Intervista con Kailand Morris, tra moda, musica e progetti no profit

Intervista con Kailand Morris, tra moda, musica e progetti no profit

Kailand Morris, figlio di Stevie Wonder, oltre alla musica ha la moda nel dna. Modello e stilista, con il suo brand si dedica anche a progetti no profit.

Photo: Valentin Fabre
di Valentina Della Seta

Kailand Morris è un giovane favoloso. A 16 anni ha debuttato come modello aprendo la sfilata di Dolce&Gabbana a Milano, poi ha sfilato per Dior, Louis Vuitton, Fendi, Balmain e Valentino. Qualche tempo dopo è entrato da Dior come stagista nel team di Kim Jones, e ha fondato un proprio brand, House of Kom, con una sezione dedicata ai progetti no profit, Kom Worlwide, che ha appena lanciato una collaborazione con Iceberg. Ha compiuto 19 anni il 1° settembre ed è uno dei nove figli di Stevie Wonder, il maggiore dei due nati dalla relazione con la stilista Kai Millard. Lo abbiamo incontrato, via zoom, nella luce delle due di pomeriggio sul fuso di Los Angeles.

Incarnazione di bellezza, calma e determinazione, è seduto su un divano candido nel suo studio. Indossa una felpa verde scuro con il cappuccio, ha i dreadlocks biondo miele legati in una coda alta sopra la testa, al collo si intravede la tracolla di una Fender che tiene appoggiata sulle cosce. Morris solleva la chitarra per farla entrare nell’inquadratura della webcam: «È una giornata tranquilla, mi rilasso e studio gli accordi dei Beatles. In questo periodo li ascolto in continuazione, insieme ai pezzi di Jimi Hendrix, che adoro, e all’ultimo disco di Thom Yorke». Che altro c’è nella tua playlist? «Musica di ogni genere. Rap, trap, Rnb, jazz, blues, cantautori. E ovviamente i dischi di mio padre».

Photo: Valentin Fabre
Look Valentino/Valentino Garavani

Morris non ha bisogno di scegliere tra musica e moda. Il suo approccio all’arte è contemporaneo, multidisciplinare: «Per ora mi sto concentrando sulla moda ma la musica per me è fondamentale. In generale, non faccio differenze. Musica e moda rappresentano un linguaggio sacro, permettono di esprimere sé stessi e avvicinarsi agli altri. È semplice. Mi basta uscire per strada e fermare qualcuno per dirgli che ammiro il suo outfit. I musicisti invece parlano alla gente attraverso i testi delle canzoni. L’altro giorno ascoltavo Light di Michael Kiwanuka e anche se non ci siamo mai incontrati personalmente l’ho sentito vicino come un amico. Ho bisogno di sentire e diffondere vicinanza. Come dice sempre mio padre: il mondo ha bisogno di amore. Oggi più che mai». Morris tira su una manica della felpa per mostrare un disegno sopra il gomito: «È un tatuaggio con la scritta Time to love, il titolo di un disco di mio padre».

Mi chiedo quali siano i primi ricordi legati alla musica per un ragazzo cresciuto in casa di una leggenda. Sorride. «Se ci penso me ne vengono in mente tantissimi. Uno dei più lontani forse risale ai miei tre o quattro anni, al giorno in cui mia nonna paterna mi ha regalato la prima batteria. La conservo ancora».

Kailand Morris si è esibito fin da piccolissimo come batterista durante i concerti di Stevie Wonder. Gli domando se c’è stato un momento in particolare in cui si è reso conto della fama gigantesca di suo padre: «Mio padre ce l’ho sempre avuto intorno, la nostra vita mi è sempre sembrata normale, non so se capisci cosa intendo. C’erano i concerti, i video, a volte suonavo con lui, le luci erano abbaglianti e non pensavo al pubblico. Poi un giorno sono salito sul palco di un concerto a Rio. Era sulla spiaggia, di pomeriggio. Quella è la stata la prima volta in cui mi sono accorto che davanti a noi c’era un mare di gente, così tanta che non riuscivo a vederne la fine».


Il modello indossa abiti Valentino, borse e sneakers Valentino Garavani

Morris è cresciuto con la famiglia a Calabasas (cittadina residenziale sulle colline a ovest della San Fernando Valley) in un benessere che ha imparato subito a non dare per scontato: «Sono un privilegiato, non lo dimentico mai. I miei genitori mi hanno insegnato la gratitudine, e a restituire parte della fortuna che mi ha dato il cielo».

Morris collabora con il Watts Empowerment Center di Los Angeles, partecipa a progetti di beneficenza per aiutare le ragazze e i ragazzi nati in situazioni difficili: «Condividere per me è fondamentale. Condivido anche il giorno del mio compleanno. A 13 anni i miei genitori mi hanno chiesto se, dato che avevo già tutto dal punto di vista materiale, non mi sarebbe piaciuto celebrare il compleanno come un regalo per le persone meno fortunate. Da allora, fino all’arrivo della pandemia, ho organizzato ogni anno una partita di basket e altre iniziative di beneficenza».

Questo ultimo anno è stato per tutti diverso e complicato (e in parte felice, per l’arrivo di Joe Biden e Kamala Harris alla Casa Bianca – che sua madre Kai Millard ha celebrato con un post su Instagram, mentre lui di politica preferisce non parlare): «Nel 2020 mi sono diplomato e ho lavorato senza sosta ai miei progetti. Resto sempre concentrato. C’è solo una cosa che mi manca. Non vedo l’ora di tornare a uscire senza la mascherina, ricominciare a fare le cose normali, socializzare, incontrare le amiche e gli amici. Non chiedo altro».

Photo: Valentin Fabre
Styling:  Edoardo Caniglia
Grooming: Axelle Jérina.
Styling assistant: Marie Soares