Green Carpet Fashion Awards 2020: rivoluzione visiva e sostenibilità reale

Green Carpet Fashion Awards 2020: rivoluzione visiva e sostenibilità reale

Livia Firth, fondatrice di Eco-Age, ci racconta in esclusiva l’edizione 2020 dei Green Carpet Fashion Awards, l’evento per eccellenza incentrato sul tema della eco-sostenibilità. Un’esperienza multimediale, andata in onda su Sky Uno (sarà poi visibile dal 24 ottobre anche sul canale Youtube di FashionChannel), per aprire nuovi orizzonti al mondo, e farlo attraverso qualcosa di mai visto.

Foto: David M. Benett/Dave Benett/Getty Images for Eco-Age Ltd
di Andrea Giordano

L’etica della moda e il monito internazionale verso l’industria e i compratori. Livia Firth, in questo senso, è da anni la paladina assoluta, una Wonder Woman della sostenibilità capace di scalare vette inarrivabili nel suo percorso prima di produttrice, e poi, soprattutto, di attivista e fondatrice della Eco-Age, una delle realtà più influenti e operative riguardo all’argomento, di base a Londra e a Milano. Dopo aver varcato le porte di Buckingham Palace, grazie al Commonwealth Fashion Exchange e parlato a Bruxelles, al Parlamento europeo, coinvolgendo parallelamente brand e gruppi come Stella McCartney, Chopard, Kering, qualche anno fa si è letteralmente inventata qualcosa di mai visto, i Green Carpet Fashion Awards. Un evento internazionale, nel tempio de La Scala di Milano, per celebrare e premiare il meglio del settore, lanciando però messaggi cruciali, di consapevolezza e ottimismo, oltre i confini e le barriere.

Ma nell’anno del Covid, dove ogni cosa sembra rimanere sospesa, o faticare a ripartire, lei ha proseguito comunque a lavorare e insieme a un team straordinario, capitanato alla direzione tecnica e visiva da Giorgio Testi, un guru a livello video (tra le sue collaborazioni nomi come Amy Winehouse o Rolling Stones), ha messo in scena l’edizione 2020. Un’esperienza multimediale, rivoluzionaria, d’impatto, ricca di star (tra gli ospiti Julianne Moore, Iman, Lewis Hamilton, Maisie Williams) che dopo essere andata in onda su Sky, sarà visibile, dal 24 ottobre su YouTube (canale FashionChannel). Un progetto innovativo, per il quale ha coinvolto eccellenze quali la Pulse Film, la progettazione di NothHouse Studio e la ARHT Media, voluto insieme alla Camera Nazionale della Moda Italiana, e con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e di ICE Agenzia.

Lo ha fatto per parlare nuovamente al mondo e ai giovani designer emergenti, perché, come ci racconta, «il futuro è nelle loro mani». E da lì si riparte, pensando a chi si è spinto nell’avvicinarsi alle nuove generazioni, ponendosi all’avanguardia, come l’attrice e cantante americana Zendaya, premiata col GCFA Visionary Award. Portare l’immaginazione ad altri livelli, quelli che Sindiso Khumalo ha fatto in Africa, attraverso il proprio brand, realizzando l’impossibile e generando lavorando. A lei, moderna Robin Hood, è andato infatti l’Independent Designer Award, un riconoscimento dato allo spirito imprenditoriale, etico e contemporaneo, che ormai da anni la contraddistingue. E poi gli altri premi, dal valore cruciale: il Responsible Disruption Award, assegnato a Progetto Quid creato da Anna Fiscale, che da tempo opera in termini di supporto sostenibile, e il North Star Award, per la miglior capacità di leadership, quella de le Nazioni Unite.

Innovatori responsabili e villaggi globali.

Quando hai capito che sareste riusciti a farcela?
Eravamo già pronti per l’edizione in presenza, dopo è successo quello che sappiamo. Verso fine maggio, ci siamo guardati intorno, e ci siamo detti “se la cerimonia degli Oscar, il prototipo degli eventi, fosse digitale, come sarebbe?” L’anno scorso abbiamo finito il 2019 col mondo letteralmente in fiamme: l’Australia e l’Indonesia stavano bruciando. Poi è arrivata la pandemia, il lockdown, e subito dopo il movimento dei Black Lives Matter, con cui è riemerso fortissimo un grido di uguaglianza e giustizia. A fine marzo, però, lessi un articolo sul Financial Times, scritto da Arundhati Roy: parlava del Covid come un portale, in una nuova era, e sul fatto di poter decidere se trascinaeci tutto quello che non funzionava prima, oppure decidere, in maniera leggera, di immaginare un mondo nuovo, ed essere pronti anche a lottare per averlo. Mi sembrava la descrizione perfetta, il concept ideale da dove partire a ragionare.

Per chi si fosse perso l’evento, ma potrà recuperarlo su YouTube: a cosa assisteremo?
Sarà un’esperienza digitale, crossmediale e simbolica. Il Teatro La Scala diventa in egual modo il filo conduttore della serata, il mantello magico, trasformandosi in universi diversi, anche di Avatar ricchi di cascate, giungle, impreziosendosi delle quattro tecnologie più avanzate: effetti speciali, ospiti – ologrammi, 3D, green screen, due cortometraggi molto potenti, realtà aumentata. Caratteristiche e valori visti digitalmente sì, ma fortemente ancorati alla realtà. È indubbiamente il progetto più grosso al quale io abbia mai partecipato, come se avessi scalato l’Everest, e fossi arrivata in cima, provando però una gioia immensa. Apriamo ponendoci una domanda: quali saranno i vestiti che indosseremo nel nuovo mondo?

Che risposta e temi emergono oggi?
La rinascita a 360° è il leitmoviv, così lo stare insieme, tessendo un nuovo filo della nostra società, secondo i principi della giustizia sociale e ambientale. Il ragionamento è sotto gli occhi di tutti: prima di questo momento epocale, vivevamo in disequilibrio, era solo questione di tempo perché qualcosa si spezzasse, le crisi non sono mai gentili, arrivano e distruggono tutto. Ora, però, dobbiamo ricostruire, sfruttare bene le opportunità che ci sono capitate, perché, nonostante i dolori, le tante persone scomparse, io paradossalmente non cancellerei nulla di questo 2020. Ci è servito a trovare soluzioni e alternative diverse, a essere maggiormente consapevoli di ciò che possiamo perdere, e di quello che possiamo invece guadagnare.

La moda dunque come strumento di sensibilizzazione, costante e in evoluzione.
L’abbiamo sempre “usata” come una lente per vedere il mondo e capirne i problemi, perchè quotidianamente ci vestiamo, facciamo delle scelte. La moda è un’industria dall’impatto enorme, per questo ci battiamo da anni per far sì che finisca sul tavolo della politica.

Tra i vostri sostenitori c’è anche Robert Downey Jr.
Beh con due figli maschi, sono cresciuta ammirandolo nei panni di Iron Man e me sono innamorata! A inizio anno lui ha lanciato una sua fondazione, la Footprint Coalition, completamente sostenibile, dando un contributo per ripulire l’ambiente, ma usando tecnologie avanzate. 

Con Colin (Firth, ndr) avete condivido una vita privata (da poco terminata, ndr), e soprattutto di ideali, però in questo caso non poteva mancare..
In termini di valori continuerà sempre, siamo un team fortissimo. Lui è stato parte integrante del processo 2020, mi ha visto sudare, arrabbiarmi, gioire, ci lega comunque un grande rapporto, ed è stato il sostenitore più importante in questi anni.

Cosa ti auspichi, ora e poi, per il settore?
È un periodo fertile per la sostenibilità. Eco-Age, la nostra agency è andata molto bene, d’altronde tutti ormai si sono resi conto che sia un tema da affrontare e portare avanti. Giorgio Armani è stato il primo, recentemente, richiamando il ritorno di uno slow fashion, Gucci dall’altro lato ha promosso il fatto di diminuire le collezioni. Ognuno, ogni brand, sta cercando di capire il modello di business alternativo per sopravvivere, ma quello che è certo, oggi, dopo il Covid, è che non sarà più possibile produrre le quantità o i ritmi di prima, anche senza considerare il fast fashion. Il segnale è acceso, la strada segue la direzione giusta e il prossimo anno vogliamo continuare a percorrerla.