L’isola delle Whitsundays sulla barriera corallina, sconosciuta agli italiani, è un paradiso per sportivi, gourmet e amanti della natura

È a solo un’ora e mezza di volo da Brisbane, Hamilton Island, eppure sembra di essere a Honolulu, o alle Mauritius (che, in effetti, al Nord e al Sud dell’emisfero si trovano esattamente sulla stessa latitudine). 

Una delle sette isole abitate, delle 74 appartenenti all’arcipelago delle Whitsundays, la seconda più grande, è un paradiso tropicale inserito al centro della Grande Barriera Corallina e, di turisti italiani, ne vede raramente. 

Frequentata per la maggior parte da giapponesi, cinesi, americani e, tra gli abitanti del vecchio Continente, solo da inglesi e tedeschi, si è sviluppata solo da un decennio a questa parte, quando il tycoon Robert Oatley, magnate di stanza a Sidney, l’ha acquistata nel 2003 (al modico prezzo di 200 milioni di dollari australiani) sviluppandovi tutta l’attività di hotelleria, con un occhio di riguardo all’ambiente circostante. In effetti, al 70%, l’isola è ancora al suo stato originale, compresi i 12 km di spiagge. I resort si sviluppano principalmente sulle coste, favorendo la discrezione e la privacy che l’hanno resa negli anni meta preferita di celebrities locali e internazionali come George Harrison, che qui aveva una casa, la coppia Pitt-Jolie, o Johnny Depp, che al momento si trova proprio sull’isola, nei quali mari stanno girando il nuovo episodio dei Pirati dei Caraibi.

I suoi 25 gradi perenni, la rendono poi una meta ambita tutto l’anno, anche durante la stagione invernale nell’emisfero Australe, corrispondente alla nostra Estate. Ricca di bellezze naturali e non solo, ecco cinque modi per scoprirla.

Per i mattinieri: con più di 20 km di sentieri panoramici, Hamilton Island è l’ideale per chi ama immergersi nella natura. Aperti dalle 5:30 del mattino, il momento ideale per osservare il sorgere dell’alba, i percorsi si dividono in base alla difficoltà, su un’isola che è un susseguirsi di salite e discese. Il più scenografico è quello di Passage Peak, che arriva al punto più alto dell’isola, dal quale osservare una scenografia da togliere il fiato. Nessun bisogno di mappe, però: l’app di Hamilton Island con i percorsi è disponibile sull’App store. Per rilassarvi, dopo, potete concedervi un massaggio Li’Tya Kodo nella Spa del Qualia Resort. Combinazione di punti di pressione e movimenti a spirale tradotta dalle antiche tecniche aborigene, è un massaggio ritmico che porta sollievo ai dolori muscolari.

Per gli amanti delle altezze: considerata una delle maggiori meraviglie al Mondo, la Grande Barriera Corallina si estende per 2000 km, seguendo il profilo nord-orientale dell’Australia. I 3000 singoli banchi di corallo, composti da organismi viventi noti come polipi del corallo, furono scoperti nel 1770 dal navigatore inglese James Cook, incaricato di scoprire la Terra Australis, che vi si incagliò con la sua nave, l’Endeavour, tanto che l’imbarcazione fu costretta ad essere tirata in secca, lasciando a Cook due mesi di tempo per studiarne ogni dettaglio. Oggi, quella meraviglia, che crea una striscia nella quale il mare è profondo dai 3 ai 10 metri (dove i più facoltosi si fanno portare per fare immersioni) è visibile dal cielo, attraverso un’infinita serie di tour in elicottero, aeroplano o aliscafo organizzati da Hamilton Island Air, per esplorare non solo la Barriera, ma conoscerne le particolarità e l’intero sistema, comprese le isole vicine. 

Per gli sportivi: sport d’acqua, certo, ma non solo. Oltre alle scontate e variegate attività acquatiche (lo snorkeling su tutti, seguito a ruota da sci d’acqua, paddleboard, scuba diving e kayak), sull’isola, o meglio, su un isolotto vicino, Dent Island, c’è un campo da golf di 18 buche progettato dal cinque volte vincitore dei British Open, Peter Thomson. Prima e dopo la partita è possibile rilassarsi al Beach Club adiacente o recarsi nello store dove affittare o comprare tutta l’attrezzatura necessaria, mazze comprese.

Per gli esploratori: Hamilton si trova in una posizione ideale per godere della Barriera Corallina, con uno dei mari più ricercati al mondo, ma poco distante, sull’isola di Whitsunday, la più grande dell’arcipelago, le coste sono costituite da sabbia silicea, forse di origine vulcanica, bianca e compatta come il gesso, sempre fresca per la sua incapacità a trattenere il calore. La più scenografica tra le spiagge di Whitsunday è di certo la Whitehaven, nove km sulla costa est. Gli aborigeni Ngaro, che abitavano qui prima degli stanziamenti europei, la chiamavano ‘la spiaggia dalle sabbie che sussurrano’. Punto panoramico per godere della vista è Hook Island, isolotto posizionato di fronte a Whitsunday: sul suo punto più alto, l’Hook Peak, a 459 metri, si arriva attraverso un sentiero che parte dalla Butterfly Bay, chiamato così per la sua forma e, ovviamente, anche per le farfalle che popolano le spiagge. Sulla stessa isola, sono anche visibili pitture rupestri degli Ngaro. L’intera circumnavigazione dell’isola, con fermate nei punti panoramici e ovviamente sulla Whitehaven Beach, si compie con una mini crociera di un giorno, organizzata dalle Cruise Whitsundays. Per i romantici, si può invece godere del tramonto con una gita in catamarano: con il bel tempo, è possibile persino scorgere sull’orizzonte la Nuova Caledonia

Per i velisti:si chiama Audi Hamilton Island Race Week, e raccoglie annualmente tutti gli appassionati delle imbarcazioni. Un grand Prix della barca che dura una settimana intera (e quest’anno si svolge dal 15 al 22 Agosto) si svolgono gare tra yacht, e regate tra barche a vela. A fare da contorno, una serie di eventi collaterali come degustazioni di vino, competizioni golfistiche, e food experience con i migliori chef australiani (che non hanno stelle, ma cappelli). Le info sono sempre disponibili sull’App dell’isola.

Dove pernottare: l’isola dispone di sei resort, adatti ad abbracciare le esigenze di ogni tipo di clientela, ai quali si aggiungono le case vacanza, o anche gli appartamenti in vendita (a partire dalla modica cifra di 1 milione e mezzo di dollari australiani, se vi interessa avere come vicini di casa rugbisti e calciatori del Nuovo Continente). Il Beach Club e il Qualia, il resort definito da Condé Nast Traveller nel 2013 come il più bello al mondo, sono quelli più in voga tra chi cerca privacy e discrezione, non accettando bambini fino ai 16 anni. 

Dove cenare: ogni resort dispone ovviamente del suo ristorante, aperto anche a chi non soggiorna, ma la scelta più eclettica rimane lo Yacht Club, definito come l’Opera House del Queensland. Voluto dal proprietario Robert Oatley, esemplifica la passione del magnate e della sua famiglia per la vela, che vuole ricordare nel tetto color rame. Progettato dall’archistar australiana Walter Barda con la collaborazione dell’armatore Iain Murray, dispone di un piano privato nel quale i membri possono usufruire di una libreria e di un ristorante privato, mentre tutti gli altri possono cenare al Bommie, provando la cucina contemporanea australiana, interessante mix di influenze orientali ed europee. Il tutto è annaffiato dai vini, tra i quali spiccano quelli della cantina di Oatley, che tra le sue diverse aree d’interesse, annovera anche la viticultura.