Intervista ad Alain Zobrist, Head of Olympic Timing per Omega
Courtesy of Omega

Intervista ad Alain Zobrist, Head of Olympic Timing per Omega

di Andrea Giordano

Cinque domande a Zobrist, “l’uomo dei tempi”, dietro la macchina delle Olimpiadi di Pechino 2022

Questione di millesimi di secondo, che però possono valere record, medaglie, risultati, fare la storia e diventare leggende. Una responsabilità da monitorare, nella quale non si può mai sbagliare, ma che da anni si prende Alain Zobrist, Head of Olympic Timing per Omega. La persona, più di tutte, che insieme alla sua squadra di lavoro coordina e cronometra a livello internazionale rassegne come le Olimpiadi di Pechino 2022 attualmente in corso, l’occasione speciale per il marchio svizzero di celebrare oltremodo la 30esima presenza come cronometrista ufficiale dei Giochi a cinque cerchi.

Parliamo dell’attrezzatura per il cronometraggio: com’è cambiata dall’inizio fino ad oggi?

Per Omega è stata un’evoluzione incredibile: si è partiti dai 30 cronometri ai primi Giochi Olimpici nel 1932, a Los Angeles, fino ai sensori di movimento e ai sistemi di posizionamento in atto a Pechino 2022. Nel corso dei decenni abbiamo sviluppato continuamente in termini di cronometraggio, dai cancelli di partenza elettronici alle fotocamere per il fotofinish, arrivando alla tecnologia “indossabile” per tracciare l’intera gamma di movimenti.

Essere Head of Olympic Timing per Omega è un ruolo che significa controllo (anche quando accadono degli imprevisti elettronici), dovere, allenamento, come gli stessi atleti. In che modo vive le Olimpiadi?

È una sfida importante, da affrontare però con serenità e fiducia nei nostri mezzi. Ho un fantastico team di persone su cui posso fare affidamento, ci portiamo poi una ricchezza di esperienza, ben 30 Giochi Olimpici, e possiamo contare sulla tecnologia più incredibile, testata e provata molte volte.

Quante persone, cronometristi, sono coinvolti e lavorano a Pechino 2022?

Abbiamo 300 cronometristi, insieme a 200 tonnellate di attrezzature, e a centinaia di volontari locali per garantire che l’operazione si svolga senza intoppi.

C’è qualche ricordo in particolare che le viene in mente dopo anni di lavoro?

Tante curiosità, ma direi l’orgoglio riguardo alla mia squadra, dato che per esempio, tra i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e quelli di Pechino 2022, abbiamo avuto un periodo molto breve di preparazione. È stato un vortice, ma siamo stati in grado, ancora una volta, di muoverci brillantemente, introducendo ulteriore innovazione e avanguardia.

Umanità e tecnologia: come immagina il futuro del cronometraggio?

Nei prossimi anni vedremo maggiore enfasi sull’apprendimento automatico e sull’intelligenza artificiale, il che significherà una maggiore quantità di dati raccolti da ciascuna disciplina, ed un’esperienza più approfondita. Immagineremo scenari di fantascienza in cui uno spettatore sarà virtualmente all’interno magari di un bob, mentre inizia la propria discesa: è un libro aperto. Ovviamente lo sport non riguarda solo la tecnologia, è un’impresa umana, piena di cuore, emozioni e il duro lavoro, quello non cambierà mai: possiamo usare la tecnologia per misurare, ma vogliamo comunque vedere persone reali competere.