Tariq Dixon, quando il design può fare la differenza

Tariq Dixon, quando il design può fare la differenza

di Penelope Vaglini

Imprenditore, designer e curatore attento alle tematiche sociali, con le sue mostre digitali Tariq Dixon promuove la black art e l’attivismo della comunità queer di colore

Per scovare i pezzi di design più interessanti ai flea market dell’Upstate di New York ci vuole un talento naturale. Proprio quello che Tariq Dixon ha dimostrato di avere quando, insieme al partner, si dedicava alla ricerca di arredi per decorare il suo appartamento di Brooklyn. Molto presto, la collezione ha superato lo spazio a disposizione, così Tariq ha iniziato a rivendere gli oggetti online, placando la fame di design del giovane pubblico newyorchese. Così nel 2013 è nato TRNK, uno studio di design dallo sguardo globale, focalizzato su un’idea di artigianato moderno, da sempre portavoce del ruolo sociale di questa disciplina. Con uno stile che si è evoluto insieme a quello di Tariq Dixon, le collezioni di TRNK presentano oggi arredi dalle forme scultoree, con texture ricche e colori brillanti, dove l’eleganza dei singoli pezzi si coniuga con il loro aspetto pratico e funzionale. Recente è il lancio di una nuova serie di tavoli in travertino prodotti da artigiani portoghesi, così come una linea di sedute e imbottiti dalle forme contemporanee. Ma non finisce qui. 

Tariq Dixon, Credits Elliott Jerome Brown Jr.
Tariq Dixon, Credits Elliott Jerome Brown Jr.

Imprenditore, designer e curatore, Dixon ha vissuto il 2020 come un anno di forti cambiamenti e di apertura, dedicandosi alla curatela di mostre digitali pensate per attirare l’attenzione su importanti temi sociali. Prima tra tutti Provenanced, che pone l’accento sui contributi dell’arte africana ai linguaggi visivi della cultura occidentale, attraverso pezzi di design firmati da sette talenti e Mien, una raccolta di ritratti fotografici realizzati da artisti queer di colore per esplorare il concetto di identità che va oltre all’apparenza. Infine, Resistance / Resilience digital exhibition che celebra la forza, l’identità e l’attivismo attraverso la black art, lanciata per sostenere il Black Youth Project. Oggi, dallo studio di New York, Tariq racconta del suo impegno per elevare il ruolo sociale del design.

Power to black people by Anthony Geathers, Resistance / Resilience Digital Exhibition
Power to black people by Anthony Geathers, Resistance / Resilience Digital Exhibition

TRNK è cresciuto e cambiato insieme a te in questi otto anni di attività. Cosa ti aspetti dal futuro?

Il lavoro è mutato molto negli ultimi 8 anni. In effetti, scherzo spesso sul fatto che il nostro business model cambia praticamente ogni anno. In origine TRNK era un sito che proponeva contenuti. Abbiamo passato un intero anno a scattare le case più interessanti in giro per l’America, creando esperienze di affiliazione per l’acquisto di arredi e complementi. Dopo circa tre anni siamo diventati un e-commerce multi categoria e multimarca, dove trovare pezzi di design provenienti da tutto il mondo, selezionati con una particolare attenzione al gusto contemporaneo. La consacrazione a studio di design è avvenuta nel 2017, grazie al lancio della nostra prima linea di sedute imbottite, TRNK Collection. Adesso direi che siamo in parti uguali designer e curatori, ma la nostra voce si è evoluta ancora nell’ultimo anno, grazie al lancio delle mostre digitali Provenanced, Mien e Resistance / Resilience. Con questi progetti abbiamo iniziato a interrogarci sul concetto di identità e sui pregiudizi razziali nell’arte e nel design, sostenendo organizzazioni come l’Ali Forney Center e The Black Youth Project 100.

Apollo Mirror by Ben & Aja Blanc
Apollo Mirror by Ben & Aja Blanc, Provenanced Digital Exhibition

Arte e design hanno un confine sempre più sottile nel tuo lavoro, ti ritrovi in questa affermazione?

All’apparenza si, ma non è il mio intento principale. Uno degli obiettivi del programma artistico TRNK Edtions è quello di esplorare come l’arte sia diventata parte della nostra quotidianità. In qualità di azienda di design legata al mondo degli interni, vogliamo contrastare l’idea di un’arte puramente decorativa, proponendo opere capaci di esprimere i nostri valori personali. Penso che il modo in cui un’opera si allinea con l’arredo sia secondario. Se un lavoro suscita in te un’emozione e ti ricorda le cose a cui tieni, troverà naturalmente un posto nella tua casa. A ogni modo, mi preme anche guardare al design da un lato più artistico ed è l’approccio adottato per la mostra digitale Provenanced. Man mano che l’attività di TRNK si evolverà, credo che queste due componenti si amalgameranno sempre di più.

Provenanced Digital Exhibition
Provenanced Digital Exhibition

Da creativo e imprenditore, come hai vissuto il periodo della pandemia?

Questa mia doppia anima ha sicuramente dato una spinta positiva a TRNK proprio durante il periodo del lockdown. Nel 2020 ho avuto l’opportunità di tornare alle origini, quando il mio obiettivo era creare delle esperienze digitali per poi trasformarle in qualcosa di concreto, aldilà del mondo virtuale. Subito dopo l’annuncio della prima chiusura ho reso la presentazione della NYC Design Week un format digitale. Questo passaggio è stato la scintilla per avviare una serie di mostre virtuali e mi ha fatto capire tutte le potenzialità dell’online. Prima fra tutti, la completa assenza di limiti alla creatività. Qui posso immaginare scenari fantastici e surrealisti, in un modo che non sarebbe applicabile offline. Inoltre, mi permette di dare delle risposte immediate a ciò che succede nella vita quotidiana. Se avessi voluto organizzare la mostra di Provenanced in una location fisica, ci avrei impiegato un anno.


Elliott Jerome Brown Jr, Mien Digital Exhibition

Secondo te il design può guidare una nuova rivoluzione culturale e sociale?

Esatto, ed è per questo che parlavo di dare delle risposte immediate. Il design ha un potere enorme e credo che sia il settore stesso a non averlo ancora completamente realizzato. Oggi abbiamo l’opportunità di utilizzare il design come medium per rispondere alle tematiche culturali e sociali nello stesso modo con cui lo fanno la moda, l’arte e la musica. Ci sono certamente designer che offrono critiche culturali attraverso dei pezzi, ma raramente le loro questioni si estendono al di fuori di un pubblico di nicchia. L’opportunità da cogliere è quella di aprire dialoghi a tematiche più mainstream ed estenderli a un target molto più ampio.

Qual è stata l’influenza di Black Lives Matter sui tuoi nuovi progetti digitali?

La nascita di Mien è molto interessante. La seconda mostra digitale di TRNK parte dalla raccolta di una serie di ritratti di artisti queer di colore che esplorano le tensioni tra la rappresentazione della propria comunità e le loro esperienze di vita personali. L’abbiamo lanciata il 1 giugno 2020 in occasione del Pride, esattamente nello stesso momento in cui le tensioni legate al Black Lives Matter avevano raggiunto l’apice. Da persona di colore e queer, queste problematiche hanno fatto parte della mia esperienza quotidiana per tutta l’età adulta. Ho trovato sollievo dal fatto che finalmente la questione abbia avuto un rilievo nazionale e mondiale così forte, anche se mi sento scoraggiato dal fatto che ci sia voluto così tanto tempo e, soprattutto, delle circostanze così tragiche. Quindi, sebbene alcuni dei concetti rappresentati dalla mostra digitale possano aver preceduto le tematiche del BLM, hanno ottenuto maggiore interesse e visibilità grazie al movimento. Altri progetti, come Provenanced, sono invece una risposta diretta a una tematica sociale importante per me e il mio background culturale.

Dodging the Devil II, Braylen Dion, Mien Digital Exhibition
Dodging the Devil II, Braylen Dion, Mien Digital Exhibition

A proposito di Provenanced, quale messaggio volevi lanciare con questa mostra digitale e chi è il pubblico che ti aspettavi di raggiungere?

Provenanced è stata una risposta verso la reazione dell’industria del design alle nuove conversazioni sui temi razziali. Sentivo che tutto ciò che si diceva sulla diversità e sull’inclusività fosse in qualche modo incompleto. Allora mi sono chiesto come questi stessi preconcetti si siano infiltrati nelle opere che produciamo e che le persone acquistano. In particolare, ho indagato come il contributo della cultura africana e indigena nei confronti del design “occidentale” sia stato in gran parte cancellato e mai adeguatamente citato e celebrato. Ho quindi affiancato opere africane del passato a pezzi di design contemporanei per mostrare senza ombra di dubbio come il loro retaggio culturale abbia influito sull’estetica, per poi ripercorrerne la storia e risalire al perché della mancata celebrazione di questi input. Mi sono rivolto principalmente alla Design Industry per iniziare a smantellare alcuni di questi pregiudizi e dare una scossa ai sistemi ancorati a vecchie convinzioni che ancora affliggono il settore. In secondo luogo, volevo raggiungere tante persone per far capire loro come le culture poco rappresentate, in realtà, abbiano avuto un’influenza enorme sugli stili che da sempre si presumono essere occidentali. Il processo di ricerca è stato un momento estremamente formativo per me, facendomi rendere conto di false supposizioni e pregiudizi che io stesso avevo. Spero che questo lavoro possa essere educativo allo stesso modo per chiunque lo osserva.

Gettin Fresh Myesha Evon Gardner, TRNK Editions
Gettin Fresh Myesha Evon Gardner, TRNK Editions

Quali sono gli artisti e i designer più interessanti che, da curatore, consiglieresti di tenere d’occhio?

Trovo molte ispirazioni nel lavoro di Dozie Kanu, così come in quello di Troy Michie. E poi mi considero davvero un grande fan di Sisan Lee, uno dei designer che rappresento con TRNK.

Quali azioni stai mettendo in campo per far sentire le persone più vicine al design?

Il concetto di accessibilità è sempre stato importante per TRNK. Mi rendo conto che molti dei nostri pezzi non lo sono dal punto di vista economico, ma ciò non vuol dire che il brand deve mostrarsi distante o distaccato dalla realtà. Ecco il perché delle mostre digitali. Voglio dare a tutti la possibilità di interagire con il marchio, aldilà dell’esperienza di acquisto. Il mio obiettivo è continuare a evolvere i nostri contenuti per coinvolgere in modo veramente interessante sempre più persone. E poi non vedo l’ora di organizzare nuovamente degli eventi offline e far sentire ogni mio ospite come se fosse a casa.