Nicholas Galitzine

Nicholas Galitzine

La grande occasione si è presentata con la serie tv Chambers. La consacrazione però è arrivata adesso, con la rivisitazione di Cenerentola in versione musical, dove interpreta il principe Robert e canta al fianco di Camila Cabello e Pierce Brosnan, uno dei suoi idoli. In questa intervista l’attore si racconta ad Icon

di Gianmaria Tammaro

Dice Nicholas Galitzine di non aver mai pensato di diventare un attore. «Non seriamente, almeno. In qualche modo è successo. Avevo appena finito il liceo e non sapevo che cosa fare. L’università, per me, non era la scelta giusta: costava troppo e non avevo nessun interesse particolare. In questo mondo sono quasi inciampato. La mia vita non è cambiata molto dopo il primo ruolo. Per potermi mantenere ho fatto altri lavori, impieghi piccolissimi: tutto pur di continuare a provarci». Alla fine ogni cosa ha trovato il suo posto: come il pezzo di un puzzle che, senza nessuna forzatura, combacia con gli altri e compone un’immagine più grande. «Non c’è stato un momento in cui mi sono detto: posso farcela, questo sarà il resto della mia vita. La mia passione si trasforma e si evolve costantemente. Ho diversi obiettivi e voglio fare cose diverse: scrivere, dirigere e recitare. Quello dell’attore non è un mestiere sicuro; può finire tutto da un momento all’altro, non c’è nessuna certezza». Con Chambers di Netflix, però, è arrivata la prima vera conferma. 


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«Per la prima volta mi sono sentito a mio agio con le mie scelte. In questi anni, ho ricevuto tantissimi no e in più occasioni, ai provini, sono stato superato da altri nel momento decisivo. Anche questo fa parte del lavoro, lo so: spesso non riusciamo a ottenere il ruolo che desideriamo. E può essere difficile continuare a crederci». Galitzine, confessa, è interessato al processo di creazione del personaggio.


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 «Le persone mi affascinano. Mi piacciono le imperfezioni e i dettagli. Sono sempre stato un attento osservatore. E uno degli elementi fondamentali di questo mestiere è proprio osservare. Mi sento fortunato. E anche con delle responsabilità». Perché? «Perché voglio dare sempre il massimo, e rappresentare nel modo migliore determinate storie e determinati personaggi. Non voglio deludere nessuno: sicuramente non la mia famiglia né gli amici, chi mi ha sempre sostenuto e accompagnato; né naturalmente me stesso. Il mio obiettivo è raccontare le debolezze dei miei personaggi, e ribaltare luoghi comuni e pregiudizi. Mi piacciono tutti i generi. Adoro allenarmi e utilizzare il corpo come un’estensione delle battute e delle espressioni. Ma adoro anche i film indipendenti, perché sono sempre un’ottima palestra per imparare». Cenerentola, su Prime Video, è stata una sorpresa. «Abbiamo lavorato con un solo obiettivo in mente: divertirci e divertire gli altri. Quando sono stato scelto, non sapevo nemmeno andare a cavallo. E poi ho avuto l’opportunità di incontrare Pierce Brosnan, uno dei miei eroi».


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Nel passato di Galitzine c’è lo sport. Una cosa di cui, ammette, sente la mancanza. Quando ne parla, la sua voce si riempie di nostalgia. «Essere un atleta ti cambia e ti trasforma, e non solo fisicamente. L’attività sportiva segue un andamento preciso, impossibile da fraintendere: devi allenarti e impegnarti con tutto te stesso per raggiungere dei risultati. Quasi ogni cosa dipende da te». La cosa più importante per Nicholas è trovare un equilibrio fuori dal set. «Bisogna circondarsi di persone vere, sincere, pronte ad aiutarti e a parlarti onestamente. Per carità: anche gli attori, i registi e gli sceneggiatori sono persone vere. Ma il rapporto è diverso quando si tratta di lavoro. Sono due mondi paralleli: che si toccano, sì, ma non si sovrappongono mai totalmente. Siamo abituati a essere superficiali, a esporci continuamente, soprattutto sui social. E la vita – quella di ogni giorno, quella fatta di difficoltà e di delusioni – non funziona così». La determinazione, insomma, non basta. «Pierce Brosnan mi ha detto che anche lui, prima di ogni ciak, si sente nervoso. E la verità è questa: non sei mai pronto, né mai assolutamente sicuro. Non c’è una regola prestabilita. Ogni ruolo è una nuova avventura e ogni personaggio è a suo modo unico; il tuo corpo è sempre in tensione, sempre assetato di quella scintilla di eccitazione. Vuoi andare in scena e lasciarti andare, ma devi anche saperti trattenere».


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Essere un attore, così, assume una forma particolare: si adegua alle necessità e alle aspirazioni, muta insieme alle persone e alle parole, si allarga e si restringe, aderisce come una seconda pelle. «Tutti, secondo me, hanno un lato più infantile. Recitare è una delle forme di espressione più genuine e pure, capace di metterci in contatto con il bambino che vive dentro di noi. Recitare significa esplorare, significa essere e significa cambiare. Recitare è tutto quello che, a volte, possiamo fare: non è una cosa che cerchiamo, ma è una cosa che troviamo quasi per caso».

Photos by Fabien Kruszelnicki; Styling by Davey Sutton

Grooming: Brady Lea @Premier;  Styling assistant:Steven Huang