harvey Milk. La storia dell’attivista e carismatico leader per i diritti umani, nonché primo gay dichiarato ad essere eletto negli Stati Uniti l’ha resa nota il regista Gus Van Sant nell’omonimo film, ma fu proprio Nicoletta, con le sue foto, a consegnare alla storia i ritratti più interessanti di Milk, del movimento gay lesbico e della lotta contro l’Aids, per continuare a farlo nei successivi anni. LGBT: SAN FRANCISCO è il primo libro dedicato al suo lavoro. Pubblicato da Reel Art Press, è un’immersione tra le persone che, insieme, hanno cambiato il mondo (postafazione di Gus Van Sant e prologo di Chuck Mobley)

Uno sguardo completamente diverso, invece, è quello che propone il libro di Dieter Seitz, Nomads Land. The Kazakhstan Project, edito dalla casa editrice tedesca Hatje Cantz. Un’indagine fotografica che ritrae la realtà di un paese giovanissimo, è stata l’ultima delle repubbliche sovietiche a dichiarare l’indipendenza, ma dalle tradizioni antiche. E soprattutto nomadi: il Kazakistan è lo stato stanziale di popolazioni nomadi. E proprio questa contraddizione è al centro delle fotografie di Seitz, che porta il lettore in un mondo ipermoderno, o meglio, in un cantiere di una futura ipermodernità, quasi fosse una promessa, rispetto a una realtà decisamente altra.

Dario Zonta in L’invenzione del reale (Contrasto) ha scelto dieci registi italiani per paralre con loro di ‘un altro cinema’, come si legge nel sottotitolo. Uno sguardo diverso, fuori dagli schemi, per raccontare la realtà. In una invenzione, appunto, che è quella che regala il grande schermo, ma che è anche metodica: questi registi si muovono tra documento e narrazione, tra realtà e finzione, in un impasto linguistico ambiguo e molto interessante. Perché consente all’autore di esprimere, dichiaratamente, il proprio punto di vista, di fare una propria e personale scelta narrativa. 

Ecco, tre visioni sul mondo.