In conversazione con Cassius Atticus Hirst

In conversazione con Cassius Atticus Hirst

di Leonardo Clausi

Con le bombolette spray Cassius Hirst reinventa le sneaker America’s Cup Original di Prada firmando una limited edition

Il Tamigi rimbalza capricciosi riflessi nel vasto open space di Hammersmith. Circondato dalle bombolette del mestiere e da una girandola di colori resa ancor più accesa dal sole ormai estivo, è il ventiduenne Cassius Atticus Hirst, meglio noto come Cass. “Figlio d’arte” è formula invero logora: ma quando si tratta del secondogenito di un tal Damien, è impossibile sottrarsi. Ed era solo questione di tempo che uno come lui, cresciuto a pane e arte contemporanea, si cimentasse nella reinvenzione di un classico: le sneaker America’s Cup original (create da Prada per l’omonima regata negli anni Novanta) in una collaborazione battezzata Cass x Prada.


Ci mostra subito un’idea iniziale dove la forma originale della calzatura è a malapena riconoscibile, avviluppata com’è in una spessa e colorata armatura: «Qui avevo cominciato attaccando adesivi in ​​vinile sulla scarpa per creare delle forme ruvide e strutturate sulla parte superiore, come se fossero un involucro». Babbo Damien, ovviamente, era lì a istigare: «Vuole sempre andare oltre, mi spingeva a rompere gli schemi». Ma era un’idea troppo “materica”, anche per una committenza coraggiosa come quella della griffe milanese. Successive correzioni di rotta hanno portato a questa mini collezione di quattro stili (colourways nell’idioma sneaker), in 22 varianti, dove nessuna scarpa è uguale all’altra.


PRADAxCASSIUS

Cresciuto nel rurale Devon, per lui niente graffiti: i suoi muri li ha trovati altrove. «Dipingo scarpe da quando ho 14 anni. L’hanno già fatto in molti, ma i risultati spesso non mi piacevano», confessa. La naturalezza nell’usare calzature come una tela ben presto gli è valsa l’interesse di nomi come Rihanna e il compianto Virgil Abloh, solo per citarne due. E tuttavia ci tiene a sottolineare un certo distacco dalla materia trattata: «Non ho mai fatto veramente parte della scena delle sneaker né le ho mai collezionate. Da piccolo andavo sullo skateboard e volevo soltanto indossare le scarpe e i vestiti adatti». Sono soprattutto gli animali a ispirarlo. «Penso che tutto derivi dall’amore per gli animali che avevo da bambino. E mi è sempre piaciuto l’oceano. Da piccolo volevo diventare un biologo marino». 


PRADAxCASSIUS

Pur essendo un nativo digitale, Cass Hirst mantiene i piedi saldamente nell’aldiquà analogico, soprattutto nella creazione. «Un computer può fare tutto l’immaginabile, ma non posso entrarci dentro. Ho sempre usato computer e videogame ma cerco di non esagerare. Me la cavo meglio con sintetizzatori e drum machine». La passione per la musica, un’altra eredità paterna, gli ha ispirato la colonna sonora della campagna e i nomi per i modelli. ATT4CK, D3CAY, SUST4IN, REL3ASE (attacco, decadimento, sostenimento, rilascio) descrivono una forma d’onda sonora in ingegneria del suono. «Anche se non sono mai stato un vero musicista», puntualizza. Come vede la provocazione? «Bene, naturalmente, anche se non puoi creare qualcosa soltanto con quell’intento». Non male per il figlio di un ex enfant terrible.