

Louise Glück, Nobel per la Letteratura 2020, in una poesia
Il fascino struggente dei versi di Louise Glück in una raffinata, stilnovistica, traduzione di Alessandro Turci. “Vita Nova”, titolo e reminiscenza dantesca della poetessa americana più intensa delle ultime decadi, un canto elegantissimo ispirato all’intollerabile bellezza della vita e dei suoi cicli spesso inintelligibili alla ragione. L’omaggio di Icon all’Universo Louise Glück.
VITA NOVA
di Louise Glück
Mi hai salvata, dovresti ricordarti di me.
La primavera dell'anno; giovani uomini comprano i biglietti del ferry.
Risate, perché l'aria è tutta fiori di melo.
Quando mi sono svegliata, ho capito di essere capace di provare lo stesso sentimento.
Ricordo che suona identico dalla mia infanzia,
risate senza motivo, semplicemente perché il mondo è bello,
qualcosa del genere.
Lugano. Tavoli sotto gli alberi di melo.
Marinai alzando e abbassando le bandiere colorate.
E in riva al lago, un giovane lancia il suo cappello nell'acqua;
forse la ragazza lo ha accettato.
Cruciale
suoni o gesti come
una traccia decisa prima di più vasti temi
e poi inattiva, sepolta.
Isole in lontananza. Mia madre
porgendo un piatto di pasticcini -
per quanto ricordo, cambiato
in nessun dettaglio, il momento
vivido, intatto, non essendo mai stato
esposto alla luce, così mi sono svegliata euforica, alla mia età
affamata di vita, completamente fiduciosa -
Dai tavoli, macchie d’erba nuova, il verde chiaro
restituito nel buio terreno vivente.
Certo la primavera mi è restituita, questa volta
non come un amante ma come messaggero di morte, eppure
è ancora primavera, e ancora dimostra tenerezza.
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VITA NOVA
by Louise Glück
You saved me, you should remember me.
The spring of the year; young men buying tickets for the ferryboats.
Laughter, because the air is full of apple blossoms.
When I woke up, I realized I was capable of the same feeling.
I remember sounds like that from my childhood,
laughter for no cause, simply because the world is beautiful,
something like that.
Lugano. Tables under the apple trees.
Deckhands raising and lowering the colored flags.
And by the lake’s edge, a young man throws his hat into the water;
perhaps his sweetheart has accepted him.
Crucial
sounds or gestures like
a track laid down before the larger themes
and then unused, buried.
Islands in the distance. My mother
holding out a plate of little cakes—
as far as I remember, changed
in no detail, the moment
vivid, intact, having never been
exposed to light, so that I woke elated, at my age
hungry for life, utterly confident—
By the tables, patches of new grass, the pale green
pieced into the dark existing ground.
Surely spring has been returned to me, this time
not as a lover but a messenger of death, yet
it is still spring, it is still meant tenderly.
(Vita Nova, The Ecco Press, 1999)
