La Cina è vicina. Due storici reportage di Henri Cartier-Bresson in mostra a Milano

La Cina è vicina. Due storici reportage di Henri Cartier-Bresson in mostra a Milano

di Paolo Lavezzari

Al Mudec di Milano gli storici reportage di Henri Cartier-Bresson del 1948-49 e del 1958

Oggi, lo si sa sperimentandolo ogni istante, con internet, social etc è tutto facile e immediato. Persino più bello perché, grazie a questa iperconnessione, chiunque è reporter e può postare fotografie in numero teoricamente illimitato che tutti possono vedere in diretta. Quello che ancora conta, alla fine, è quanto quelle foto raccontano veramente di un avvenimento. La differenza è tutta lì: si possono mandare in giro per l’universo mondo migliaia di scatti (come peraltro accade) senza che dicano nulla, oppure realizzarne uno che dice tutto. La riflessione viene automatica ora che segnaliamo, a brevissima distanza da quella della “tata” Vivian Maier a Torino, una nuova esposizione, al Mudec Photo, via Tortona 56 Milano, dedicata a un monumento del fotoreportage quale è stato Henri Cartier-Bresson (1908-2004).

CHINA. Beijing. December 1948. Street of antique dealers.

Del fotografo francese detto “l’occhio del secolo”, tra i fondatori della mitica Agenzia Magnum, la mostra propone due reportage che hanno un’attualità straordinaria perché raccontano della Cina, potenza oggi che governa spesso le sorti del mondo. La Cina che Cartier-Bresson visitò per la prima volta nel 1948-49 non ha niente a che vedere con quella attuale: le immagini di allora parlano di un paese, ancora immerso nei modi e nei costumi di una tradizione millenaria, che stava entrando in una nuova fase della sua storia e cioè la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Commissionato da Life, il reportage sugli “ultimi giorni di Pechino” prima dell’arrivo delle truppe di Mao ha un successo mondiale. Il soggiorno, previsto di due settimane, dura dieci mesi, principalmente nella zona di Shanghai. Passano dieci anni importanti per il fotografo e per la Cina (e per il mondo intero, a dire la verità).

August 1 was a day given to celebrating the Communist conquest of Shanghai. The characters on the banner in the background read: President Mao Tse-tung.

Ed eccoci al 1958: Cartier-Bresson parte nuovamente per vedere e documentare cosa sta accadendo con la Rivoluzione maoista. Quello che trova in quei quattro mesi è tutto diverso. L’industrializzazione forzata delle regioni rurali, le ciclopiche opere in costruzione raccontano una nazione che sta costruendo le basi per diventare quello che è ora. Tutto fantastico, ma nelle sue foto Cartier-Bresson., sempre così attento al “fattore umano” mostra il prezzo di tutto questo: lo sfruttamento del lavoro, l’onnipresenza del controllo militare e della propaganda. Cento foto raccontano i due viaggi, ma in mostra ci sono anche i  documenti d’archivio, il tutto accuratamente selezionato dai curatori in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson. Mostra da vedere, consigliata a piccole e grandi; ai primi perché imparino ad amare la fotografia e perché comincino a incuriosirsi sulle faccende del mondo; ai secondi perché riflettano. Non è mai tardi.

                                              

                                  

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