Ricostruito un progetto di interni di Ettore Sottsass in Triennale a Milano

Ricostruito un progetto di interni di Ettore Sottsass in Triennale a Milano

di Paolo Lavezzari

La Triennale di Milano rende omaggio a Ettore Sottsass presentando l’allestimento permanente di Casa Lana, progetto di interni di una residenza privata

L’effetto è un po’ quello di una matrioska versione Gertrude Stein – colei che disse “una rosa è una rosa è una rosa”; qui invece è “una stanza nella stanza nella stanza”. Dove è questa singolarità architettonica? La si trova in Triennale, a Milano, ed è l’allestimento permanente di una parte del progetto domestico firmato Ettore Sottsass jr, all’incirca nel mezzo dei Sessanta, per il suo stampatore di fiducia Giovanni Lana. A definirlo “una stanza nella stanza” era stato a dire il vero lo stesso Sottsass quando lo pubblicò su Domus, nel settembre 1967. La terza stanza è ora la Sala Sottsass, al primo piano della Triennale dove l’ambiente è stato ricostruito, dopo filologico restauro. E, a dirla tutta, c’è anche una quarta stanza, quella del museo che contiene la terza.

Però, insomma, il nocciolo è la riproposizione della zona giorno del piccolo appartamento di Casa Lana. Famiglia tipo: marito, moglie e figlia adolescente (“quasi yé-yé”, scrive Sottsass), poco spazio, tanti interessi coltivati. Per non buttare via neanche un centimetro quadrato, come per esempio le zone di passaggio tipo i corridoi, l’architetto crea un cubo, una scatola – “una piazzetta nella quale si gira e ci si incontra”, la definisce – in pratica una struttura in legno al cui interno sono disposti dei divani Califfo (disegnati dallo stesso Sottsass per Poltronova) realizzando così un soggiorno protetto dove accogliere, chiacchierare e ascoltare musica; lo spazio intorno è organizzato per assolvere a varie attività e funzioni: c’era il pianoforte, poi il tavolo da pranzo nella direzione della cucina, l’office. C’era(c’è ancora) perfino un soppalco per riporre i quadri che Lana collezionava e amava alternare continuamente sulle pareti. 

Più che da raccontare il progetto è soprattutto da vedere per godere del gioco dei volumi e degli spazi, nonché della luce che Sottsass opportunamente fece filtrare nella “stanza” attraverso finestrelle grigliate. Le opere d’arte di allora non ci sono più, ma ve ne sono di perfettamente coerenti. Insomma, l’effetto “macchina del tempo” per dirla con il Presidente della Triennale Stefano Boeri, è assicurato in tutta la sua magia evocativa. Per capire l’atmosfera che si viveva a casa Lana si consiglia di vedere le foto che fece Toni Nicolini per Domus: la casa era affollata, nel salotto sembrava svolgersi un party: chi suonava il piano, chi ne stava sdraiato per terra, chi conversava sui divani; c’era perfino (special guest in incognito) Allen Ginsberg. Chi era stato l’artefice materiale di tutto? Ovviamente Renzo Brugola, il mago dell’ebanisteria al quale Sottsass si è sempre rivolto. Sala Sottsass ospita anche un serie di mostre dedicate all’architetto, curate da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano di Triennale Milano. La prima Ettore Sottsass. Struttura e colore(fino al 13/3) riprende il titolo di un articolo di Sottsass del 1954. In mostra, opere pittoriche, disegni, fotografie e oggetti che mettono in evidenza la sua particolare attenzione alla relazione tra l’uomo, le sue necessità, i suoi riti e lo spazio abitato.