Lardini si rinnova per restare al passo con i tempi

Lardini si rinnova per restare al passo con i tempi

di Gianluca Cantaro

Lardini ha cambiato prospettiva, e il restyling funziona. Ma, a «guidare il nuovo percorso è sempre la consapevolezza della nostra storia», dice Pietro Di Matteo, brand developer dell’azienda

Ci vuole coraggio a prendere 45 anni di tradizione e metterli in gioco nel giro di un anno. Ma tra rivoluzione digitale, pandemia, conflitti, cambiamenti climatici e tutto il resto, in poco tempo il mondo è drasticamente cambiato, così si fa di necessità virtù. Lardini, azienda di eccellenza italiana del sartoriale, è una di quelle che ha intrapreso un percorso rivoluzionario (e in qualche modo rischioso), considerando il settore in cui opera. Le parole di Pietro Di Matteo, brand developer dell’azienda, riassumono perfettamente la nuova strategia: «Abbiamo buyer top che sono abituati a comprare il fashion come Gucci, Celine, Saint Laurent, Prada e, insieme, anche i nostri capi: sono stati proprio loro a chiederci l’evoluzione del prodotto, che ormai era poco attuale. Siamo stati tra i primi del nostro comparto a fare questo cambio che è stato molto apprezzato, perché adesso i clienti si avvicinano alla collezione in maniera differente. Un tempo avevamo tutte le varianti di colore e tessuto possibili, adesso la scelta è più limitata, con modelli specifici pensati con un’ottica di brand anziché di produttore».


Così il mondo Lardini adesso è idealmente diviso in tre momenti, sempre legati dal fil rouge del savoir faire. Si parte con Attitude, che rappresenta il new tailoring (più grintoso, la vera innovazione estetica), Lab (con il progetto MonoTone, in cui un unico tessuto dello stesso colore crea l’outfit intero) e Collection (la tradizione dell’azienda, riletta in chiave moderna). «Con il restyling abbiamo iniziato a ragionare diversamente. Nessuno stravolgimento dettato dal panico per un mercato che cambia, ma un percorso guidato dalla consapevolezza della nostra storia», prosegue Di Matteo. «La nostra forza è stata anche sapere osservare e assimilare i mutamenti in atto, conservando intatte le radici. Abbiamo aggiornato vestibilità, proporzioni, dettagli, ma mantenuto tessuti classici e rétro che, così, hanno preso una nuova vita. Però, la cosa veramente importante è l’aggiunta del concetto di look, che, nel nostro settore più formale rispetto a quello puramente fashion, non è usuale. Chi ci compra è già consapevole che siamo un’eccellenza per i capispalla, così abbiamo lavorato anche su altro, come la maglieria, o stili più inediti come giacca e pantaloni di pelle. È un cambio che ci ha permesso di trovare nuovi interlocutori».


È insomma un mutamento di rotta che ha anche cambiato «il rapporto con le generazioni, che è diventato più fluido», sottolinea Di Matteo. «Grazie al mio ruolo posso vedere sia il lato commerciale sia quello della creazione del prodotto e, di conseguenza, posso fare da collettore anche attraverso i feedback che riceviamo dall’esterno. Nonostante tutte le novità, va da sé che coloro che sono meno legati alle tendenze, ma prediligono un guardaroba più tradizionale, saranno sempre tenuti in considerazione». In azienda comunque non si fermano al cliente attuale: da un anno hanno infatti iniziato il rapporto di collaborazione con l’artista Pietro Terzini per “coltivare” un pubblico under 30 grazie a una capsule più streetwear oriented. Il linguaggio usato dal creativo è il mezzo per dialogare, sia dal punto di vista comunicativo sia di look, con una fascia d’età che magari non guarderebbe a un brand dal dna classico. Il loro nuovo motto è Evolving Elegance. Non rimane che seguire l’invito.