Enrico Casarosa regala “Luca”, il nuovo film-evento Pixar

Enrico Casarosa regala “Luca”, il nuovo film-evento Pixar

Cinque domande al regista genovese, tra le colonne portanti del grande studio d’animazione americano, che ora si tinge d’Italia

Courtesy of Deborah Coleman/Pixar
di Andrea Giordano

‘Un talento speciale, da preservare per il futuro, in linea con la filosofia della nostra squadra, che saprà regalare grandi cose’. Parole profetiche, non a caso, pronunciate esattamente dieci anni dall’allora fondatore della leggendaria Pixar Animation Studios, John Lasseter, dimessosi nel 2018, ma che già facevano capire la visione straordinaria di Enrico Casarosa, prodigioso storyboard artist (da Ratatouille, Up, a Cars) e senior creative genovese, lanciato a far parte nel carnet dei creativi dello studio. Nel 2011 lo avremmo infatti conosciuto, grazie a quel suo primo gioiello, La luna, storia di pescatori, in cui tra le stelle e il mare, narrava di valori, generazioni, passaggi di consegna, ispirandosi in maniera evocativa al padre e al nonno. Allora conquistò una nomination all’Oscar e per poco non vinse la statuetta. Ma adesso ci riprova: l’occasione della vita artistica questa volta ha un nome proprio Luca, debutto in un lungometraggio dietro la macchina presa, unico italiano a farcela, visibile dal 18 giugno su Disney+. Un ritratto dedicato all’amicizia di due “ragazzi”, entrambe creature marine, che provano a ‘intrufolarsi’ nella routine degli umani, nello scenario suggestivo della Riviera ligure anni ‘50, diventando grandi e accettati. 

Una lettera d’amore nei riguardi delle proprie radici, verso il mare, dov’è nato e cresciuto, esaltando gli status symbol Made in Italy che c’hanno resi famosi: la Vespa Piaggio, il caffè, il cibo, la magia dei borghi, le focaccerie, il linguaggio stesso, omaggiando Mastroianni, Fellini e la musica.

Pixar da sempre mette in scena storie, personaggi, che nel loro mondo diventano credibili, reali.

Qui c’è oltremodo il sentirsi diversi, provando a venire fuori nel mondo, ed accettarsi, senza nascondersi. Il ponte che porta al cambiamento è lungo, anche se non è detto che tutti lo percorreranno.

Celentano, Mina, ci sono i riferimenti più importanti, sono stati anche i suoi in un certo senso?

La cosa interessante è che io cresciuto sono cresciuto negli anni ‘80, però qui avevo una gran voglia di tornare indietro nel tempo, ai ‘50, rimettendo il circolo il sapore di un estate speciale. Musicalmente parlando l’unica eccezione fatta è stata inserire Il gatto e la volpe di Edoardo Bennato, quell’album, Burattino senza fili racconta di amicizie, del mettersi nei guai.

E su Fellini?

L’ho scoperto maggiormente in America, a 20 anni, quando andai lì la prima volta, iniziando a studiare cinema, per vedere i grandi maestri, da Kurosawa, Truffaut, a De Sica. A Visconti, di cui proprio uno dei suoi film, La terra trema, c’ha dato tantissimi spunti e dettagli per immaginare questi scorci narrativi, ma qui c’è l’ispirazione di Hayao Miyazaki, un mito per me, che ho conosciuto davvero: da lui ho imparato il senso della meraviglia, lo sguardo di attenzione verso i suoi personaggi, l’infanzia, e quella curiosità che di fatto dovremmo sempre avere, ad ogni livello ed età.

Il film parla anche e soprattuto di inclusione, sapendosi reinventare. Quanto è stato difficile entrare in un meccanismo come Pixar?

Un’esperienza lunga, c’è voluta pazienza, attesa, nel proporre, anche dopo il cortometraggio, quando tornai a lavorare dietro la macchina da presa, è stata una questione di dedizione. Quando inizi a fare il passo più lungo, da primo regista, ovviamente vengono dubbi, ansie, momenti no, ti senti giù, quindi devi ricaricarti presto, d’altronde per fare Luca abbiamo impiegato cinque anni, un viaggio importante. Momenti però nei quali impari a crescere, a superare le difficoltà, a cambiare te stesso.

Lei come lo vede invece il futuro?

Sempre vivo nella memoria, dando soprattutto attenzione a essere nel presente, cercando di godere ogni singolo attimo, ma riguardandoci anche nel passato certo, con amore e un pizzico di nostalgia.