Addio ad Alber Elbaz, lo stilista innamorato della bellezza femminile

Addio ad Alber Elbaz, lo stilista innamorato della bellezza femminile

Un ricordo di Alber Elbaz, a lungo direttore creativo di Lanvin e Yves Saint Laurent, scomparso per Covid-19 a 59 anni. Un gioioso innamorato della figura femminile che sapeva vestire con sartoriali morbidezze

Photo by Benjamin Lowy/Getty Images
di Gianluca Cantaro

I 15 anni in cui Alber Elbaz è stato direttore creativo di Lanvin si possono iscrivere senza dubbio tra i momenti più rilevanti della moda moderna. Vi chiederete perché ed è presto detto. Il lavoro di un designer (o stilista che è una parola forse obsoleta, ma che per lui potrebbe tornare attuale) si incide nella memoria per la capacità di tracciare segni che lo raccontano senza che il nome sia scritto sull’etichetta. Ed è quello che è successo da quando nel 2001 iniziò a lavorare per la maison francese fondata nel 1889 da Jeanne Lanvin, fino ad allora uno dei tanti polverosi e dimenticati nomi della Ville Lumière, che con lui è diventato il più desiderato. L’eleganza mai ingessata, l’imprecisione degli orli lasciati al vivo che diventa bellezza perché applicata a tessuti preziosi, la fattura pregiata che strizzava l’occhio alla Haute Couture sono ancora attuali e, soprattutto, ‘presi in prestito’ da meno fantasiosi colleghi. Elbaz, marocchino di nascita e israeliano di adozione e formazione, è uscito dal famoso Shenkar College of Engineering and Design di Ramat Gan (Tel Aviv), è scomparso a Parigi all’età di 59 anni il 25 aprile 2021 scorso a causa del Covid-19. Un altro lutto che ha colpito il mondo della moda causato dalla pandemia, tra gli altri anche Kenzo Takada e Sergio Rossi. Una carriera in crescendo che spesso però non l’ha visto compreso. Nel 1985 iniziò il suo percorso dall’americano Geoffrey Beene dove lavorò per 7 anni, per poi passare da Guy Laroche (un biennio) e poi da Krizia dove non fu capito da Mariuccia Mandelli. Nel 1998 sembrava il suo momento quando ricevette lo scettro direttamente da Monsieur Yves Saint Laurent che gli affidò la direzione creativa del prêt-à-porter. Ma anche qui non ebbe modo di spiccare il volo perché dopo sole tre stagioni, nel 1999, dovette cedere al potere del denaro: il marchio venne acquistato da Gucci e Tom Ford prese il suo posto. Nel 2001 iniziò la sua avventura da Lanvin dove, al contrario, ebbe la possibilità di esprimere al meglio le sue doti. 

Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images

L’ironia di fondo che lo accompagnava fu un tratto importante del suo percorso. A partire dalla sua persona che sembrava un affettuoso personaggio dei fumetti: silhouette tondeggiante, abbigliamento studiatamente troppo piccolo che contrastava con il grande papillon e i grossi occhiali da vista. Buffo, ma allo stesso tempo inquietante, perché la sua immagine simpatica e sorridente nascondeva un carattere determinato e deciso, sfaccettatura tipica dei grandi creativi. Ma a parlare era l’indiscutibile eleganza distillata dalla sua visione. La bellezza della femminilità era al centro di un lavoro che non ha mai costretto la figura, liberandola sia esteticamente sia concettualmente. Aveva colto in maniera sottile l’essenza parigina un po’ coquette e l’aveva trasformata in lusso ricercato. Era innata anche la consapevolezza per il fisico, lo si potrebbe considerare un supporter ante litteram dell’attuale inclusivity: ogni suo modello aveva fluidità e abbracciava il corpo senza mai costringerlo, che si trattasse di drappeggi o di linee più asciutte. Ed è stata proprio la fisicità al centro del suo ultimo progetto, AZ Factory, realizzato insieme al gruppo svizzero Richemont (proprietario tra gli altri di Cartier e Montblanc) a che l’ha visto tornare alla ribalta a 5 anni dalla sua uscita da Lanvin, dopo incomprensioni con la principale azionista, Shaw-Lan Wang. Il progetto lanciato lo scorso gennaio è a modo suo rivoluzionario perché pur avendo un’estetica estremamente fashion è disponibile in taglie che vanno dal XXS alla XXXXL. Tema oggi più che mai al centro delle strategie di marketing di quasi tutti i brand, ma che in realtà non viene mai trasferito nelle collezioni reali fermandosi alla comunicazione. Elbaz, invece, ci aveva sorpreso ancora una volta rendendolo una realtà.