Anwar Hadid

In un silenzio ovattato, interrotto da cinguettii lontani, silhouette veloci sfrecciano fra gli alberi; i volti sono coperti da caschi e bandana, un barrage di traccianti – zawp! zwap! zwap! – sparati da markers ad aria compressa esplodono in colori sgargianti su guanti, pettorine e pantaloni. «I love paintball», rivela Anwar (che in arabo significa “luminoso”), nel gruppo dei vincitori. «È un gioco che richiede voglia di misurarsi, strategia, coraggio, rifiuto, accettazione, dolore». 

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Ma nella vita di Anwar Hadid, oggi testimonial delle fragranze di Valentino Born in Roma Intense, c’è molto altro: la musica, il design di gioielli (la linea Martyre), il cinema – sua la produzione del documentario Walled Off, in collaborazione con Vin Arfuso, Roger Waters e Kweku Mandela, un viaggio per capire come la resistenza palestinese si esprima anche attraverso l’arte politicamente e socialmente impegnata. È dunque a ragione veduta che ci dice: «La mia idea di felicità consiste nell’essere in sintonia con la missione della mia anima e con tutto ciò che il nostro Creatore ha in serbo per la mia vita. È molto importante per me ed è una cosa cui penso spesso».

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Quella di Anwar è una spiritualità che viene dalla famiglia: «Mio padre è musulmano, mia madre, cristiana, si è convertita quando lo ha sposato; siamo cresciuti festeggiando il Natale, mentre il mio padrino è ebreo e sono orgoglioso di avere molti amici devoti a religioni diverse. Con questo voglio dire che non importa da dove vieni, l’importante è rispettare i diversi punti di vista e le varie credenze, in modo da poter unire le persone». 

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Grazie al suo lavoro Anwar viaggia costantemente, «una fortuna», dice, «perché ho imparato a considerare visioni e prospettive diverse dalle mie, indipendentemente da ciò in cui credo». Sulle orme delle sorelle Gigi, Bella e di mamma Yolanda, ex modella olandese e membro del cast di The Real Housewives of Beverly Hills, Anwar ha iniziato a lavorare nel fashion system a 16 anni (oggi ne ha 23). «Amo la moda, sono felice di collaborare con questo mondo in qualsiasi forma si presenti, sempre che si allinei con le cose in cui credo (uno dei suoi motti è “Trust and have faith”, “Fidati e abbi fede”, ndr)». La timidezza, apertamente dichiarata, non gli impedisce di confessarsi: «Mi considero una persona libera, emotiva e affettuosa, sempre pronto a imparare cose nuove. La mia famiglia è molto importante per me. Siamo cresciuti a Santa Barbara, circondati da natura e animali, cani (il suo è Dexter, ndr), gatti, cavalli, al punto che sia Gigi sia Bella hanno sviluppato una profonda passione per l’equitazione. Mia madre e le mie sorelle sono dei modelli di riferimento, sempre orgogliose di supportare le mie nuove forme espressive, senza competizione. Sono loro che mi hanno insegnato che bisogna rispettare tutte le persone che lavorano al tuo fianco, perché, dietro ogni progetto, c’è sempre un team».

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Nonostante gli impegni che sembrano aumentare esponenzialmente, Anwar riesce a ritagliarsi il tempo per almeno un paio di passioni. La prima è la lettura: «Marcel Proust diceva che la lettura ci permette di scoprire noi stessi. Il mio amico Joey mi ha appena regalato Dono dal mare di Anne Morrow Lindbergh, una riflessione su come trovare un ritmo di vita più naturale e un rapporto più profondo con sé stessi e con gli altri». La seconda? I tatuaggi: al momento sono circa 35 e per farli come si deve ci vuole tempo. Lo sa bene, visto che un altro suo motto è “Do what you can. If itz good. When you can” (“Fai quello che puoi, purché sia buono, quando puoi”)…