Tennis 2.0: chi sono i prossimi campioni da tenere d’occhio

Tennis 2.0: chi sono i prossimi campioni da tenere d’occhio

Breve panoramica sui giovani prodigi del tennis internazionale, pronti a tutto per diventare numeri del mondo: Berrettini, Tsitsipas, Sinner, Shapovalov, Fritz, e la “new entry” Musetti. Le leggende, Federer in testa, sono avvertite.

Foto: Riccardo Antimiani - Pool/Getty Images
di Andrea Giordano

Game, set, next: il futuro del tennis maschile è ora.

Lo raccontano quotidianamente i nuovi talenti che di questo sport sono, e saranno, i protagonisti di domani. Nell’attesa (ci si augura sempre più ritardata) che leggende quali Roger Federer, Rafael Nadal o Novak Djokovic decidano di appendere definitivamente la racchetta al chiodo, altre leve provano a imporsi, iniziando a raccogliere risultati e l’attenzione del settore, consolidandosi come realtà su cui puntare. Prossimi all’inizio vero dell’ultima prova del Grande Slam, il Roland Garros (in programma fino all’11 ottobre), proviamo a fare un bilancio della stagione, mai così disastrata, causa Covid, in chiave 2021. L’Italia c’è, come non mai, come non succedeva dai tempi d’oro di Panatta e Pietrangeli, di Barazzuti e Bertolucci, il quartetto magico, e fa finalmente voce grossa nel circuito grazie, in particolare, a Matteo Berrettini. Classe 1996, romano, 24 anni, una vera forza della natura, capace di elevarsi fino alla top ten (attualmente è n. 8 del mondo) centrando (nel 2019) una stagione memorabile, tra cui la prima semifinale Slam, agli Us Open, e relativo piazzamento nei migliori della stagione. A lui e il semper eterno Fabio Fognini, si aggiungono adesso due nomi concreti, mine vaganti innescate, già proiettate a pensare in, e da, grandi.

Il primo è indubbiamente Jannik Sinner, che poco più di un anno fa si faceva notare scalando la classifica (oltre 500 posizioni) per poi essere eletto rivelazione di stagione, vincendo tre Challenger e il titolo, ambitissimo, di campione delle Next Gen Atp Finals, disputate a Milano. L’ex campioncino di sci, allenato dal guru Riccardo Piatti, è il jolly che nessuno vorrebbe incontrare. Maturità da vendere, a soli 19 anni, il fenomeno di Sesto Pusteria è uno di quei duri a morire sul campo che sfida e batte campioni come Stefanos Tsitsipas (ci torneremo a breve), infrangendo record e arrivando agli appuntamenti importanti senza paura, ottavi di finale agli ultimi Internazionali d’Italia nel 2020, e da lì riparte più consapevole della propria crescita. Lì, nell’arena romana, insieme a Berrettini, non è arrivato però solo: dalle qualificazioni, ecco Lorenzo Musetti da Carrara, 18 anni e 5 mesi, che si è ufficialmente messo nei radar degli addetti, sicuri di vederlo prestissimo competere ulteriormente ad alti livelli. Il banco di prova lo ha fatto saltare, mettendo in riga gente come Stan Wawrinka o Nishikori, e vincendo, a distanza di pochi giorni, il Challenger di Forlì, così da garantirsi di salire nei primi 140 del ranking. Un salto di quasi 100 posti. E il bello deve ancora venire.

Next Generation dunque, quelle nate tra il 1990 e il 2000 (ma anche dopo), che diventano l’attrazione dalla quale molti non riescono, o forse non vogliono, distogliere lo sguardo, tra un colpo di rovescio e una volée d’annata. Speranze riconosciute e consacrate, nomi in ascesa, futuri numeri uno. Tra questi c’è appunto Stefanos Tsitsipas (appena 22 anni), il primo greco, attuale n 6 del mondo, a regalarsi la gloria di salire nell’Olimpo: cinque tornei vinti, tra cui le Atp Finals (dei “grandi”) l’anno scorso contro Dominic Thiem, battendo in semifinale il suo idolo di sempre, King Roger. Genio e sregolatezza nascosti sotto la bandana d’ordinanza, ma tenuti a bada sia dal padre-allenatore Apostolos, ex giocatore, sia dalla madre Julija Sal’nikova, ex top 200 a livello femminile. Genitori pronti a sacrificare una vita intera per poi raccoglierne i frutti, in chiave presente e futura.

Tsitsipas lancia la sfida. A raccoglierla arriva la nuova ondata di canadesi, agguerriti e istrionici. In testa c’è Denis Shapovalov, il mancino di ghiaccio, 21 anni, che nel 2020 è arrivato nei quarti di finale agli Us Open e in semi a Roma. Nato a Tel Aviv da madre ex tennista e padre più indaffarato negli affari, è ormai una di quelle schegge impazzite difficili da togliersi di dosso, anche dopo cinque set e quattro ore di partita. Insieme a lui non bisogna perdere di vista Félix Auger-Aliassime (20 anni), numero 22 della classifica, l’unico ad aver vinto tre tornei challenger prima dei 18 anni, altra stella polare e abbagliante. Ci sono loro, ma anche l’armata russa, pronta ormai a vincere, formata da Andrej Rublëv e Daniil Medvedev, 23 (quasi) e 24 anni, n. 11 e n. 5, il primo trionfatore qualche giorno fa ad Amburgo proprio contro Tsitsipas, il secondo con 7 tornei centrati e la finale 2019 a New York.

E gli Stati Uniti? Quelli che per anni hanno dominato grazie a icone assolute come Sampras, Agassi (qui la nostra intervista), Courier, Roddick, e prima di loro Connors e McEnroe, dove sono finiti? Arrancano, ma provano la volata silenziosa, calibrandola nei tornei major. Isner a parte, bombardiere oramai già “vecchio”, gli States puntano le fiche su due volti, entrambi 22enni, Taylor Fritz e Frances Tiafoe. Il primo, già sposato, è attualmente n. 30, il secondo, afroamericano, da qualche tempo nelle liste dei migliori della sua età, quando scende in campo non è facile abbatterlo. Il tennis a stelle e strisce sta ripartendo da loro, ma attende comunque la new wave di altri sognatori, tra cui, vale la pena segnalarlo, c’è Sebastian Korda, figlio d’arte di Petr, il mancino (ceco) ‘assassino’, che molti appassionati non possono aver scordato.

L’attualità delle ultime settimane ha poi portato alla ribalta (finalmente) Casper Ruud, inespresso fino ad adesso, ma che, sempre a Roma (semifinale) ha centrato l’exploit della stagione, a 21 anni, issandosi a numero 25. La Scandinavia esulta, per una volta non solo grazie allo sci alpino e di fondo, regalandosi nuove e belle soddisfazioni, mappando pure la Finlandia con Emil Ruusuvuori (21 anni) o Svezia, con Mikael Ymer (origini etiopi), che non vede lustro da troppo, troppo, tempo. E il resto? Occhi puntati su Alex de Minaur e finalista (perdente) contro Sinner a Milano, ma che a 21 anni è già numero 28, così gli spagnoli in erba (o terra rossa…) chiamati a ereditare, chissà, forse, il carisma di Rafa, tra cui Alejandro Davidovich Fokina (21 anni), o i serbi, offuscati dall’allure dell’attuale n. 1, quel ‘Nole’. Provate a chiedere a Miomir Kecmanović (un torneo già vinto a Kitzbühel) e vi convincerà. E infine i francesi, guai a lasciarli fuori, e non potrebbe essere altrimenti, pensando a quanto (nella storia, e ora) di buono stanno comunque facendo top player come Ugo Humbert (22 anni) e Corentin Moutet (21 anni).

Sono le leve di oggi e domani, che devono ancora scrivere la loro storia. Ma noi saremo pronti a leggerla.