The Vanderloos

The Vanderloos

Mark Vanderloo figlio segue le orme di Mark Vanderloo padre: il modello più famoso degli anni 90, a 53 anni è ancora al top. Il suo segreto, ci svela, sta in una lettera scritta nel 1996

di Angelo Pannofino

È da 27 anni che Mark Vanderloo smette di fare il suo lavoro, che ogni anno decide che basta, che il prossimo sarà l’ultimo, poi stop, finito, game over: «Era il 1996», racconta sorridendo, ripensando a quegli anni 90 in cui il suo volto bradpittesco era il più famoso, il più richiesto. Un decennio che oggi ricorda «come una scatola di cioccolatini: ne ho mangiati senza saziarmi mai, ogni giorno un gusto diverso». 


Sfilate, campagne, servizi fotografici: tantissimi cioccolatini, forse troppi. «Viaggiavo come un pazzo da una parte all’altra, ero esausto e mi faceva soffrire molto il fatto che la mia carriera non dipendesse da me ma dalle decisioni prese da altri, così nel Natale del ’96, scrissi al mio agente: “Grazie per tutto, ma ho deciso di smettere. Non ce la faccio più”. Da quel momento, ogni anno decidevo che il prossimo sarebbe stato l’ultimo e da allora mi sono sentito di nuovo padrone del mio destino: voglio sempre smettere, solo che ogni volta mi tirano dentro e io dico “Ooooook, ma questa è l’ultima”».


L’erede c’è già, è suo figlio: «Gli ho consigliato solo una cosa: sii te stesso». Nel suo caso ha funzionato, perché, se oggi che di anni ne ha 53, papà è ancora lì al top, è perché, come dice, «non è questione di bellezza ma di carisma». Una carriera trentennale cominciata con un grande classico: «Accompagnai la mia fidanzata, modella, per un servizio fotografico e scelsero anche me. Avevo 18 anni, quindi era circa cinque anni fa… (ride)». Il resto, come si dice, è storia. In 35 anni ne sono cambiate di cose: «Negli anni 90 si scattava in pellicola, quindi erano tutti più concentrati, perché non si poteva sbagliare niente. Oggi, col digitale, se si fa un errore poco importa, “tanto poi lo correggiamo al computer”». 


Abito, camicia e papillon
Brioni

Del tempo che passa non sembra preoccuparsi: «Vada come vada. Il computer aiuta anche me, toglie qualche ruga di troppo. Sono fortunato: la tecnologia va più veloce della mia età». Considerando che sta invecchiando come un Barolo, il pensionamento sembra lontano «ma a me non importa: quando non piacerò più lo accetterò, fa parte del lavoro».


Abito Versace, camicia
Dsquared2, papillon
e fascia Brioni

La sua passione è ristrutturare case e poi rivenderle, ma per un po’ ha flirtato con la recitazione: «Ma non faceva per me. Il modo più semplice per fare il mio lavoro è separare: da una parte la mia persona, dall’altra la mia immagine. Per essere un grande attore, invece, quella separazione non può esserci: devi metterci l’anima, devi esporla, e io non ho voglia di mettere in piazza la mia anima, né di essere vulnerabile». 


Total look Fendi

Nonostante ciò, ha comunque contribuito (involontariamente) al successo di Zoolander, blockbuster che ha incassato oltre 100 milioni di dollari ridicolizzando proprio il suo mestiere: «Una volta ho parlato con Ben Stiller (il regista, ndr) e mi ha rivelato che il nome Zoolander è un mix tra il mio cognome e quello di Johnny Zander». Di quella pellicola oggi dice che «sì, è divertente, ma non è realistica: in vita mia non ho mai fatto benzina come fanno i modelli nel film».

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 Models: Mark Vanderloo, Mark Vanderloo Junior, Romeo Solia @Special; Gabriele Gherardi @Next; John Godswill @The Claw; Alfredo @Street People Casting. Photos by giampaolo sgura, Styling by Edoardo Caniglia; Grooming: Andrew Guida @Blend. Styling assistants: Claudia Scornavacca, Valentina Volpe, Peter Catalin. Location: Residenza Location (residenza-location.com).