Fenomeno Elodie: passioni e ispirazioni della cantante dell’anno

Fenomeno Elodie: passioni e ispirazioni della cantante dell’anno

La musica, il futuro e l’eredità delle grandi icone pop del nostro passato. Elodie, prima artista femminile a comparire sulla copertina di Icon, si racconta in esclusiva per noi.

Ph. Giampaolo Sgura
di Federico Sarica

Il 2020 da un lato per te è stato un anno oggettivamente pazzesco – il disco, la consacrazione, Sanremo – e dall’altro è stato un anno stranissimo e disgraziato un po’ per tutti. Ti chiederei due cose: un bilancio dal punto di vista musicale e uno dal punto di vista personale, e cioè di come sta vivendo questo momento storico un’artista nel pieno della sua carriera. 

Credo che in realtà sia presto per stilare un bilancio vero e proprio. Per me quest’anno è stato un po’ come una start-up, cioè l’inizio di un progetto nuovo di cui l’album non è che la prima tappa. Sto provando a fare una cosa che in qualche modo non c’è, lavorare su un modo di fare musica che in Italia non si vedeva da tanto tempo.

Come lo descriveresti questo che tu chiami un “nuovo modo di fare musica”?

In realtà non è un nuovo modo, è molto ispirato alle donne italiane dello spettacolo degli anni 60 e 70, quando il personaggio era importante tanto quanto la musica. È un modo di essere artista più a 360 gradi, dove appunto la musica sposa la moda, sposa un personaggio, un look, un’idea precisa di intrattenimento e di personalità.

Credi che oggi il mercato dell’intrattenimento in Italia sia pronto per questo tipo di cosa? Cosa vedi di cambiato attorno a te, al di là di te?

Credo si sia sempre in qualche modo pronti per la verità e per la voglia di fare. Magari non stiamo più parlando di Mina o di Patty Bravo, o di Anna Oxa, perché erano anni diversi, c’era più coscienza, si erano create tutta una serie di condizioni che oggi non ci sono. Però è bello ispirarsi, rifarsi a donne che hanno fatto grandi cose in questo Paese dal punto di vista artistico. Io ci tengo particolarmente e sto cercando di farlo, ovviamente con le mie potenzialità, le mie debolezze e i miei punti di forza.

Sei una donna di 30 anni di successo. Tre caratteristiche che insieme non sono proprio la media di quello che succede da queste parti. Cosa vuol dire per te essere una donna, avere la tua età e avere il successo che hai?

Sono molto istintiva, quindi la vivo come una possibilità, mi sento molto fortunata a poter fare quello che amo, farlo a un buon livello, con le persone che credono in me. Può essere di ispirazione a sua volta; non perché credo che le persone vogliano essere me, ma perché magari si rispecchiano in qualche modo nel sogno. Io credo che le donne possano fare tutto tranquillamente, credendoci e ottenendo risultati, in tutti i campi. Se la mia storia serve a incoraggiare qualcun’altra, questo mi rende felice.

Ph. Giampaolo Sgura
Elodie indossa una camicia
Giorgio Armani

A proposito di questo: quanto ti interessa essere un modello?

In realtà cerco di essere un modello per me stessa, non faccio niente per farmi volere bene, le persone devono sentirsi libere di essere interessate a me o meno. Non devono sentire la foga di qualcuno che deve essere amato per forza, è proprio sbagliato, nella vita di chiunque. Tu fai le cose in base al tuo modo di essere, alla tua visione della vita e poi gli altri sono liberi di amarti o meno, o tu di essere o no indifferente agli altri e di non piacere. Io cerco di essere onesta, ma lo faccio per me, per vivere bene con il mio compagno, con la mia famiglia, con le persone con cui lavoro. E se sei veramente onesta, alla fine questo arriva anche agli altri.

In molti mercati musicali maturi, gli Stati Uniti su tutti, le grandi interpreti femminili sono molto connotate musicalmente: capisci subito che direzione vogliono prendere, hanno un gusto, hanno un’idea, vogliono appartenere a una determinata scena o genere. Tu questa esigenza la senti o pensi di poter interpretare il pop a 360 gradi?

Secondo me bisogna sempre avere una direzione, ma questo può significare che la prendi magari per un album, per una storia particolare, lungo un determinato momento della carriera. Per il prossimo progetto, ad esempio, ho già in mente una strada musicale con una connotazione molto precisa. So che più crescerò e più cambieranno le cose, ma adesso ho proprio voglia di giocare con il sound, di essere un po’ più accattivante da questo punto di vista. E poi io ho lavorato tantissimi anni in discoteca, quindi mi piacerebbe anche portare la mia storia in quello che faccio. So che ci sono tante altre cose che vorrò fare più in là, più serie, più introspettive, ma non è questo il momento.

In Italia, gli ultimi, musicalmente parlando, sono stati e sono ancora senza dubbio gli anni della trap e un po’ di questa nuova ondata indie cantautoriale. Generi molto connotati, con linguaggi nuovi, con tanta scrittura. Pensi ne abbia in qualche modo giovato tutta la musica italiana o no?

Secondo me hanno dato un buon apporto alla musica italiana, lo dico proprio da cantate pop. Il pop, fondamentalmente, ruba e si ispira alla musica di genere del momento, ed è indubbio che, soprattutto la trap, abbia permesso anche alla musica pop di sbloccarsi un po’, di far nascere una nuova generazione di interpreti di cui Mahmood in qualche modo è il portavoce. Per quel che mi riguarda, prima c’era una modalità per le cantanti donne di fare pop che era arrivata alla saturazione, e grazie a questa esplosione della musica urban ho avuto la possibilità di crearmi uno spazio nuovo, senza dubbio.

Parlando di nuovo del tuo ultimo anno: è stato un 2020 in cui è venuta fuori anche un po’ la tua vita privata, soprattutto per via della tua relazione con Marracash. È una cosa che ti piace o che in qualche modo ti infastidisce? Che riflessioni fai sul confine fra privacy e fama?

Vivo la mia vita in modo abbastanza privato. Poi però è bello condividere delle cose. Qualche giorno fa ho pubblicato su Instagram una storia dove ci baciavamo, per dire: a me piace condividere quello che mi rende felice, però mi piace farlo quando mi va, non voglio che diventi parte del mio lavoro perché non lo è, non faccio l’influencer. Sai quelle cose tipo “dobbiamo pubblicare 10 storie al giorno, fai un post al giorno”, non è il mio e non mi va. Non potrei farlo con disinvoltura, ecco.

È indubbio che tu e Marracash siate una coppia che piace. Non è che forse, insieme, state diventando un modello? Mi ricordate alcune coppie dello show business americano che sul non prendersi troppo sul serio ma contemporaneamente sì, hanno costruito parte della propria carriera e della propria personalità pubblica.

Io penso che questa che sto vivendo sia la storia della mia vita. Ci sono dei momenti dove tutto si incastra perfettamente. Capita poche volte, anzi, potrebbe anche non capitare mai, ci vuole un po’ di fortuna. Non so veramente cosa significhi essere una coppia di riferimento, so solo che sono innamorata persa di lui come essere umano. Non ho mai amato nessuno così e non mi vergogno a dirlo. Dicevi bene: non ci prendiamo sul serio ma facciamo molto sul serio. Che poi fare sul serio non significa per forza fare figli o sposarsi ma rispettarsi, crescere insieme.

Ti piace musicalmente quello che fa il tuo compagno?

Moltissimo, sì.

Avete avuto un grande successo praticamente contemporaneamente.

Sì, in modi completamente diversi. Lui ha raccolto quello che ha seminato in 15 anni di carriera; è uno dei portavoce del suo genere, un genere per cui ha fatto davvero tanto in Italia. Arrivi a 40 anni e ne raccogli i frutti. Davvero una bella storia.

Bellissima. Senti, che rapporto hai con la moda?

Per me la moda è funzionale, deve farmi comunicare senza parlare. Esattamente come la musica. Deve ispirare, deve farti capire senza farti capire veramente. Quando ascolti una canzone, anche distrattamente, alla fine capisci sempre cosa stai ascoltando; dal modo di cantare per esempio capisci se sta cantando una donna forte o ferita, una donna romantica, una donna che cerca di essere donna. L’abito fa lo stesso, deve essere funzionale alla personalità e alla sua espressione.

Ti rifai molto a una certa nobile tradizione nazionale di donne dello spettacolo, ma poi alla fine, sentendo le cose che dici, hai una visione molto poco italiana del tuo personaggio. All’estero ci hai mai pensato?

Penso di essere grande per l’estero, ho 30 anni. Credo però che se lo farà qualcuno dall’Italia dopo di me, mi sentirò un po’ orgogliosa in qualche modo, e penso che un po’ sarà anche grazie a quello che ho fatto. Ma non sarò io, sarà qualcun’altra.

Quindi ti senti un po’ di aver aperto una strada?

Un pochino sì. Un po’ l’ho fatto.

Hai detto giustamente «Non sono un’influencer», ma i modelli a cui guardi hanno fatto cinema, tv, tante altre cose. Ti interessa viverti come una donna di spettacolo a 360 gradi o per te esiste solo la musica?

No no, mi piacerebbe vivere la mia carriera a 360 gradi. Dei modelli che ti citavo prima mi piace proprio che siano state in grado di trasmettere l’idea che si possa far spettacolo con tutto. Ovviamente il mio focus è la musica, però si possono fare tante altre cose, perché no. Secondo me poi farei anche ridere, ho una parte molto buffa che comunque non si conosce e mi piacerebbe venisse fuori, tanto non mi vergogno di niente!

Photo: Giampaolo Sgura
Styling: Francesco Scognamiglio
Hair: Franco Gobbi
Make up: Luca Cianciolo @CloseUp
Fashion editor assistant:Federica Arcadio