Roberto D’Amico, surfer e attivista ambientale

Roberto D’Amico, surfer e attivista ambientale

“Quando ti innamori di qualcosa, fai di tutto per rispettarla” dice il surfista membro del team Breitling, per spiegare il suo impegno nei confronti della Natura. Il campione, parallelamente agli impegni con la Nazionale, porta avanti con la sua associazione Roby Cleanup eventi di pulizia di spiagge e fondali

di Carolina Saporiti

Roberto D’Amico è un’atleta, campione italiano di surf, ma è soprattutto una persona di cuore, basta sentirlo parlare pochi minuti per accorgersene. Sorridente, calmo ed entusiasta, parla del suo elemento, l’acqua, come un innamorato. Oggi organizza eventi di pulizia delle spiagge a cui partecipano sempre molte persone di tutte le età, ma lui ha iniziato a 16 anni a raccogliere l’immondizia che trovava abbandonata. Da allora non ha smesso, come non ha smesso di surfare con la sua tavola a Ladispoli, città di origine e dove vive ancora, e in giro per il mondo. Roberto fa parte del team Breitling, la maison orologiera svizzera che si è legata a una community di ambassador composta da atleti impegnati nella tutela dell’ambiente, per il lancio del nuovo orologio maschile, il Breitling Superocean Outerknown, realizzato anche con materiali green.

Partiamo da te, dalla tua professione “non convenzionale”. Come si diventa surfisti?

Ho cominciato a vivere il mare da piccolissimo perché i miei genitori mi hanno sempre portato a pesca, a giocare in acqua, ma anche a fare windsurf… il mare è stato sempre un luogo “spensierato”. Poi a 7 o 8 anni mi prestarono una tavola che per me allora era solo uno strumento in più per vivere l’acqua, lasciandomi ispirare dalla piccola comunità di surfisti che c’era qua. Nel 2003 feci la mia prima gara a Ostia, avevo più o meno 10 anni. Vinsi e mi portarono a fare la finale mondiale degli Under 12 in Francia, dove mi resi conto che al di fuori del mio piccolo paese c’erano tante cose.

Quali?

C’erano tanti altri ragazzi come me, scoprii l’esistenza di diversi tipi di tavole e di luoghi dove era possibile surfare… Ma soprattutto capii che il surf non era solo un divertimento, ma che poteva diventare uno sport. Ho fatto competizioni fino a 18 anni full time, mi dedicavo solo a quello, fino a che non mi sentii un po’ costretto. Il surf è uno sport che ti fa entrare in contatto con tante belle persone e tanti bei posti e il fatto di dover girare sempre negli stessi luoghi e con lo stesso gruppo non mi andava più. Così mi presi una piccola pausa e cominciai a investire il mio tempo in viaggi, andando in posti remoti che iniziai a raccontare attraverso video, foto e interviste. Ho sempre associato lo sport professionistico a un impegno nei confronti del posto che visitavo.

Il surf è uno sport sempre più popolare. A cosa si deve questo interesse delle persone?

Fare surf vuol dire sposare uno stile di vita da condividere con persone simili a sé, semplici, con cui si ha piacere a passare del tempo.

Allo stesso tempo però sono poche le persone che lo praticano in maniera professionistica: come mai, questione di costi o di difficoltà?

Il surf è uno sport molto difficile, il primo passo è abbastanza facile, ma per fare il secondo ci vuole tempo e tantissima pratica. Quando poi ti innamori, ti costringe a viaggiare e andare sull’Oceano e quindi diventa costoso.


Uno degli eventi di pulizia delle spiagge organizzati dall’associazione Roby Cleanup

Dove ti trovi adesso?

Sono a Ladispoli, dove sono nato e dove vivo: è la mia base ed è comodissima per raggiungere Fiumicino e quindi viaggiare. Il surf non è uno sport che ti consente di stare fermo tanto tempo nello stesso posto. Guardi le mappe globali a caccia delle mareggiate e con 24 o 48 ore di anticipo scegli dove andare.

Quanto tempo passi in acqua ogni giorno?

A prescindere dalle onde, passo tanto tempo in acqua: prima ancora che per il surf, il mio amore è per il mare. Direi che ci passo una media di 4 o 5 ore al giorno – se non ci sono onde… è la mia dose per stare tranquillo.

Cosa si impara dall’acqua?

Ho imparato quanto è bello il silenzio e quanto è bello stare soli in un luogo che mi fa sentire bene e a mio agio. Il mare mostra i propri limiti, aiuta a far capire quando è meglio fare o non fare una cosa. La Natura comanda.

E forse se tutti stessimo di più nella Natura impareremmo a rispettarla di più, non credi?

Assolutamente, la maniera più semplice per insegnare a rispettare la Natura è farla vivere. Perché quando ti innamori di qualcosa fai di tutto per rispettarla e farla rispettare. In Italia viviamo il mare in una maniera un po’ strana: la maggior parte delle persone va in spiaggia a stendersi su un lettino per prendere il sole, in pochi hanno capito quanto quel luogo possa offrire in più. Basterebbe allontanarsi dalle spiagge private per rendersi conto di quanto siano sporchi il mare e la costa e capire che siamo noi l’unica causa. Quello che vediamo sulla spiaggia o a galla è solo una piccola parte dei rifiuti abbandonati in mare, i fondali sono pieni. Qui a Roma molta gente usa il Tevere come una discarica e alla prima piena il fiume spinge tutto in mare e con le correnti da sud e le onde i rifiuti in parte arrivano in spiaggia, in parte rimangono nell’habitat marino.

Tu che passi tanto tempo in mare, hai una visione “privilegiata” della situazione. Quale ti sembra l’urgenza maggiore?

L’urgenza maggiore viene sempre dall’alto. Io credo che non si debba più produrre, ma riciclare ciò che già abbiamo. Tutti siamo “colpevoli” e finché non ci sono alternative tutti continueremo a sbagliare.

Sei impegnato nella tutela dell’ambiente e in particolare degli Oceani, tanto da aver fondato l’associazione Roby Cleanup che si occupa della raccolta di immondizia sui nostri litorali…

Quello che facciamo è un granello, ma le persone che partecipano agli eventi hanno la possibilità di vedere qual è la situazione e non se lo dimenticano più e il modo di ragionare e comportarsi cambia.


Ancora prima del surf, l’amore più grande di Roberto è quello per il mare

Questo tuo impegno ha definito la tua immagine. Quando è nata l’associazione?

Ho cominciato a fare questi eventi più di 10 anni fa, avevo 16 anni e mi davano del pazzo vedendomi raccogliere l’immondizia degli altri. Nel 2018 è nata Roby Cleanup che è stata semplicemente una call to action, ho usato la mia notorietà nello sport per portarmi dietro più persone. E da un piccolo gruppo, siamo diventati sempre di più. Da quest’anno Roby Cleanup è una ASD cosa che serve soprattutto per avere un’assicurazione per tutti i partecipanti.

Come funziona?

Per ora ho fatto solo una tappa, causa Covid, in cui eravamo in 100 qui a Ladispoli. In più abbiamo organizzato una pulizia della scogliera a Senigallia con una trentina di persone durante un evento sportivo. Ai miei eventi partecipano tanti bambini e ragazzi che conoscono tante cose; sono preparati e sensibilizzano noi adulti.

Hai un luogo preferito o uno del cuore dove surfare?

Sì, è casa mia, qua a Ladispoli. Io vivo a 50 metri dal mare, ma mi sposto un po’ per raggiungere Palo Laziale, una zona che è parco naturale… è il mio punto di meditazione.

Che cosa si prova a essere al centro di un’onda?

All’inizio è ingestibile, le prime volte che ti guardi dentro un tubo, l’emozione è così forte che sbagli tutto tecnicamente. E questo ti fa capire che non sei ancora pronto a capire la Natura, perché quando remi l’onda devi essere bravo a capire come si comporterà, ti devi sintonizzare con essa, con il mare. Sono pochi secondi che diventano un’eternità, ci sono alcune persone che restano in apnea, io riesco a gestirla con calma… ma non c’è niente di paragonabile a quel momento e non succede tutti i giorni, devi andare a cercare le onde, studiare… Sono momenti che vanno preparati.

Cosa consigli a chi vuole cominciare con il surf? E dove può andare, rimanendo in Italia?

Ci sono moltissime buone scuole su tutta la costa italiana. Direi di fare il primo passo alla scuola di surf perché è uno sport che si apprezza individualmente solo quando si ha una certa dimestichezza, all’inizio è importante essere in compagnia e spingersi l’un l’altro. Poi se vi piacerà, sarete costretti a fare qualche viaggio. Il mio segreto è non puntare tutto sulla tecnica, ma fermarsi a capire il mare: bisogna nuotare, con le onde e senza, osservarlo…


Agli eventi Roby Cleanup partecipano sempre anche molti bambini e ragazzi

A proposito di capire il mare mi viene in mente Masaru Emoto, un saggista e scienziato giapponese, che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio dell’acqua e dei cristalli che la compongono, sostenendo che questi mutano in base ai sentimenti e alle energie cui vengono esposti… Cosa te ne pare come teoria?

Io ho un mio modo di interpretare questa cosa. Se sono nervoso, se non riesco a staccare la testa quando sto surfando, tutto va storto, è come se l’acqua non mi volesse venire incontro. Ma quando sto bene e sono in completa armonia e provo gratitudine, è come se tutto si allineasse, la mia mente sa dove andare, il corpo mi segue e l’acqua è mia amica.

Progetti imminenti?

Sto organizzando un tour, Roby Cleanup Detour che vorrei arrivasse in tutta Italia, da nord a sud, isole comprese, per andare a intervenire dove c’è bisogno. E poi, senza troppi programmi, guarderò nei prossimi giorni dove ci sono le onde e farò le valigie…