Una retrospettiva ricostruisce il percorso creativo dell’artista. Al Withney Museum of American Art

L’uomo che ha fatto della produzione industriale un oggetto d’arte, si chiama Jeff Koons. O meglio, si chaimava Andy Warhol, ma Koons ha compiuto l’astrazione perfetta: è l’aspirapolvere in sé così come si trova nei negozi di casalinghi, a trasformarsi in arte. Semplicemente. O forse, nel modo più complesso. Il Withney Museum of American Art gli dedica la prima retrospettiva mai fatta fino ad ora. Una ricerca interessante per capire il suo percorso creativo.

Storia dell’economia. L’esposizione segue la cronologia, proponendo una raccolta di oltre 150 opere, dal 1978 a oggi. In questo modo si fa un viaggio a tutti gli effetti, per l’uso dei materiali, la scelta dei soggetti e la rielaborazione di cosa il mass market proponesse nelle diverse epoche. La filosofia dell’artista è proprio racchiusa qui, con quell’idea di parlare del quotidiano attraverso il linguaggio universale dell’arte.

L’arte del brutto. La banalità è orrenda. Ma per questo, così affascinante da non poter resistere al suo richiamo. Così sono le opere di Koons, che oltre al design industriale, si dedica all’artigianato da souvenir (come la porcellana raffigurante Michael Jackson) o oggetti tra i più futili ed effimeri come i cagnolini realizzati con i palloncini. Ma è anche la fotografia della società americana, da lui ritratta in maniera spietata.

Evoluzioni e involuzioni. Il giudizio su un’opera d’arte ha una percentuale piuttosto elevata in cui interviene il fattore del gusto: non si può essere totalmente obiettivi. Così questa retrospettiva aiuta a capire chi è stato e chi è oggi Jeff Koons. Al pubblico l’ardua sentenza.

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Jeff Koons – A retrospective

Withney Museum of American Art di New York

27 giugno-19 ottobre